I cultismi sono parole, forme o costrutti di tradizione colta, cioè elementi rari o poco ricorrenti rispetto alla media statistica della lingua comune. In quest’accezione essi rappresentano un elemento [...] che è avvertito come culto in un epoca può non esserlo in un’altra. Ottocento, anche per il concorso indiretto dei programmi linguistici che agivano in tal fenomeni più frequenti nella poesia, ma spesso comuni anche alla prosa più scelta: in Carducci ...
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Il punto (o punto fermo) è il segno d’interpunzione dotato del valore demarcativo più forte tra quelli che fungono da marche di confine sintattico.
Serve per indicare una pausa forte (intendendo con pausa [...] recepita nei lessici dell’epoca», se le tre edizioni che mise in relazione questa tendenza con la decadenza dei segni di pausa mediana (due punti e punto e Consorzio Nazionale Dettaglianti), «in sigle molto comuni per le quali si sia perso il ...
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L’accento grave è un tipo di ➔ accento grafico, cioè un segno diacritico che, in forma di barretta obliqua orientata in alto verso sinistra (‵), si pone sulle vocali per segnalarne la messa in evidenza [...] simili, sé, né) o l’accento grave, come nel caso dei noti esotismi di antica acquisizione caffè e tè.
L’origine dell’accento «ne ragionai à lungo»), secondo un’abitudine all’epoca piuttosto comune, che si andrà presto perdendo. L’accento grave ...
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I nomi propri, studiati da una specifica branca della linguistica che prende il nome di ➔ onomastica, identificano referenti singoli per differenziarli da quelli della categoria di cui fanno parte: Mario [...] formare preposizioni articolate: sono di L’Aquila e (variante più comune) sono dell’Aquila. I nomi di fiumi, laghi, fiumi indicare una parte, un’epoca storica o quando i nomi sono accompagnati da attributi: la Matera dei Sassi, la Roma imperiale, ...
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I gerghi di mestiere o di categoria condividono, storicamente, con quelli della malavita un nucleo lessicale comune (➔ gergo) cui va aggiunto, come specificità, un lessico tecnico proprio delle diverse [...] ogni parte d’Europa: per cui «trovasi un solo gergo comune ai malandrini d’ogni singola nazione».
Il rapporto tra i due permanente (a partire dall’età medievale, epoca a cui viene fatta risalire la nascita dei gerghi di mestiere).
Alcuni (fra cui ...
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L’arte del dire, cioè del parlare in pubblico, a un’adunanza, a un’assemblea, soprattutto in quanto è studiata nella sua attuazione pratica, nelle sue manifestazioni storiche, nella sua evoluzione, nei [...] epoca determinata, presso un popolo, o in singoli oratori.
Antropologia
Un’estrema attenzione ai rapporti tra determinati contesti sociali e particolari forme di comunicazione Italia, i predicatori spesso si servivano dei volgari. Dopo un periodo di ...
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Il servirsi di una cosa (raramente di una persona) in modi e per scopi particolari; oppure l’usare abitualmente o ripetutamente una cosa. Anche, modo di comportarsi, generalmente seguito in una determinata [...] enfiteusi sul fondo (se coltivabile), a favore dei coltivatori meno abbienti del comune. È discussa, fin da tempo antico, un titolo giuridico idoneo a fondarlo. Proprio in quell’epoca, peraltro, ha iniziato a svilupparsi il cosiddetto diritto bellico ...
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Concezione fondata sul riconoscimento del valore soltanto relativo, e non oggettivo o assoluto, sia della conoscenza, dei suoi metodi e criteri (r. gnoseologico), sia dei principi e dei giudizi etici (r. [...] «forme di vita» dei vari «giochi linguistici» che presiedono alla comunicazione, alle relazioni interindividuali nonché un’immagine della storia della scienza in cui ogni epoca ha propri presupposti metafisici, propri criteri conoscitivi, proprie ...
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storica, scuola Nel campo di varie discipline, indirizzi di studi, che, ripudiando ogni concezione aprioristica, astratta, dogmatica, affermano di volersi avvicinare all’oggetto delle loro ricerche con [...] L. Frobenius, che ne fu uno dei rappresentanti più espressivi. Nell’opera Der Ursprung a un certo numero di caratteristiche comuni.
Il metodo fu ripreso più realizzata autonomamente nello stesso modo in ogni epoca e presso ogni popolazione, ma ha avuto ...
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Nell’uso comune moderno, si dice della scrittura di singole lettere dell’alfabeto che per maggior altezza e per forma particolare si distinguono dalle comuni.
In paleografia la m. rappresenta la forma [...] . Dalla m. è derivata la minuscola (➔ minuscolo). Nei manoscritti dei secoli 8°-15° e poi nei libri a stampa l’uso della indistintamente, siano essi nomi propri o nomi comuni: l’uso è nato in Germania in epoca barocca al fine di esaltare i valori ...
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statuto2 s. m. [dal lat. tardo statutum, forma neutra del part. pass. statutus di statuĕre «stabilire»]. – 1. ant. Ciò che è stato stabilito, disposto, deliberato, e che perciò può acquistare valore di legge o comunque di norma: sì s’innoltra...
libro s. m. [dal lat. liber -bri, che indicava originariamente la parte interna della corteccia che in certe piante assume aspetto di lamina e che, disseccata, era usata in età antichissima come materia scrittoria; di qui il sign. divenuto poi...