L’espressione concordanza dei tempi (che corrisponde in parte alla consecutio temporum della grammatica latina) designa il rapporto tra il tempo del verbo della frase principale (o reggente) e quello del [...] 611-632; Serianni 1988: 145-164).
Riguardo alla subordinazione all’indicativo occorre tener conto della distinzione tra tempi deittici e anaforici (D’Achille 2003: 118-119). I primi (presente, passato prossimo e remoto, futuro) fanno riferimento al ...
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La lingua del testo teatrale è un tipo di ➔ lingua scritta in cui gioca un ruolo primario la dimensione dell’oralità: il testo si realizza infatti nel divenire di un evento, lo spettacolo teatrale, caratterizzato [...] a livello verbale nell’uso delle interiezioni (➔ interiezione), dei dimostrativi (➔ dimostrativi, aggettivi e pronomi), dei ➔ deittici e in generale di tutti i tratti del parlato (➔ lingua parlata) che attualizzano l’enunciato collocandolo nello ...
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Il contesto può essere definito in generale come l’insieme di circostanze in cui si verifica un atto comunicativo. Tali circostanze possono essere linguistiche o extra-linguistiche. Per riferirsi alle [...] a) La conoscenza del contesto è spesso indispensabile per identificare i referenti delle espressioni impiegate: non solo dei deittici come ora, qui, io (➔ deittici), ma anche dei nomi propri (che non hanno referente unico: di quale Francesca si parla ...
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fino (fin che; infino; insino)
Riccardo Ambrosini
1. Di queste voci, che indicano il limite spaziale o temporale di un processo o di un oggetto, due sono i tipi formali, con o senza ‛ in ' iniziale. [...] in sede iniziale. Una volta ‛ infin ' interviene in un nesso preposizionale (If XXVII 65 infin sotto le ciglia), 3 volte in nessi avverbiali deittici (Pg IV 46 infin quivi, Pd XXXIII 23 infin qui, XXII 70 Infin là sù - per cui cfr. 2. -, in sede ...
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L’espressione discorso riportato viene usata per indicare il procedimento di riproduzione o rappresentazione di un discorso pronunciato in una situazione comunicativa diversa da quella in atto, ma anche [...] )
In (9) due caratteristiche fondamentali rivelano che si è in presenza di una forma indiretta: i deittici personali si orientano sul centro deittico della cornice ([lei] avesse; [lei] poteva, ecc.); i tempi verbali del discorso citato concordano con ...
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Per variazione diamesica si intende la capacità di una lingua di variare a seconda del mezzo o canale adottato, sia esso scritto (grafico-visivo) o parlato (fonico-acustico) (➔ lingua parlata; ➔ lingua [...] utili, cioè, per verificare che il messaggio sia stato ricevuto correttamente. Altre forme rare nello scritto sono i ➔ deittici, ovvero quegli aggettivi, pronomi e avverbi il cui referente si può recuperare soltanto dal contesto, quali questo, quello ...
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L’aspetto è una categoria grammaticale dei ➔ verbi che esprime diversi modi di vedere la scansione temporale interna a una situazione. Bertinetto (1986: 76) descrive come segue le proprietà aspettuali [...] momento dell’enunciazione: l’aspetto non va dunque confuso con il tempo, del quale non condivide la funzione deittica (➔ deittici).
Le frasi in (1) e (2) sono espressione rispettivamente dell’aspetto perfettivo e imperfettivo. L’aspetto perfettivo ...
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Il termine persona (dal lat. persona(m), dall’etrusco phersu «maschera», a sua volta ricalcato sul gr. prósōpon «faccia, volto») è una creazione della cultura occidentale, in cui ha avuto uso assai ampio: [...] sono considerati solo in relazione alla categoria della persona.
Al singolare, nei pronomi tonici, l’italiano ha due pronomi ➔ deittici indicanti la prima e la seconda persona singolare, senza distinzione di genere: io e tu. Al plurale, se voi ...
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La coesione di un testo è la proprietà che si manifesta precipuamente nella forma di un sistema di reti di collegamenti linguistici tra le frasi, che indicano dipendenze e sintonie interpretative di particolari [...] cambiamento
il referente posto al centro dell’argomentazione sarebbe stato naturalmente diverso: come indica l’elemento deittico nostra (➔ deittici) e il successivo soggetto di prima persona plurale, si sarebbe trattato cioè del parlante, dei lettori ...
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Il termine e., coniato dal sociologo statunitense H. Garfinkel, designa una teoria dell'azione sociale ispirata alla fenomenologia e, in particolare, all'opera di A. Schütz. Costruito sulla base di termini [...] dai particolari contestuali della situazione. Garfinkel non intende semplicemente riferirsi al tradizionale problema del referente dei termini deittici, ma sottolineare che, poiché un enunciato è in primo luogo un'azione, non se ne può capire ...
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deittico
deìttico (poco com. deìctico; raro dìttico) agg. [dal gr. δεικτικός, der. di δεῖξις: v. deissi] (pl. m. -ci), letter. – Che designa con evidenza, con precisione; in partic., riferito a pronome o aggettivo, sinon. di dimostrativo....
coreferenza
coreferènza s. f. [comp. di co-1 e referenza]. – In linguistica, l’insieme dei rinvii a uno stesso referente, ottenuto attraverso l’anafora, la catafora, i deittici, ecc.