Nella storia della lingua letteraria italiana GabrieleD’Annunzio (Pescara 1863 - Gardone Riviera, Brescia, 1938) occupa un posto di primo piano, per due ordini di ragioni. Innanzi tutto, si tratta di [...] 703-755.
Mengaldo, Pier Vincenzo (1975), Da D’Annunzio a Montale, in Id., La tradizione del Novecento. Da D’Annunzio a Montale, Milano, Feltrinelli, pp. 13-106.
Migliorini, Bruno (19633), Gabrieled’Annunzio e la lingua italiana, in Id., Saggi sulla ...
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L’italiano di oggi ha ancora in gran parte la stessa grammatica e usa ancora lo stesso lessico del fiorentino letterario del Trecento. Nella Divina Commedia, a cominciare dal I canto dell’Inferno, un italiano [...] , anche se temperata e bilanciata da modernismi realistici, con ➔ Giosuè Carducci e, anzi, torna a fine secolo in ➔ GabrieleD’Annunzio e ➔ Giovanni Pascoli sotto forma di citazione dotta e arcaismo evocativo. Come ha mostrato Serianni (2009), con l ...
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La lingua e la scuola
Luca Serianni
Prima dell’Unità l’interesse dei vari Stati per l’istruzione era complessivamente modesto. Nel segmento iniziale, quello dell’asilo infantile, si registra addirittura [...] io voleva dargli nuove del mio debutto – / Ieri debuttava colla parte d’Arsace nella Semiramide, e per grazzia al Celo lesito non era men linea che troverà il suo più celebre interprete in GabrieleD’Annunzio: «per me in generale – scrisse una volta ...
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Il termine orientalismi include classi molto ampie di ➔ prestiti assunti dall’italiano in varie epoche. A differenza di altre denominazioni che fanno riferimento a realtà etnogeografiche ed etnolinguistiche [...] grazie alla diffusione della stampa popolare. È il caso dei nipponismi nella scrittura brillante delle rubriche del giovane ➔ GabrieleD’Annunzio su «La Tribuna» di Roma (Trifone 1991; Mancini 2009) o nelle riviste di avventura (in un racconto, ad ...
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di Silvia Morgana
La storia linguistica dell’Ottocento copre un arco cronologico più esteso rispetto al mero XIX secolo e va dall’arrivo dei francesi in Italia nel 1796 fino al 1915: è infatti l’inizio [...] luoghi particolari, di inusuali valori simbolici (Tomasin 2007). Ma è soprattutto con ➔ Giovanni Pascoli e con ➔ GabrieleD’Annunzio che l’alternanza tra istituti poetici ereditati e soluzioni formali già novecentesche si configura come una stagione ...
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L’area linguisticamente meridionale d’Italia comprende in realtà anche zone che, dal punto di vista geografico, sono ancora centrali, come una parte della provincia di Ascoli Piceno, a sud del fiume Aso, [...] sfondo il paese e le sue antiche tradizioni. Da non sottovalutare, anche al di là del contesto regionale, il ➔ GabrieleD’Annunzio dei Racconti della Pescara, alla cui figura è poi legata quella del latinista e scrittore Cesare De Titta (1862-1933 ...
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Il vocabolario è uno dei pochi prodotti culturali che si siano sviluppati in autonomia in epoca moderna (cfr. Auroux 1992: 33). È vero che dizionari e glossari esistevano già in epoca classica, simili [...] Rezasco, il Vocabolario marino e militare (1889) di Alberto Guglielmotti, libro celebre anche perché utilizzato da ➔ GabrieleD’Annunzio (cfr. Praz 19664: 439-449). Spesso il lessico amministrativo era sottoposto agli strali dei puristi nei dizionari ...
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Il testo, l’unità fondamentale della comunicazione linguistica, si definisce per la sua natura funzionale (persegue uno scopo comunicativo globale) e semantica (il suo significato è unitario e strutturato). [...] delle realtà umane. Lo spirito di lui non era soltanto corrotto dall’alta cultura ma anche dall’esperimento ... (GabrieleD’Annunzio, Il piacere, 1889)
Riguardo al mondo evocato, il testo (4) possiede le proprietà di essere unitario, continuo e ...
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Con la locuzione lingua cortigiana (o cortegiana o cortesiana) ci si riferisce a un’espressione usata nel dibattito di primo Cinquecento in relazione agli usi linguistici delle corti italiane (Milano, [...] Lombardia, et un altro, che è proprio di tutta la sinistra parte d’Italia; e come tutti questi si ponno trovare, così parimente si può Italo Svevo, e un caso sporadico in ➔ GabrieleD’Annunzio ‘notturno’ («Come i fastelli si furono consumati ed ...
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L’infinito è un modo non finito del verbo (➔ coniugazione verbale; ➔ modi del verbo), che nella tradizione grammaticale è considerato forma di base del verbo stesso ed è, di conseguenza, usato come forma [...] Era là, vestita di quella sua segreta anima tenera, così facile a essere uccisa, a esser distrutta, immolata senza sangue (GabrieleD’Annunzio, Il fuoco II, p. 126)
Nella lingua antica (come nella maggior parte degli usi attuali), la costruzione più ...
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dannunziano
agg. – Di Gabriele D’Annunzio (1863-1938), con riferimento alla sua opera di poeta e di prosatore, agli aspetti più appariscenti e spesso deteriori del suo stile (magniloquenza, preziosismi espressivi, esasperato estetismo, ecc.),...
pleiboi
(plei-boi), s. m. inv. (iron.) Conquistatore, dongiovanni. ◆ Tra i tanti suoi diversi personaggi, Vito ne ha scelti tre: «Il vigile, il pleiboi della Bassa e il postino della Casa del Popolo». Il Vigile riproporrà i monologhi scritti...