Architetto (Como 1590 circa - Genova 1651 circa), il maggiore del barocco genovese. A Genova aprì (dal 1618) per i Balbi la via omonima e vi costruì i palazzi Durazzo-Pallavicini (1618), Balbi-Senarega [...] (1622), Raggio e il Collegio dei gesuiti, ora Università (1638), suo capolavoro. Attese poi alle fortificazioni della città, costruì i palazzi Casareto e Cattaneo Della Volta e progettò la chiesa di S. ...
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Architetto (Siena 1708 - Roma 1776), attivo principalmente a Roma, tra barocco e neoclassicismo: fu al servizio del papa e, dal 1732, anche dei Colonna. Autore del coro di S. Maria dell'Anima (1750), della [...] facciata di S. Caterina da Siena (1766-76) e di alcuni monumenti (del cardinale R. Imperiali in S. Agostino, ecc.), intervenne in un restauro al Pantheon (1757). A Siena realizzò i palazzi Vecchi e Sergardi ...
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Architetto, scultore, pittore (Napoli 1598 - Roma 1680), figlio di Pietro. È il massimo protagonista della cultura figurativa barocca. Esordì giovanissimo, attirando su di sé l'attenzione del card. Scipione [...] fu, nei secc. 17° e 18°, l'influenza del B. sulla scultura italiana e straniera. Il B. riassume l'ideale classico del Barocco romano: per il quale, infatti, il classicismo non è scolastico esempio ma modo d'intendere la realtà nella sua pienezza e ...
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BARTOLI, Daniello
Alberto Asor-Rosa
Nacque a Ferrara il 12 febbr. 1608, ultimo fra tre figliuoli di Tiburzio. Alle scuole del collegio della Compagnia di Gesù studiò grammatica, lettere umane e retorica. [...] , in La Nuova Italia, II (1931), pp. 396-400; Id., Il Seicento, Milano 1947, pp. 458-60, 597 s.; B. Croce, Storia dell'età barocca in Italia, Bari 1957, pp. 67 s., 109, 4.52; P. D'Elia, D. B. e N. Trigault, in Riv. stor. ital., s. V, III (1938), pp ...
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Pittore, oriundo di Tricarico, attivo nel sec. 17º, forse l'artista barocco più significativo della Lucania, formatosi alla scuola del manierismo napoletano. Si ricordano di lui un'Annunziata ad Albano, [...] e due cicli di affreschi nelle chiese di S. Chiara e del Carmine a Tricarico ...
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Poeta (Amburgo 1680 - ivi 1747). Liberatosi lentamente dagli eccessi del manierismo barocco, scrisse Irdisches Vergnügen in Gott (9 voll., 1721-48), che è la sua opera principale: una raccolta di poesie [...] in lode della natura, nella quale l'uomo riconosce e adora Dio ...
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Scultore (n. Aitrang, Baviera, 1746 - m. 1812). Rappresentante del passaggio dal barocco al neoclassico nella Germania merid., eseguì statue per il parco di Schönbrunn presso Vienna e per numerose chiese; [...] diede modelli per la manifattura di porcellane di Ludwigsburg ...
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Scrittore peruviano (Calcauso 1632 - Cuzco 1688) tra i migliori rappresentanti del barocco nell'America Meridionale. Di lui si ricordano varî poemi, tra i quali il più importante è Apologético en favor [...] de don Luis de Góngora (1662), in cui dimostra affinità concettuali con il poeta cordovese e un'acuta comprensione della sua opera. La novena maravilla (post., 1695) riunisce trenta sermoni. Gli sono state ...
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Architetto (Aarhus 1706 - Copenaghen 1759), il più notevole rappresentante del tardo barocco in Danimarca. A Copenaghen innalzò la torre della chiesa del Salvatore (1747-52), che imita la borrominiana [...] lanterna di S. Ivo in Roma; lavorò ai castelli di Christiansborg, di Frederiksberg, di Rosenborg, ecc. Scrisse Den danske Vitruvius (1746-49), fondamentale per la conoscenza dell'architettura danese dei ...
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Architetto inglese (n. nel Nottinghamshire 1661 - m. Londra 1736). Esponente del barocco inglese insieme a Chr. Wren, di cui fu assistente nelle importanti imprese a Londra, Greenwich e Oxford, e a J. [...] Vanbrugh, col quale progettò Castle Howard (Yorkshire) e Blenheim Pa, la sua originalità e ricchezza creativa furono a lungo offuscate, in ambito critico, dalle prepotenti personalità dei due artisti. ...
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barocco2
baròcco2 s. m. e agg. [prob. incrocio del fr. baroque (dal port. barroco «perla scaramazza») e di baroco, nome scolastico d’un tipo di sillogismo] (pl. m. -chi). – 1. a. Termine che, usato dapprima (fin dal sec. 16°) per significare...
barocchio
baròcchio (o baròcco o baròccolo) s. m. [forse der. di baro], ant. – Usura, dissimulata col vendere una cosa facendosi dare o promettere per corrispettivo un prezzo esagerato: l’inverso di scrocchio.