Filologo ed esegeta del Nuovo Testamento, nato a Wrexham, Denbingshire, il 7 aprile 1884; dopo gli studî di filologia classica (1902-10) e di teologia (1908-1911) ad Oxford, iniziò nel 1912 la sua attività pastorale nella Chiesa congregazionalista a cui unì ben presto l'insegnamento ad Oxford, ove restò, tranne l'interruzione degli anni della prima guerra mondiale, fino al 1930. Dopo cinque anni di ...
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Il vocabolario è uno dei pochi prodotti culturali che si siano sviluppati in autonomia in epoca moderna (cfr. Auroux 1992: 33). È vero che dizionari e glossari esistevano già in epoca classica, simili a summae erudite e disomogenee, e che possono considerarsi opere lessicografiche anche le enciclopedie medievali di Isidoro di Siviglia (VI-VII sec.) o di Rabano Mauro (VIII sec.). Ma, come ha scritto ...
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Gioco di parole è un’espressione comune di significato non univoco che viene impiegata anche in contesti tecnici.
In senso generico, per gioco di parole si intende l’attività verbale (e il suo risultato) in cui alle regole sintattiche della costruzione del discorso si sovrappongono o si sostituiscono principi alternativi, che non sono codificati o lo sono solo in settori particolari (➔ enigmistica) ...
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Il termine deriva dal gr. apóstrophos «rivolto altrove, indietro», da apostrépho «volgo indietro o in senso contrario». Apóstrophos (o -us) compare nel latino tardo, con significato unicamente grammaticale. Si tratta di un segno grafico diacritico in forma di virgoletta alta (’) che l’ortografia italiana normalmente usa per indicare l’➔elisione (l’amica, quell’albero), cioè la soppressione della vocale ...
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L’epitesi (dal lat. tardo epithĕsis, a sua volta dal gr. epíthesis «sovrapposizione, aggiunta»; il termine originario si basa sul tema di epitíthēmi dal significato di «porre sopra o accanto») consiste nell’inserimento di uno o più suoni non etimologici in fine di parola. Nella terminologia degli antichi grammatici, il fenomeno è definito anche paragoge.
Il fenomeno contrario dell’epitesi è l’apocope. ...
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Mentre in latino il comparativo di maggioranza (➔ comparativo) e il ➔ superlativo erano generalmente sintetici, espressi cioè attraverso suffissi (-ior/-ius per il comparativo; -issimus/-a/-um per il superlativo), in italiano le forme popolari sono analitiche, cioè composte di più parole: molto bello (ma -issimo/-a è stato recuperato per il superlativo assoluto). Il latino conosceva anche alcuni comparativi ...
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Filologo e critico italiano (Domodossola 1912 - ivi 1990), prof. di filologia romanza nelle univ. di Friburgo (1938-52), di Firenze (dal 1952), alla Scuola Normale Superiore di Pisa (1973-82), presidente della Società Dantesca Italiana (dal 1956), direttore degli Studi danteschi e del centro di filologia dell'Accademia della Crusca; socio nazionale dei Lincei (1962). Ha sempre affiancato alle ricerche ...
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(Enrico)
Linguista, nato a Empoli il 5 luglio 1920; professore dal 1952 al 1965 di Filologia romanza nell'università di Friburgo (Svizzera), di Storia della lingua italiana dal 1965 nell'università di Roma ''La Sapienza'', e, dal 1974, in quella di Firenze; socio dell'Accademia della Crusca dal 1957; ha fondato e dirige la rivista di storia della lingua italiana Studi linguistici italiani. Ha dedicato ...
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Poeta, narratore, saggista e italianista giordano, nato da famiglia cristiana a Nā῾ūr nel 1918, morto ad ῾Ammān il 3 ottobre 1985. Dopo aver studiato presso il Seminario patriarcale latino di Gerusalemme, ha insegnato lingua e letteratura araba in scuole cattoliche di Gerusalemme e di ῾Amman. È stato segretario e ispettore (1950-53) delle scuole dell'Unione cattolica di Giordania, segretario della ...
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Glottologo francese, professore di grammatica comparata al Collège de France, dove è succeduto ad Antoine Meillet; direttore di studî all'Ècole pratique des hautes études di Parigi.
Si è dedicato in particolare agli studî iranici, ed in questo campo, oltre a molti scritti minori, sono da ricordare i seguenti lavori: The Persian religion according to the chief Greek texts, Parigi 1929; Essai de grammaire ...
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eco-centrale
s. f. Centrale per la produzione di energia le cui emissioni risultano poco inquinanti per l’ambiente. ◆ Secondo gli 007 dell’ambiente, la eco-centrale creava «un alto tasso di inquinamento prodotto dall’emissione di ceneri, polveri...
megawatt
‹-vàt› s. m. [comp. di mega- e watt]. – Unità di misura della potenza, pari a 106 watt, usata soprattutto per misurare la potenza prodotta, su grande scala, utilizzando le diverse fonti di energia; simbolo: MW.