RICCI, Francesco Pasquale Filippo Anastasio, detto Festoni
RICCI, Francesco Pasquale Filippo Anastasio, detto Festoni. – Compositore, nato a Como il 17 e battezzato il 24 maggio 1732, figlio dell’imprenditore serico Carlo Domenico Rizzi (il cognome fu nobilitato in Ricci da Francesco Pasquale) e Anna Maria Villa.
Carlo Domenico, figlio di Antonio, residente in Como, parrocchia di S. Giacomo (casa di proprietà in piazza del Pane, identificabile con un tratto dell’attuale via Plinio), aveva sposato Anna Maria, vedova di Tomaso Caimi, il 10 giugno 1730. Oltre Francesco Pasquale, dal matrimonio nacquero altri tre figli: Giuseppe Antonio Maria Gaspare Melchiorre Baldassarre, nato il 17 marzo (battezzato il 19) 1731, morto infante; Francesca Maria Antonia Anastasia, nata il 9 maggio 1735, andata sposa a Onorato Casella di Pietro il 9 luglio 1755; Giovanna Maria Giuseppa Anastasia, nata il 13 marzo (battezzata il 19) 1738, maritata con Santo Garovaglio fu Michele il 21 maggio 1760. La famiglia, di condizione agiata, possedeva una filanda a Blevio, con annessa casa padronale, e una proprietà rurale a Loveno in Val Menaggio, località d’origine della famiglia stessa.
Nel 1754 Francesco Pasquale risulta chierico tonsurato, sebbene non ordinato a Como. L’anno seguente, in successione molto rapida, ricevette tutti gli ordini sacri: il 26 gennaio i quattro minori, il 22 febbraio il suddiaconato (col titolo di una cappellania nella chiesa di S. Paolo e supplemento di patrimonio familiare), il 15 marzo il diaconato (con dispensa sull’insufficienza degl’interstizi) e infine il 29 marzo il sacerdozio (con dispensa sull’età). Tra il 1755 e il 1756 Ricci, assente da Como, fu probabilmente a Milano per studiare con Giuseppe Vignati, operista e maestro di cappella nel palazzo ducale. La presenza di Ricci a Como è attestata nuovamente nel 1758. Il 28 marzo 1759 fu nominato maestro di cappella e organista in Duomo. Il 4 aprile 1760, d’intesa con i Prefetti della Fabbrica della Cattedrale di Como, Ricci siglò una scrittura che regolava le sue mansioni e i rapporti con il «coadiutore» Tommaso Gilardoni, destinato a fungere da suo sostituto, ruolo che costui mantenne fino alla morte (1779). Ciò permise a Ricci di ottenere varie licenze per operare fuori città, recandosi sia a Milano in veste di didatta, esecutore e compositore – lo dimostrano varie lettere di membri dell’aristocrazia milanese – sia all’estero.
Al 1760 circa si può far risalire la sua nomina a responsabile di un’accademia privata di musicisti dilettanti milanesi, citata in un documento conservato tra le carte del compositore, una lista di «massime concigliate» [sic] dagli accademici e proposte a Ricci in qualità di direttore (Archivio di Stato di Como, Collezione Ospedale S. Anna, Eredità Pasquale Ricci, busta n. 105). L’atto indica il luogo e il giorno della stesura (Milano, 20 giugno), ma non l’anno, né il nome della nuova istituzione musicale.
Nel luglio 1764 Ricci inaugurò un lungo periodo in terra straniera, intraprendendo insieme con l’amico violoncellista e compositore Francesco Zappa (attivo tra il 1763 e il 1794) una tournée europea. Partiti per Dresda, tennero concerti in Germania, Olanda e Belgio, stabilendosi infine all’Aia, dove Ricci fece base per un quindicennio. Come testimonia un annuncio pubblicato sul ’s Gravenhaagsche Courant del 18 novembre, Ricci e Zappa arrivarono all’Aia nel novembre 1765, dove era previsto per il 20 dello stesso mese un concerto di musiche di loro composizione. All’Aia il musicista comasco fu presto stimato da protettori d’alto rango. Le Sinfonie op. II (stampate da Johann Julius Hummel, Amsterdam 1766) sono dedicate al potente conte Willem Bentinck, già influente consigliere, nel recente passato, di Guglielmo IV d’Orange-Nassau. Negli anni successivi Ricci collaborò da esterno con l’orchestra di corte e partecipò alla vita musicale privata delle famiglie dell’aristocrazia. In primavera e in estate, al diradarsi dell’attività musicale di corte, Ricci prese abitudine di recarsi in importanti centri musicali europei, consolidando la propria fama internazionale. Dopo essere stato insieme con Zappa ad Anversa, Gand, Bruxelles, Dunkerque, e forse a Calais, Ricci sbarcò a Londra nella primavera del 1767, presentando il suo Dies irae, composizione che in Inghilterra ebbe grande risonanza.
