RICCIO (Rizzo)
RICCIO (Rizzo), Giovanni Battista Bartolomeo. – Nacque il 24 ottobre 1563 a Venezia da Domenico (circa 1517-1615) e Cassandra Varoter (circa 1532-1618); fu battezzato il 3 novembre nella parrocchia di S. Margherita.
Il padre era sarto ma almeno dal 1574 esercitò le funzioni di banditore pubblico. La madre era figlia di Giovanni Vittore Varoter, verosimilmente un pellicciaio. Secondogenito, Giovanni Battista ebbe cinque sorelle e due fratelli: Innocente, Vienna Bartolomea, Alfonso Bartolomeo Floriano, Carlo Giovanni, Fiorenza Andriana, Andriana Sara, Andriana Sara Bartolomea; di questi, Alfonso (1566-1641) seguì le orme del padre, divenendo anch’egli banditore. Giovanni Battista, i genitori e alcuni fratelli trascorsero tutta la vita, o buona parte di essa, nella contrada di S. Margherita, ove fruirono di una casa di proprietà del convento di S. Maria della Celestia. Non si hanno informazioni sulla formazione musicale di Riccio, ma già nel 1587 egli era in rapporti di familiarità con Giovanni Gabrieli, del quale fu compare come padrino di Graziosa, figlia dell’organista Andrea Romanini. Maurizio Moro, canonico secolare di S. Giorgio in Alga di Venezia, nel dedicare al nobile Pietro Marcello i suoi Sonetti (Vicenza, Dalla Noce, 1589) sostiene che Riccio era al servizio di costui con mansioni di organista.
Il 15 dicembre 1590 la magistratura degli Esecutori contro la bestemmia gli intimò di consegnare tutti gli esemplari di «doi libreti uno di canto et l’altro con alcune stanze, dialoghi et motetti stampati in Treviso, et principiati a vender in questa città senza le licentie ordinarie, nelle quali vengono nominate per nome et cognome alcune persone con offesa della giusticia» (Archivio di Stato di Venezia, Esecutori contro la bestemmia, Processi, Notatorio terminazioni, b. 57, libro 3, c. 162r-v; le pubblicazioni di cui all’ingiunzione non sono state individuate).
Nel 1595 Riccio assunse l’incarico di organista in S. Nicolò dei Mendicoli, mantenuto poi fino al 1600. Nei documenti successivi continuò a dichiararsi organista (non sono noti altri impieghi stabili in città).
Il 9 febbraio 1599 sposò Giulia Pulissi (Pulici), figlia di Giovanni e Marina, della contrada di S. Agnese. La fede sottoscritta il 17 giugno 1609 certifica che alla ragguardevole dote di 800 ducati egli ne corrispose 200 di controdote. Giulia gli diede undici figli: Mattia Lorenza (nata nel 1600; padrino Francesco Sponga Usper, organista in S. Giovanni Evangelista), Regina Andriana (1601), Cassandra Isabetta (1603), Modesta Domenica (1604; padrino Giovanni Dalla Casa, piffero del doge), Marina Domenica (1606; padrino Taddeo Donati, organista in S. Pantaleone), Gian Domenico Bernardino (1608), Marietta Sara (1610), Paola Isabetta (1612), Giovanni Camillo (1614; padrino Lucio Mora, cantore della cappella marciana), Diana Giovanna (1616) e Angela Maria (1618). Altri padrini dei figli e circostanze diverse palesano frequentazioni anche di nobili veneziani (Bernardino Cocco, Marc’Antonio Vallaresso, Angelo Zen) e ricchi esponenti della classe cittadinesca (Camillo Rubini e i figli Giovanni Battista e Rubino, Matteo Noris) segnalati per l’inclinazione alla musica, nonché di compositori quali il francescano Giacomo Finetti e Alessandro Grandi.
