CEVA, Teobaldo
Nicola Merola
Nacque a Torino il 14 genn. 1697. Compiuti gli studi d'umanità e di belle lettere nel Collegio vecchio della Compagnia di Gesù, si fece carmelitano, smettendo il nome secolare [...] l'offerta di una cattedra a Pisa, da parte del granduca di Toscana, e quella di una cattedra di eloquenza a Torino, ma accettò, per pura obbedienza, di diventare storiografo generale dell'Ordine dei carmelitani (1733).
Incaricato successivamente dal ...
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TERRANEO, Gian Tommaso
Francesco Gherardi
– Nacque a Torino, da Giacomo Lorenzo e da Marianna Marchetti, il 4 aprile 1714.
La famiglia era originaria delle valli di Oneglia, trapiantata dalla metà del [...] manoscritto seicentesco dedicato alle vicende del Piemonte.
Gian Tommaso si formò alla scuola di Bernardo Lama, professore di eloquenza all’Università di Torino e figura rilevante nella riforma scolastica di Vittorio Amedeo II, il quale lo introdusse ...
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PELLICANO, Paolo
Enrico Francia
– Nacque a Reggio Calabria il 1° marzo 1813 da Pietro e Lucrezia Spanò.
Crebbe in un ambiente fortemente segnato dalla recente esperienza rivoluzionaria: il padre era [...] nel maggio 1836, e subito dopo partì per Napoli per completare la sua educazione seguendo le lezioni di letteratura e di eloquenza di Basilio Puoti e quelle di diritto canonico di Giuseppe Romano. In realtà, rimase pochi mesi a Napoli. Scoppiata un ...
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TIBERIO, Claudio Nerone (Tiberius Claudius Nero, dopo l'adozione di Augusto: Tiberius Iulius Caesar)
Arnaldo Momigliano
Imperatore romano. Nato il 16 novembre del 42 a. C. da Tiberio Claudio Nerone primo [...] Partenio. Conosceva il greco perfettamente, aveva gusto di erudizione, più tardi interesse per l'astrologia. Ma coltivò pure eloquenza latina, per cui riconobbe modello Messalla Corvino e, nel parlare e scrivere la tino, fu purista. Di arte plastica ...
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Nato a Elstow, villaggio presso Bedford, in Inghilterra, nel 1628, era figlio di un calderaio. Dopo alcuni anni di scuola, in cui imparò poco più che a leggere e a scrivere, seguì l'arte di suo padre e [...] potesse stare a sentire un calderaio analfabeta, gli fu risposto: "Volentieri rinuncierei a tutta la mia scienza pur di possedere l'eloquenza di quel calderaio". Il B. morì a Londra nell'agosto 1688.
Il B. fu uno scrittore prolifico, e durante la sua ...
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MARSILI (o Marsigli), Luigi
Giulio Dolci
Fiorentino, fu frate agostiniano: nacque nei primi decennî del sec. XIV, morì il 21 agosto 1394. Ottenuto il grado di maestro di teologia a Parigi e dopo aver [...] cella, nel convento di S. Spirito, diventò un luogo di ritrovo di molti che volevano istruirsi, ed egli, con eloquenza magnifica, diffondeva l'amore alle lettere classiche e trattava questioni ardue e peregrine con prontezza mirabile. Fu, per questa ...
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Nato a Philadelphia (Pa.), il 6 ottobre 1823; morto ivi, il 2 gennaio 1890. Poeta e autore drammatico, diplomatico. Laureatosi a Princeton nel 1842, pubblicò nel 1848 un volume di poesie e una tragedia, [...] e si può dire che vive ancora. Perfettamente adatta alla rappresentazione scenica, quest'opera d'ispirazione dantesca mostra un'eloquenza che si trova raramente nei versi sciolti inglesi, e un quadro simpatico di vita medievale con caratteri stupendi ...
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Riformatore politico e giornalista indiano, nato nel 1848 in Calcutta, dove suo padre esercitava l'arte medica, morto nel 1925. Sin da giovane, essendogli stato tolto il piccolo impiego che aveva, si dedicò [...] , e fu ministro per l'amministrazione locale e la sanità del Bengala. Conoscitore profondo della letteratura inglese, per la sua eloquenza stato detto il Gladstone dell'India; tuttavia non ha mai esercitato sulle masse un'influenza pari a quella di ...
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LEVATI, Ambrogio
Egidio Bellorini
Erudito, nato a Biassono (Milano) il 20 febbraio 1790, morto a Pavia il 6 luglio 1841. Fu sacerdote e insegnò nei licei di Milano e di Bergamo, poi latino e greco nell'università [...] popoli della Barberia, della Senegambia, della Guinea, della Cafreria, della Nubia, ecc., oltre a varie traduzioni (Corso di eloquenza del Guillon, opere filosofiche del Petrarca, di Platone, ecc.).
Bibl.: G. B. Passano, Diz. di opere anonime, Ancona ...
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ars dictaminis
Mario Pazzaglia
La teoria letteraria di D. appare saldamente radicata alla tradizione retorica e dittatoria, che egli sembra avere assorbito, oltre che dal Tresor e dalla Rettorica di [...] 328 e 399-442; A. Marigo, introd. e comm. a D.A., De vulg. Eloq., Firenze 1957 (dello stesso: Il " cursus " nel De vulgari Eloquentia di D., in " Atti e Mem. Acc. Scienze Lettere Arti Padova ", n.s., XLVIII (1931-32) 85-112); F. Di Capua, Appunti sul ...
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eloquenza
eloquènza s. f. [dal lat. eloquentia; v. eloquente]. – 1. L’arte e la tecnica di parlare o scrivere con efficacia, in modo da persuadere e commuovere gli uditori o lettori: cattedra, trattato di e.; e. sacra o religiosa, forense,...
eloquente
eloquènte agg. [dal lat. elŏquens -entis, part. pres. di elŏqui «esprimere, esporre», comp. di e-1 e loqui «parlare»]. – Che ha eloquenza, che parla con facilità, e soprattutto con efficacia e forza di persuasione: parlatore, oratore,...