Tra il 1764 e il 1780 Ricci fu dunque solo saltuariamente a Como, pur avendo mantenuto gli incarichi in cattedrale. Nel 1778 le autorità locali incominciarono a premere perché rientrasse in patria. Attraverso le amicizie del barone Von Reischach (ambasciatore all’Aia dell’imperatore Giuseppe II), Ricci ottenne dapprima dalle autorità comasche ancora due anni di congedo. Fu poi costretto a rientrare nella città natale e a riprendere il servizio in modo regolare. L’ultima sua partecipazione a un concerto di corte all’Aia registrata dai documenti è del 17 marzo 1780. Dopo quell’anno Ricci non lasciò più l’Italia, stabilendosi definitivamente nel comasco. Fatta ampliare la casa di famiglia a Loveno, trascorse qui i suoi ultimi anni, non mancando di dare il proprio contributo alla vita musicale locale.
Morì il 7 novembre del 1817.
Alla pari di molti musicisti italiani coevi – una generazione che attende tuttora un’opportuna riconsiderazione del ruolo svolto nello sviluppo della musica strumentale tra la fine del XVIII e i primi anni del XIX secolo – Ricci fu attivo tra l’Italia e l’Europa del nord. Nel corso dei numerosi viaggi all’estero, maturò esperienze professionali e artistiche che fecero di lui un compositore poliedrico, di livello internazionale, capace di costruire una fitta rete d’importanti relazioni personali. La sua produzione (almeno 10 raccolte a stampa, oltre numerose composizioni manoscritte) spazia dalla musica vocale da chiesa (ricordiamo il citato Dies irae a quattro con sinfonia obbligato ... Opera VII, Den Haag 1773), genere che gli competeva per il suo officio di maestro di cappella, a quella strumentale, da camera e da concerto. Oltre che di ventun sinfonie, contraddistinte dal carattere concertante, fu autore di sonate, trii, quartetti, quintetti, concerti per diversi strumenti, che testimoniano una conoscenza aggiornata degli stili di composizione dell’epoca, insieme con una sapiente maestria nella condotta delle parti. All’attività di compositore affiancò quella di concertista (anche al cembalo e alla cetra, o English guitar), commerciante di strumenti musicali e di edizioni a stampa di musica propria e altrui (per conto di rilevanti editori europei, come il londinese Welcker o i viennesi Artaria), insegnante di composizione e di diversi strumenti. I suoi allievi italiani o olandesi furono perlopiù fanciulle o giovani membri dell’alta società: tra Como e Milano, spiccano Luigia, Paola e Teresa Melzi, Marianna e Giulia Imbonati, Pompeo Litta, le figlie di Giovanni Battista Giovio; in Olanda, la principessa Carolina, Peter Verbruggen, figlio del facoltoso proprietario di una fonderia all’Aia, Josina van Boetzelaer (nata Van Aerssen), dama di corte della principessa Anna. Scrisse anche un metodo per gli strumenti a tastiera, che confluì nel Méthode ou Recueil de connoissances élémentaires pour le forte-piano ou clavecin, stampato a Parigi, probabilmente nel 1786, come opera di Ricci e Johann Christian Bach (morto quattro anni prima): in realtà il metodo è una fusione tra il precedente metodo di Ricci e una parte del Versuch über die wahre Art das Clavier zu spielen (1753) di Carl Philip Emanuel Bach.
Fonti e Bibl.: G.B. Giovio, Gli uomini della comasca diocesi, antichi e moderni, nelle arti e nelle lettere illustri. Dizionario ragionato, Modena 1784, pp. 231-233; C. Gervasoni, Nuova teoria di musica ricavata dall’odierna pratica ossia metodo sicuro e facile in pratica per ben apprendere la musica a cui si fanno precedere varie notizie storico-musicali, Parma 1812, pp. 246 s.; F.A. Picchi, La musica a Como nel secolo XVIII, in Quadrante Lariano, 1969, pp. 35-42; S. Staral, Zwei Klavierschulen des späteren 18. Jahrhunderts von F.P. R., in Muzyka fortepianowa, Gdańsk 1995, pp. 253-267; O. Tajetti, Su F.P. R., la sua produzione strumentale e il metodo per fortepiano, in Antiquae musicae italicae studiosi, 1997, n. 34, pp. 41-47; R. Rasch, The Italian presence in the musical life of the Dutch Republic, in The eighteenth-century diaspora of Italian music and msicians, a cura di R. Strohm,Turnhout 2001, pp. 177-210; R.R. Kidd, R., F.P., in The New Grove dictionary of music and musicians, London-New York 2001, XXI, pp. 319 s.; R. Rasch, R., F.P., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIV, Kassel 2005, coll. 7 s.;H. Metzelaar, “Mon cher ami”: A new source on F.P. R. (1732-1817), his music career and his Dutch pupils, in Tijdschrift van de Koninklijke Vereniging voor Nederlandse Muziek Geschiedenis, LX (2010), pp. 91-124; R. Rasch, R., F.P., in Lexicon Nederlandse Muziek 1579-1795, Utrecht-Houten 2014, pp. 11-17; M. Giuggioli, Introduzione a F.P. Ricci, Sinfonie, ed. a cura di M. Giuggioli, Milano 2017, pp. VIII-XXI.