ricco
Nella sua accezione fondamentale è riferito a persone che hanno disponibilità economiche superiori al normale, e, per l'intonazione psicologica dei passi in cui è inserito, spesso si carica di un amaro senso di condanna.
L'esempio di Cv IV III 8 coloro... fanno altrui gentile per, essere di progenie lungamente stata ricca, è di per sé stesso indice di un atteggiamento di disapprovazione per coloro che attribuiscono ai beni materiali un valore assoluto, in quanto si collega all'aspra polemica condotta nel trattato contro le maladette ricchezze (XIII 9). Ancora più significativo è il fatto che due occorrenze della Commedia cadano in un'invettiva, là dove la fondamentale ispirazione morale e ascetica della poesia dantesca si concreta in un severo giudizio di riprovazione per la corruzione del mondo e per il disordinato appetito dei beni temporali che ne è la causa: If XIX 117 Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, / non la tua conversion, ma quella dote / che da te prese il primo ricco perire!; così, nell'apostrofe a Firenze (Pg VI 137): tu ricca, tu con pace, tu con senno !: " ricca ", Firenze, era realmente, ma per D. di ricchezze male acquistate, con i traffici e con l'usura, sicché l'ironia, che è anche condanna, è qui rivolta al modo con cui i Fiorentini si erano arricchiti, e insieme ai tristi effetti di quella ricchezza. Che per opera di Cangrande fia trasmutata molta gente, / cambiando condizion ricchi e mendici (Pd XVII 90; r. ha valore di sostantivo), vuol esser di certo una lode per lo Scaligero (ma il Troya suppose che D. con " ambiguo tenor di parole " adombrasse un biasimo per le violenze del signore di Verona); resta però che quelle mutazioni mettono a nudo anch'esse la caducità dei beni terreni.
A tutt'altra gamma di atteggiamenti s'ispirano naturalmente gli esempi del Fiore. A suggerire l'uso dell'aggettivo sono infatti o la polemica contro gli ordini monastici (LXXXIX 10 [i] religïosi... / vanno procacciando l'accontanze / di ricche genti, e po' van la povertà altrui abbellendo) o la spregiudicatezza della Vecchia, secondo la quale convien che ogni donna avvisata / sia, sì che pover rimanga l'amico di lei, purché ella rimanga ricca e ben calzata (CLXVIII 14). Altri esempi in XLI 9 (‛ far r. '), LXXXV 5, LXXXVI 1, CVIII 1, 10 e 11 (con valore di sostantivo ai vv. 10 e 11), CXLVI 3, CXCIII 5; Detto 470.
Per estensione, con il significato di " che possiede in abbondanza ", è riferito a quanti godono di beni spirituali: il coro dei beati è in etterno ricco (Pd XIX 111): in loro, come in arche ricchissime (XXIII 131), è contenuto il frutto di un'abbondante mietitura (dove la metafora è ispirata alla parabola evangelica del buon seminatore: Matt. 13, 3 ss.); e così Pg XV 62 Com'esser puote ch'un ben... / faccia più ricchi / di sé...?
Riferito a cosa, vale " prezioso " (figurato in Rime XC 62 Onor ti sarà grande se m'aiuti, / e a me ricco dono), " che manifesta ricchezza ", " lussuoso " (Fiore XLIII 10 i' ti terrò... in ricco stato), " costo so " (I f XXIX 127 Niccolò... la costuma ricca / del garofano... discoverse, " fu il primo che trovò mettere, in fagiani e pernici arrosto, garofani " [Lana]; ma Graziolo e Benvenuto narrano il fatto in altro modo).
Bibl. - C. Troya, Del Veltro allegorico dei Ghibellini, in " Il Progresso ", Napoli 1832.