. Nome della moneta fondamentale d'argento nel sistema monetario musulmano del Medioevo. Il nome e la moneta, già noti agli Arabi prima dell'islamismo, erano venuti a questi ultimi dalla Persia, che a sua volta aveva preso la denominazione dal greco δραχμή. Già il califfo ‛Omar I (13-23 èg., 634-644 d. C.) fece battere questa moneta, la quale tuttavia ebbe un conio prettamente arabo soltanto con la ...
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GHERARDO da Cremona
CarloAlfonsoNallino
Famoso traduttore di opere scientifiche dall'arabo in latino, nato a Cremona e quivi morto nel 1187 a 73 anni di età. Dopo avere studiato in patria filosofia [...] e scienze, si trasferì a Toledo per la brama di conoscere l'Almagesto di Tolomeo (gli fu ignota la versione latina dal greco fatta in Sicilia intorno al 1160); colà apprese l'arabo e durante molti anni ...
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Chiamato Abucara da scrittori europei dei sec. XVII-XVIII, nato a Edessa e vissuto all'incirca dal 740 all'820 d. C., fu vescovo melchita di Ḥarrān (l'antica Carrhae) nella Mesopotamia occidentale. Letterariamente, se non anche personalmente, fu sotto l'influenza di S. Giovanni Damasceno, di cui in generale riproduce il pensiero. Con numerosi opuscoli in greco e in arabo, sostenne le dottrine della ...
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Entrambi i vocaboli, dei quali il secondo è propriamente un aggettivo, designano in spagnuolo gl'idiomi neolatini della Spagna (castigliano, aragonese e valenzano) scritti in caratteri arabi, secondo particolari convenzioni grafiche e con vocalizzazione completa, dai Moriscos, ossia dai musulmani apparentemente cristianizzati, oppure tollerati per decreti speciali, che erano rimasti in Spagna dopo ...
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. Vocabolo arabo, che, tra i varî significati, ha quello di "religione", assunto già nell'età preislamica verosimilmente per influsso del medio persiano o pahlawī dēn, dīn (avestico dāenā). A cominciare da poco dopo la metà del sec. IV èg. (X d. C.) esso serve in tutto il mondo musulmano alla composizione di laqab, ossia nomi onorifici aggiunti al vero nome personale, come ‛Alā' ad-Dīn "l'elevatezza ...
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Vocabolo arabo, propriamente significante "benedizione", che in tutta l'Africa settentrionale si applica anche e soprattutto alla misteriosa forza sacra e benefica a un tempo che, secondo la credenza popolare di quelle regioni, emana da persone ritenute sante, oppure da oggetti o luoghi considerati sacri, e arreca grazie d'ordine materiale a coloro che tocchino quelle persone o cose, o anche indirettamente ...
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IMĀM
CarloAlfonsoNallino
. Vocabolo arabo, che, dal primitivo senso di colui che sta davanti agli altri e quindi fa loro da modello e guida, ha assunto con l'islamismo i seguenti significati tecnici [...] penetrati nelle lingue di tutti i popoli musulmani: 1. Il sovrano della monarchia universale musulmana, ossia il califfo (v.) dei musulmani ortodossi o sunniti, i cui teologi e giuristi sogliono riservare ...
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L'Alkindi o Alchindus degli scrittori medievali; insigne filosofo e scienziato arabo musulmano, nativo di Bassora (al-Baṣrah), vissuto a Baghdād e morto intorno all'873. Meritò di essere chiamato dai suoi correligionarî "il filosofo degli Arabi".
Compose oltre 270 opuscoli di materie diversissime: filosofia nei suoi varî rami, scienze naturali, fisica, meteorologia, astronomia, astrologia, matematica, ...
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Giurista, scrittore e uomo politico dell'India, di setta musulmana sciita, nato a Mohan (stato di Oudh) il 6 aprile 1849, morto a Rudgwick (contea di Sussex, Inghilterra) il 3 agosto 1928. Aveva il titolo di syed (cioè sayyid), reputandosi discendente da Fāṭimah, figlia di Maometto (v. alidi). Fatti i suoi studî in India, A. si perfezionò in Inghilterra nel diritto; poi in India fu giudice di pace, ...
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Chiamato al-Imām al-a‛ẓam "il sommo maestro" dai seguaci della sua scuola, è il fondatore del madhhab (sistema o scuola o rito) di diritto musulmano, che appunto dal suo nome è denominato ḥanafī "ḥanafita". Suo nonno era un afghano di Kābul, portato dai musulmani quale preda di guerra ad al-Kūfah nella Babilonide (poco ad O. dell'Eufrate); e in questa città nacque Abū Ḥanīfah probabilmente nell'80 ...
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