morire [lat. ✻mŏrĭre per il lat. class. mŏri] (pres. io muòio, tu muòri, egli muòre, noi moriamo, voi morite, essi muòiono [pop. mòio, mòri, mòre ..., mòiono; ant. o dial. mòro ..., mòrono]; cong. pres. [...] vecchio gli aveva suscitato il pensiero del padre, la memoria del caro estinto, il rimpianto del grande amico perduto (G. D’Annunzio). Perire è d’uso per lo più burocr. e giorn. (dieci persone perirono nell’incidente), così come decedere, che è usato ...
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eterno /e'tɛrno/ (ant. etterno) [dal lat. aeternus, da aeviternus, der. di aevum "evo"]. - ■ agg. 1. a. [che non ha principio né fine, riferito a Dio, a cose divine e sim.: la giustizia e.] ≈ infinito, [...] noia (C. Beccaria); lo divorava, si saziava di lui come se fosse giunta ad essergli vicina dopo un’attesa interminabile (G. D’Annunzio). Nell’uso fam. è possibile anche biblico: quel film ha dei tempi biblici. Soprattutto riferito a discorsi e a ...
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guardare [dal germ. wardōn]. - ■ v. tr. 1. [fissare gli occhi, lo sguardo su qualcosa, anche assol.: g. le vetrine; g. nel vuoto] ≈ (ant.) guatare, (lett.) mirare, osservare, (lett.) rimirare. ↑ contemplare, [...] tirarsi indietro di fronte a una difficoltà e sim.: g. in faccia un pericolo] ≈ affrontare, fronteggiare, g. il bambino] ≈ accudire, avere cura (di), badare (a), controllare, curarsi (di), custodire, occuparsi (di), prendersi cura (di), tenere d ...
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gusto s. m. [lat. gustus -us]. - 1. (fisiol.) a. [senso esercitato attraverso gli organi gustativi: g. delicato; cibo gradito al g.] ≈ Ⓖ palato. b. [sensazione avvertita col senso del gusto: caramelle [...] ≈ inclinazione, preferenza, propensione, simpatia. ↔ antipatia, avversione, idiosincrasia, ostilità. d. [capacità di intendere, riconoscere e apprezzare il bello: g. estetico; avere g. per l'arte] ≈ sensibilità, senso. e. [modi eleganti e ricercati ...
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Fabio Rossi
decente. Finestra di approfondimento
Nell’accezione morale - Gli ambiti semantici degli agg. d. e indecente sono fondamentalmente due: il primo riguarda la morale, il secondo l’appropriatezza [...] scostumato: nessuno meglio di lui sapeva raccontare una novelletta grassa, un aneddoto scandaloso, una gesta da Casanova (G. D’Annunzio); giù le mani, vecchiaccio scostumato! (L. Pirandello). Più formali sono disdicevole, laido e lubrico (gli ultimi ...
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Fabio Rossi
dipingere. Finestra di approfondimento
Modi di dipingere - Il concetto di «rappresentare graficamente, per lo più mediante l’uso di colori» è espresso da vari verbi, secondo le tecniche usate [...] in senso fig., analogam. a d., indica un rappresentare con la parola, scritta o parlata ma, rispetto a d., ponendo l’ , mentre uno su legno è detto tavola; se per altare, pala (d’altare) o ancona. Un quadro di forma circolare è talora (soprattutto per ...
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Fabio Rossi
fine. Finestra di approfondimento
Problemi di genere - Il sign. principale di f., parola dall’area semantica molto estesa, è quello temporale di «stadio terminale di un evento o momento preciso [...] al plur., sono albori, origini, primordi: ma spesso, negli albori della sua giovinezza, un vapor torbido l’aveva intristita (G. D’Annunzio); nessuno aveva nominato Rocca Imperiale e tutti cinque l’avevano scordato fin dai primordi della cena (R. Zena ...
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capire [lat. capĕre, con mutamento di coniug.] (io capisco, tu capisci, ecc.). - ■ v. intr. (aus. avere, ma i tempi comp. sono rari), non com. [poter entrare in un luogo, esservi contenuto, spec. fig.] [...] formale) è afferrare: da prima non afferrai la verità (G. D’Annunzio). Se si capisce qualcosa fulmineamente, e sulla base di di fatica il decifrare la scrittura, perché la mano è malferma (G. Verga); non è semplice decodificare quei disegni. Sentire e ...
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Fabio Rossi
dolore. Finestra di approfondimento
Gradi di dolore - Ci sono varie gradazioni di dolore non fisico e dunque molti termini per esprimerlo. Dispiacere indica, solitamente, un sentimento meno [...] bene che io ti fo d. a muoverti questo discorso (G. Leopardi). Amarezza e cruccio sono dispiaceri commisti con una sorta di rabbia: si direbbe che nella tua ironia c’è molta amarezza (G. Verga); cruccio di non sentirsi alcuna dolcezza della vittoria ...
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parlare² [lat. mediev. parabolare, ✻paraulare, der. di parabola]. - ■ v. intr. (aus. avere) 1. a. [avere o aver sviluppato la facoltà del linguaggio: il bambino comincia già a p.; gli animali non parlano] [...] , e per filosofare un poco, o forse sofisticare (G. Leopardi). Se invece si parla in modo meno rilassato abbonda di parole, tanto più è adatta alla letteratura e alla bellezza. D’ambito linguistico è lemma, sost. che designa propriam. la parola, ...
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D’Anna Casa editrice fondata a Messina (1926) da Giacomo D. (Villarosa 1896 - Perugia 1982); trasferita a Firenze (1948), è passata al figlio Guido (Messina 1929 - Firenze 2004), che nel 1990 ne acquisì la proprietà completa. Ha pubblicato...