Nel 1603, con Gabrieli, Sponga Usper, Giovanni Picchi, Giovanni Priuli, Antonio Romanini e Giovanni Battista Grillo, gli organisti allora in auge a Venezia, costituì una «compagnia» ovvero un consorzio per monopolizzare i servizi organistici nei luoghi di culto e devozione. Vi sono riscontri dell’attività del sodalizio nelle spese per le feste della Scuola grande di S. Rocco negli anni seguenti e nella memoria di una liturgia solenne officiata in S. Salvatore nel 1607.
È stato sostenuto che nel novembre 1609 Riccio abbia concorso assieme a Gabriele Sponga Usper, nipote di Francesco, al posto di organista della Scuola grande di S. Giovanni Evangelista (Selfridge-Field, 1994; Glixon, 2003). È però difficile credere che lo «Z[an] Batt[ist]a Rizzon dal violin organista» che il 29 settembre di quell’anno nel riscuotere il salario maturato nei cinque mesi precedenti dovette farsi compilare la quietanza dal cassiere «per non sapere lui scriver» (Archivio di Stato di Venezia, Scuola grande di S. Giovanni Evangelista, b. 404, cc.n.n.) possa identificarsi con Riccio, che nei dieci anni a venire pubblicò tre libri di musica, perlopiù su testi latini.
Il 28 agosto 1612 Riccio concorse al posto di organista della Scuola grande di S. Rocco, vacante per la scomparsa di Gabrieli; suoi antagonisti furono Grillo, che risultò vincitore, e Picchi. Poiché quest’ultimo ricusò il giudizio della commissione, nel marzo seguente fu avviata una nuova procedura selettiva, alla quale si sottoposero Riccio e Grillo, che di nuovo ottenne la preferenza.
Oltre a questo, la sua partecipazione alla vita musicale della città è attestata solo nel 1615, in occasione dei primi vespri in commemorazione del santo titolare del convento di S. Lorenzo. Qui egli fece seppellire il figlio Giovanni, morto nel 1616, segno probabile di un collegamento non occasionale con quella comunità religiosa.
Frattanto Riccio aveva pubblicato il Primo libro delle divine lodi accomodate per cantar nell’organo a due voci. Della prima tiratura, apparsa in data ignota forse presso Ricciardo Amadino, non è giunto alcun esemplare; l’opera fu ristampata dalla medesima officina nel 1612, «con l’aggiunta […] d’alcuni concenti armonici spirituali» a 1-3 voci, dizione sotto la quale compaiono pure due canzoni da sonar in stile concertato. La dedica, rinnovata a Camillo Rubini nella seconda edizione, ribadisce i favori accordatigli da quella facoltosa famiglia di commercianti e imprenditori, che patrocinò numerosi altri musicisti.
Nel 1614 e 1620 apparvero il secondo e terzo libro delle Divine lodi a 1-4 voci. Nel libro del 1614, impresso dall’Amadino, alla consueta scelta di mottetti e canzoni strumentali sono accostatati una messa e un Magnificat, entrambi a due voci e basso continuo; nell’altro, stampato da Gardano per Bartolomeo Magni, sono aggiunte le antifone della Vergine. Entrambe le opere, stante la dedica, godettero della protezione di Antonio Grimani, prima vescovo di Torcello e nunzio apostolico presso il granducato di Toscana, indi patriarca eletto di Aquileia. Una Canzon in echo […] per l’ottavo ordine è inclusa negli Otto ordini di letanie della Madonna […] di Valerio Bona (Venezia 1619).
La sorella Andriana, nel testamento dettato l’8 novembre 1622, dichiarò di risiedere in contrada S. Vito, in casa di Giulia, moglie dell’organista, e destinò 100 ducati alla nipote Paola «azzoché no la vaga a remengho» (Archivio di Stato di Venezia, Notarile, Testamenti, Pietro Perazzo, b. 1221, n. 22).
Morì in data imprecisata. All’altezza del 1622 parrebbe essere ancora in vita, ma se ne perdono poi le tracce. La registrazione della morte della figlia Angela, avvenuta il 29 ottobre 1630, lo dà per defunto.
