Scrittore danese (Ribe 1619 - Copenaghen 1677), autore d'un gran numero di poesie d'occasione di tono ora popolareggiante, ora aulico barocco; ma noto in Danimarca, oltre che per la sua facile musa, quale [...] autore e editore del mensile politico-letterario in alessandrini Den danske Mercurius (1666-77), che, strumento celebrativo e apologetico dell'assolutismo regio, godette dell'appoggio della Corte e della ...
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WIVALLIUS, Lars
Giuseppe Gabetti
Poeta svedese, nato, pare, a Wivalla presso Örebro, nel 1605. È, accanto a Lucidor, il più vivo poeta del barocco svedese, di cui interpretò - nell'epoca della crescente [...] "Grande Svezia" - l'incontenibile senso dell'individualità e l'indomabile amore dell'avventura. Messo per la via della carriera ecclesiastica, si stancò presto degli studî teologici a Upsala; e, già nel ...
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Poeta tedesco (Wildstein, Boemia Occ., 1626 - Norimberga 1681), di famiglia evangelica che aveva latinizzato il suo cognome B. in Betulius. La sua opera, ispirata al gusto barocco del tempo e sovraccarica [...] di riferimenti mitologici e genealogici, comprende liriche, alcuni Festspiele e una poetica: Teutsche Redebind-und Dichtkunst (1679) ...
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Poeta ceco (Mastník, Třebíč, 1905 - Uhřínov, Moravia Merid., 1960); di marcata fede cattolica, imprigionato per supposta attività antistatale (1951-60), fu riabilitato nel 1966. Nata dal sentimento barocco [...] del disfacimento e della morte (Pokušení smrti "La tentazione della morte", 1930; Návrat "Il ritorno", 1931), la sua poesia si dispiegherà in armoniche volute, sempre sorretta da un ricco metaforismo (Jeřáby ...
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Poetessa norvegese (Bergen 1634 - ivi 1716), molto celebrata ai suoi tempi per i salmi di Siaelens Sang-offer ("Canti votivi dell'anima", 1678), ispirati al più stucchevole gusto barocco tedesco, alcuni [...] dei quali furono poi accolti nei Salterî norvegesi ...
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Scrittore francese (Parigi 1909 - ivi 1991). Discepolo di A. Breton, fu autore di scritti quanto mai varî che si muovono tra realtà e fantasia in un gioco barocco di immagini, di sensazioni e di parole. [...] I risultati più tipici di questa ispirazione si trovano nelle raccolte di racconti e prose liriche (Dans les années sordides, 1943; Le musée noir, 1946, trad. it. 1968; Feu de braise, 1959; Mascarets, ...
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Architetto e poeta (Padova 1653 - Modena 1732), custode (dal 1691) della Bibl. univ. di Padova. Come architetto, riprese con vivacità le forme del Palladio fondendole con elementi tratti dal barocco romano; [...] diede i disegni per la chiesa di S. Maria del Pianto, detta del Torresino, a Padova (1718-26); costruì a Venezia la chiesa di S. Gaetano; si devono inoltre a lui la villa Pisani a Stra e alcuni edifici ...
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Poeta nicaraguense (Granada, Nicaragua, 1914 - Managua 1947). Fondò con P. A. Cuadra e J. Coronel Urtecho la rivista e il gruppo Vanguardia (1928-31). Nella sua opera, artifici retorici di stampo barocco [...] si fondono con tecniche più propriamente d'avanguardia, come enumerazioni caotiche e soppressione dei nessi grammaticali. I suoi versi sono stati raccolti in volume solo dopo la sua morte (Breve suma, ...
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Scrittore danese (n. prob. Middelfart 1638 circa - m. 1709), autore di Memorie (ritrovate manoscritte e pubbl. nel 1862 e di nuovo nel 1888), notevoli per la semplicità dello stile, in esplicito contrasto [...] col gusto barocco allora dominante nella letteratura. ...
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Poeta e critico spagnolo (Madrid 1898 - ivi 1990), prof. in Germania, Inghilterra e Stati Uniti, dal 1939 insegnò filologia romanza a Madrid. Socio straniero dei Lincei (1962). Ha studiato soprattutto [...] la poesia del Rinascimento e del Barocco spagnolo. L'abilità tecnica e l'equilibrio della sua prima produzione in versi riflettono una solida formazione classica (Poemas puros: poemillas de la Ciudad, 1921). In Oscura noticia e, soprattutto, in Hijos ...
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barocco2
baròcco2 s. m. e agg. [prob. incrocio del fr. baroque (dal port. barroco «perla scaramazza») e di baroco, nome scolastico d’un tipo di sillogismo] (pl. m. -chi). – 1. a. Termine che, usato dapprima (fin dal sec. 16°) per significare...
barocchio
baròcchio (o baròcco o baròccolo) s. m. [forse der. di baro], ant. – Usura, dissimulata col vendere una cosa facendosi dare o promettere per corrispettivo un prezzo esagerato: l’inverso di scrocchio.