giāhiliyya Termine arabo (derivato del verbo giahila «essere ignorante») che letteralmente indica uno stato di ignoranza rispetto all’Islam; correntemente è utilizzato per indicare l’epoca preislamica. ...
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Fondamentalismo
Enzo Pace
Il progetto fondamentalista ha mostrato, nel respiro breve del ventennio, successivo all'apparire dei primi movimenti collettivi che lo hanno interpretato sulla scena sociale, [...] , il loro leader M. ̔Umar (noto anche come Mullā ̔Umar) ebbe buon gioco nell'instaurare un modello di Stato sedicente islamico, che in buona sostanza perseguiva la politica della virtù. L'ascetismo appreso fin da giovani nei campi profughi dai monaci ...
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Prete copto morto nel 1324, collaboratore del principe Ruqn ad-dīn Baībars al-Mansuri per la storia dell'Islam. Autore di importanti opere di teologia cristiana in arabo, fra cui la Lampada delle tenebre, [...] in cui è compreso tutto ciò che serviva sapere circa la fede, le scritture, il diritto canonico e la liturgia; inoltre di un dizionario copto-arabo ...
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zandaqa
Termine con cui in origine si indicava, in arabo, il complesso delle dottrine manichee con le quali l’islam condusse una polemica, spinta fino alla persecuzione, nei secc. 8° e 9°. In seguito [...] eretico, eterodosso, libero pensatore» prevalse dopo che il manicheismo, intorno al 10° sec., smise di essere un pericolo per l’islam. L’etimologia risalirebbe al siriaco zaddiq («puro, sincero»), con riferimento a un titolo della gerarchia manichea. ...
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Iǵmā‛ Nella terminologia tecnica della teologia e del diritto musulmano, il consenso o accordo della comunità, uno dei fondamenti dell’Islam, accanto al Corano e alla Sunna. ...
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Malik ibn Anas
Giureconsulto e tradizionista arabo (m. Medina 796). Fu il fondatore del , una delle quattro scuole legali dell’islam sunnita. Nella sua interpretazione della legge, espressa nell’opera [...] Il cammino spianato, prevalgono il rispetto delle consuetudini arabe antiche e la nozione dell’interesse comune ...
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al-Haram al-sharif
(ar. «il nobile santuario») Noto anche come la «spianata delle moschee», è il terzo santuario (haram) dell’islam dopo la Mecca e Medina. Sorge nella città vecchia di Gerusalemme, [...] sul colle noto al giudaismo come il «monte del tempio», sito probabile del Tempio di Erode. È una vasta piattaforma trapezoidale, circondata da mura su due lati, dove sorgono le due moschee al-Aqsa e la ...
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babismo (dall'ar. Bab «porta»)
babismo
(dall’ar. Bāb «porta») Setta religiosa, nata in Persia (metà sec. 19°) in seno all’islam sciita. Suo fondatore fu il mistico ‛Ali Muhammad (1819-50), che si proclamò [...] Bab, ossia porta d’accesso all’imam (capo spirituale) occulto, la cui esistenza è fra i dogmi dello sciismo. Tale dottrina, che apriva un nuovo ciclo profetico dopo quello chiuso da Maometto, provocò in ...
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Vescovo della Gallia (7º sec.); visitò verso il 680-90 Costantinopoli, l'Egitto e la Palestina, primo cristiano dopo l'insurrezione dell'Islam. Si portò poi nelle Ebridi, ove narrò dei suoi viaggi all'abate [...] Adamnano, che ne scrisse la relazione (edita nel 1877), riassunta dal venerabile Beda in un noto Libellus de locis sanctis ...
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shahid
(ar. «testimone, martire») Denominazione invalsa per indicare i terroristi musulmani suicidi, i quali testimonierebbero con la morte la loro fede nell’islam, in attesa della ricompensa nell’Aldilà [...] che spetta a chi «muore per la causa di Dio», ossia nel ...
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islam
islàm (non corretto ìslam) s. m. [dall’arabo Islām, propr. «abbandono, consegna (di sé alla volontà divina)»]. – La grande religione monoteistica fondata da Maometto e, collettivamente, il mondo musulmano (più spesso con iniziale maiuscola):...
islamico
islàmico agg. [der. di islam] (pl. m. -ci). – Dell’Islam: religione i., cultura i.; più genericam., che appartiene all’islamismo, inteso non solo come religione ma come sistema politico, sociale e culturale: popolazioni i.; il mondo...