Giacomo Leopardi (Recanati 1798 - Napoli 1837) ricevette nell’infanzia un’educazione tradizionale, affidata a istruttori ecclesiastici. L’analisi linguistica degli scritti del periodo 1809-1810 non a caso [...] Id., Tra grammatica e retorica. Da Dante a Pirandello, Torino, Einaudi, pp. 261-295.
Nencioni, Giovanni (1988), La lingua del Leopardi lirico, in Id., La lingua dei “Malavoglia” e altri scritti di prosa, poesia e memoria, Napoli, Morano, pp. 369-398 ...
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Filologo classico e studioso della cultura ottocentesca italiano (Parma 1923 - Firenze 2000), figlio di Sebastiano senior. Profondo conoscitore della storia della filologia classica, oltre che della linguistica, [...] (Rapsodia sul classico, 1986), riguardo alla storia della filologia classica e della linguistica scrisse opere quali La filologia di G. Leopardi (1955, 2a ed. 1978); La genesi del metodo di Lachmann (1963, 2a ed. 1980); Contributi di filologia e di ...
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Slavista (Curzola, Dalmazia, 1891 - Roma 1970); prof. univ. dal 1921 al 1961, insegnò nelle univ. di Padova (1921) e Roma (dal 1929). Si è occupato di toponomastica (Einfluss der vorchristlichen Kulte [...] lessico italiano nelle lingue slave meridionali e dell'influsso della letteratura italiana sulle letterature slave (Leopardi e Vrchlický, 1929; Leopardi presso i Croati e Serbi, 1929; La letteratura croata in rapporto alla letteratura italiana, 1942 ...
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INTERO O INTIERO?
L’unica forma diffusa nell’italiano contemporaneo è intero, senza il cosiddetto dittongo mobile.
La forma intiero, tipica dell’italiano scritto dei secoli scorsi e del parlato formale [...] fino al primo Novecento, è ormai antiquata
È un mese intiero che non mi scrivete (G. Leopardi, Lettere).
VEDI ANCHE dittongo ...
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Letterato (Reggio nell'Emilia 1812 - Firenze 1892). Dopo una carriera nell'istituzione scolastica, fu bibliotecario della Riccardiana di Firenze e accademico della Crusca. Classicista e purista, pubblicò, [...] tra l'altro, un Dizionario di pretesi francesismi ecc. (2 voll., 1858-60) e Lettere filologiche e critiche (1880). Curò anche la pubblicazione dell'epistolario e di altri scritti inediti di G. Leopardi. ...
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Per monolinguismo si intende l’uso di un solo codice o varietà linguistica, e più specificamente nell’uso letterario di un unico registro stilistico o modulo espressivo omogeneo e selezionato da parte [...] isolatissimo rinascimento, quando lo si vide riapparire, intatto dai secoli, virginalmente fresco, ancora nutritivo, nelle mani di Giacomo Leopardi».
Alighieri, Dante (1979), De vulgari eloquentia, in Id., Opere minori, a cura di P.V. Mengaldo et al ...
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L’epifrasi (dal gr. epíphrasis, formato da epí «su, sopra» e phrásis «parola, locuzione», nel senso di «parola aggiunta») è una figura retorica di tipo sintattico e di pensiero, che consiste nello spostare [...] La sera del dì di festa”, in Canti, v. 1)
(c) Epifrasi dell’oggetto
Io gli studi leggiadri talor lasciando
e le sudate carte
(Leopardi, “A Silvia”, in Canti, vv. 15-16)
(d) Epifrasi del complemento
E la lucciola errava appo le siepi
e in su le aiuole ...
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In linguistica il termine europeismo ha vari significati. Possono essere definiti europeismi tratti comuni a più lingue d’Europa, ma anche elementi formativi di parole (come prefissi e suffissi), locuzioni [...] rispetto alle loro pronunce, ma la congruenza, sia grafica sia fonetica, è maggiore tra alcune lingue che in altre.
Leopardi, nel passo prima citato, aveva probabilmente in mente le forme grafiche quando definì come europeismi le voci che «sono le ...
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DI, DI¿ O DI?
Si tratta di tre ➔omonimi.
• Di è la preposizione semplice
Mario è di Genova.
• Di’ è la 2a persona singolare dell’imperativo del verbo dire, ➔troncamento di dici
Di’ pure quel che [...] dal latino diem ‘giorno’, un tempo vivo soprattutto nell’uso letterario
La sera del dì di festa (G. Leopardi)
ma ormai di uso molto raro e quasi esclusivamente scherzoso
Lo sfottevano notte e dì (www.amicidimariadefilippi.forumcommunity.net ...
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QUI O QUI?
La grafia corretta di questo avverbio di ➔luogo è qui, senza accento. Tranne nei pochi casi in cui è necessario distinguerli da forme omofone (➔monosillabi accentati e non accentati), i monosillabi [...] alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento era diffusa anche la forma accentata
Quì la bramata pace, ed il riposo / lieto godrai (G. Leopardi, Poesie giovanili)
Quì però, del nemico, non si scorge che l’arme (C. Dossi, La desinenza in A). ...
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leopardato
agg. [der. di leopardo, sul modello di tigrato]. – Di tessuto trattato in modo da assumere l’aspetto maculato proprio della pelle di leopardo.
leopardiano
agg. e s. m. (f. -a). – Di G. Leopardi, il grande poeta di Recanati (1798-1837): i Canti l., la prosa l.; o che concerne il Leopardi e la sua opera: la critica l.; Centro di studî leopardiani; e con riferimento ai caratteri proprî...