Le composizioni di Riccio, come degli organisti del suo circolo, approdarono alla stampa quand’egli era un uomo ormai maturo e sono rappresentative dell’uso allora corrente nelle chiese veneziane in occasioni non solenni. La maggior parte è concepita per un organico ristretto (più spesso due voci o strumenti e continuo) e non esige prestazioni virtuosistiche. Il libro del 1612, in particolare, costituisce un esempio precoce di come generi musicali d’ascendenza polifonica e policorale venissero adeguati allo stile concertato manifestatosi, dapprima in termini di prassi dell’esecuzione, nell’ultimo scorcio del Cinquecento.
Indicativo dei procedimenti creativi di Riccio è che ben 23 dei suoi 115 pezzi vocali e strumentali esibiscano relazioni più o meno stringenti con brani (allora in parte ancora inediti) di Gabrieli. I due casi più vistosi sono l’Exultavit cor meum a una voce (1614) e la Canzon La Rubina a tre (1620), che parafrasano altrettante composizioni di Gabrieli a 6 e 8 parti. Rispetto ai modelli dell’organista marciano, Riccio è più incline a giustapporre sezioni contrastanti per condotta e metro, e di riflesso meno preoccupato della coesione formale. Il ricorso insistito agli sbalzi dinamici, all’eco, alla diminuzione e al tremolo strumentale risponde all’intento di eccitare la dinamica del flusso di affetti.
Fonti e Bibl.: Venezia, Archivio storico del Patriarcato, S. Margherita, Battesimi, regg. 1-4, Matrimoni, reg. 2, Morti, regg. 1-4; Ibid., Archivio di S. Giacomo dall’Orio, Battesimi, reg. 1; Ibid., Archivio di S. Maria del Rosario, Parrocchia di S. Agnese, Matrimoni, reg. 1, 9 febbraio 1599, Battesimi, reg. 2, 14 settembre 1600; Archivio di Stato di Venezia, Esecutori contro la bestemmia, Processi, Notatorio terminazioni, b. 57, libro 3, c. 162r-v, 15 dicembre 1590; Notarile, Atti, Lodovico de Cappi, b. 2744, cc. 46v-48r, 17 giugno 1609; Scuola grande di S. Giovanni Evangelista, b. 404, 29 settembre 1609; b. 145, c. 191r, 17 novembre 1609; Cancelleria inferiore, Atti dei dogi, b. 196, registro «Acta Primiceriatus […] ab anno 1609», 1° settembre 1615; Notarile, Testamenti, Pietro Perazzo, b. 1221, n. 22, 8 novembre 1622; Provveditori e sopraprovveditori alla sanità, Necrologi, reg. 859, 29 ottobre 1630.
C. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al 1700, I, Firenze 1953, ad ind.; II, Firenze 1968, ad ind.; P. Allsop, The Italian ‘trio’ sonata from its origins until Corelli, Oxford 1992, pp. 86-91; E. Selfridge-Field, Venetian instrumental music from Gabrieli to Vivaldi, 3rd, rev. ed., Toronto 1994, pp. 36, 102-103, 110-115; R. Charteris, Giovanni Gabrieli (ca. 1555-1612): a thematic catalogue, Stuyvesant, NY, 1996, ad ind.; J. Glixon, Honoring God and the city: music at the Venetian confraternities, 1260-1807, Oxford 2003, pp. 144 s.; R. Baroncini, Giovanni Gabrieli, Palermo 2012, ad ind.; M. Di Pasquale, Giovanni Gabrieli, un consorzio di organisti, tre compagnie di musici: documenti inediti sulla cooperazione musicale autonoma a Venezia nel primo Seicento, in Recercare, XXVII (2015), pp. 61-102; Id., G.B. R.’s canzonas in the light of his borrowing from Giovanni Gabrieli, in Giovanni Gabrieli: transmission and reception of a Venetian musical tradition, a cura di R. Baroncini - D. Bryant - L. Collarile, Turnhout 2016, pp. 33-49.