Si definisce trittongo una sequenza di tre suoni vocalici (➔ vocali) tautosillabici (appartenenti cioè alla stessa ➔ sillaba), in cui un solo segmento è associato con la posizione strutturale del nucleo [...] ] + vocale risulta vincolata alla presenza di una consonante velare precedente (per es., quiete, colloquio), oppure ad alcuni morfemi della flessione verbale che iniziano con [j-] (ad es., seguiamo, seguiate, annuiamo). L’altra possibile combinazione ...
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Tradizionalmente prosodia è un termine della metrica classica, dove designa lo studio del verso (gr. prosōidía «accento, modulazione della voce», comp. di prós «accanto» e ōidḗ «canto»). Inizialmente indicante [...] cui ha posizione fissa (come polacco e francese), l’accento non svolge funzione distintiva ma demarcativa, indicando la fine di un morfema o di un costituente di ordine superiore (per es., in francese). L’accento può anche essere, in alcuni casi e in ...
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La derivazione è un processo morfologico che consiste nella formazione di una parola nuova tramite l’aggiunta di un affisso (➔ affissi), cioè di un elemento non libero (tecnicamente, un morfo legato), [...] derivate sono più complesse di quelle di base, in quanto di norma risultano dall’aggiunta di morfemi derivazionali; la derivazione per retroformazione (➔ retroformazioni), consistente nella sottrazione di affissi, costituisce un processo marginale ...
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Il termine rianalisi abbraccia fenomeni linguistici di varia natura, per lo più in prospettiva diacronica, e con riferimento a livelli d’analisi diversi (morfologia, sintassi). Il termine evidenzia una [...] ciste.
(h) Formazione del singolare a partire da lessemi in /-i/: in altri casi la finale in /-i/ è reinterpretata come morfema plurale da cui si ricava il singolare: per es., francone *wai > fr. ant. guai > it. guai!, interiezione, circa 1224 ...
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I suffissi sono ➔ affissi (tecnicamente, morfi legati), cioè elementi non liberi con funzione flessiva oppure derivazionale che nel formare una parola si aggiungono alla parte finale di una radice o di [...]
I suffissi esprimono significati più astratti e generali rispetto ai significati che possono essere veicolati dai morfemi lessicali. A differenza di questi ultimi, costituiscono una lista tendenzialmente chiusa, che difficilmente si può arricchire ...
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Il termine sandhi indica i processi fonetici che intervengono tra segmenti contigui al confine di morfema o di parola: nel primo caso, si tratta di sandhi interno (alla parola) o sandhi morfologico (per [...] della consonante iniziale di parola quando sia preceduta da vocale tonica finale (ad es., caffè forte [ˌkafːɛ ˈfːɔrte]), o da alcuni morfemi, quali a, da, come, dove (ad es. a casa [a ˈkːaːsa]). Il fenomeno è attivo nella maggior parte delle varietà ...
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Termine coniato da J.W. Goethe (ted. Morphologie) nel 1785 per indicare l’anatomia comparata; significa, in generale, studio, descrizione delle forme.
Biologia
Studio della forma e della struttura degli [...] , e in particolare l’utilizzazione dei fonemi a scopi morfologici. La morfosintassi è lo studio sistematico delle regole che presiedono alla formazione di un enunciato linguistico (parole, sintagmi, frasi) mediante la combinazione di morfemi. ...
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L’accento è uno dei tratti prosodici di una lingua (➔ prosodia) e può svolgere più funzioni: far risaltare una sillaba all’interno della parola (funzione culminativa) o indicare i confini di unità morfologiche [...] polacco o il francese, l’accento non può avere funzione distintiva, ma piuttosto funzione demarcativa, indicando la fine di un morfema o di un costituente di ordine superiore (per es., in francese, dove la posizione dell’accento svolge una funzione ...
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Il termine fonosimbolismo (o simbolismo fonetico) si riferisce a una serie di fenomeni di varia natura e tipologia nei quali da un suono o una sequenza di suoni si riconosce il valore semantico in modo [...] che esprime il verso della pecora, i derivati belare e belato ne rappresentano la grammaticalizzazione mediante l’aggiunta di morfemi verbali o nominali. In parallelo, andrà osservato che beee, muuu, miao, al pari di tutte le onomatopee autentiche ...
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Con alterazione si designa il fenomeno, riconducibile alla ➔ formazione delle parole, per cui un affisso modifica una parola senza mutarne né la categoria grammaticale né le proprietà denotative essenziali. [...] rispetto a librino. Gli interfissi sono dunque privi di significato denotativo e svolgono una funzione puramente morfologica come morfemi di raccordo. Rispetto a un’analisi, anche plausibile, che tratti -olino come allomorfo di -ino (➔ allomorfi) in ...
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morfema
morfèma s. m. [der. del gr. μορϕή «forma», sul modello di fonema] (pl. -i). – In linguistica, elemento formale che conferisce aspetto e funzionalità alle parole e alle radici, definendone la categoria grammaticale e la funzione sintattica....
morfemica
morfèmica s. f. [dall’ingl. morphemics, der. di morpheme «morfema»]. – Settore della linguistica strutturale che studia i morfemi sia in quanto elementi lessicali, unità minime significative (m. lessicale, corrispondente approssimativamente...