RICCHEZZA (XXIX, p. 241; App. II, 11, p. 705)
Ricchezza e reddito. - 1. Gli studî sul reddito e sulla r. hanno segnato nel dopoguerra notevoli progressi che non hanno precedenti nella letteratura del passato. L'avvenuta costituzione nell'anno 1947 di una Associazione internazionale per gli studî sul reddito e la r. per iniziativa dei maggiori cultori della materia rappresenta una testimonianza dell'importanza che anche sul piano internazionale viene ad essi attribuita. Conviene, tuttavia, rilevare che i due argomenti, quello della r. e quello del reddito, non hanno avuto la medesima fortuna; il primo, infatti, ha avuto una schiera di cultori assai meno numerosa del secondo. Le ragioni sono in parte di carattere tecnico ed in parte di carattere pratico. Da un lato infatti non esistevano in alcuni paesi nell'immediato dopoguerra e non esistonp forse ancora oggi le condizioni che costituiscono i presupposti necessarî per eseguire delle valutazioni della r. economicamente significative; dall'altro, invece, il reddito rappresentava un aggregato la cui conoscenza era indispensabile anche nel quadro della cooperazione internazionale, basata, oltre che su comuni aspirazioni ideali, sui mezzi economici rappresentati dal flusso di beni e servizî sul quale i varî paesi possono contare per il consumo e per gli investimenti.
2. Dal punto di vista concettuale i nuovi contributi sulla r. possono essere considerati trascurabili; vi è stato nel dopoguerra solo il richiamo, ad opera della Scuola italiana che fa capo a C. Gini, di vecchie tesi, come quella d'includere nella r. non solo i capitali materiali, ma anche quelli umani. Sul piano metodologico, invece, si è avuto qualche nuovo contributo che merita di essere ricordato. Ai metodi tradizionali di valutazione della r., dei quali peraltro alcuni definitivamente tramontati, come quello basato sull'intervallo devolutivo, se ne sono aggiunti due altri che hanno avuto la loro origine negli Stati Uniti d'America.
Di essi uno è noto con il nome di "metodo dell'inventario perpetuo" e l'altro di "bilancio patrimoniale nazionale" e sono entrambi dovuti a R. W. Goldsmith, uno dei maggiori cultori americani della materia. Il primo metodo consiste nell'aggiungere alla r. di un dato anno di un determinato paese il capitale che si è formato negli anni successivi; esso presuppone, quindi, l'esistenza di una valutazione della r., come punto di partenza, e delle valutazioni del capitale che si è successivamente formato. Non è qui il caso di accennare ai diversi problemi di carattere tecnico che occorre risolvere per giungere con tale metodo ad un'attendibile valutazione della r.; può bastare solo accennare al fatto che il metodo richiede il computo dell'ammortamento e cioè del logorio fisico ed economico che i beni capitali costituenti la r. con riferimento ad un dato anno subiscono nel tempo, nonché la costruzione di appropriati numeri indici dei prezzi per esprimere in unità monetarie aventi un medesimo potere di acquisto gli elementi del capitale che si sono formati in tempi diversi. Conviene forse precisare che le valutazioni che così si ottengono si riferiscono solo ai beni capitali produttivi, ed escludono, quindi, i beni durevoli di consumo, che sono, invece, compresi nel concetto di r. inteso in senso più lato. Il metodo in discorso è stato applicato dal Goldsmith per costruire una serie del capitale degli Stati Uniti; allo stesso metodo s'ispira una recente valutazione del capitale del Regno Unito.
Il secondo metodo, quello del bilancio patrimoniale nazionale, consiste nel sommare gli elementi costitutivi del capitale che risultano dai bilanci delle imprese; s'intuisce facilmente quali siano i problemi impliciti in tale metodo, il quale può arrivare a valutazioni significative solo se gli elementi che esso somma sono omogenei, nel senso che siano stati determinati dalle imprese seguendo gli stessi criterî e siano espressi in unità monetarie aventi il medesimo potere di acquisto.
Passando a considerare le valutazioni, poche, come si è detto, sono quelle eseguite per l'Italia, mentre numerose sono quelle fatte, del capitale produttivo in particolare, in altri paesi. Per l'Italia meritano di essere ricordate una valutazione dei capitali umani eseguita incidentalmente da A. Giannone, nonché due valutazioni dei capitali materiali, dovute una a L. Livi e l'altra a B. Barberi. Il Giannone ha valutato in 65.000 miliardi di lire i capitali umani con riferimento all'anno 1951; il Livi fa ascendere a 37.000 miliardi, con riferimento all'anno 1951, e il Barberi a 48.000 miliardi, con riferimento all'anno 1956, la r. materiale dell'Italia.
3. Passando a considerare il reddito, si è detto che esso ha costituito l'argomento della statistica economica sul quale, nel dopoguerra, si è maggiormente appuntata l'attenzione degli studiosi. Ciò è dipeso anche dal fatto che la conoscenza del reddito nazionale dei varî paesi rappresentava un dato di fondamentale importanza ai fini di un consapevole svolgimento della cooperazione economica che è andata sempre più affermandosi sul piano internazionale. La valutazione del reddito nazionale, eseguita prima della guerra generalmente da privati studiosi, è stata perciò affidata dai governi, nel dopoguerra, ad enti pubblici, costituiti di regola dagli istituti di statistica o di studî economici. La necessità, d'altra parte, di comparare le valutazioni del reddito dei varî paesi sul piano internazionale ha indotto gli enti di cooperazione internazionale, ed in particolare le N. U. e l'OECE, a standardizzare i concetti e i metodi di calcolo. Sul piano concettuale, però, non si sono avuti notevoli contributi, ma semplici chiarificazioni. Tra le precisazioni degne di nota è da annoverare quella riguardante l'estensione del concetto di reddito, essendo stato chiarito nei documenti specializzati degli enti testé ricordati che i servizî domestici prestati gratuitamente nell'ambito delle famiglie non debbono essere inclusi nel reddito, a differenza di quanto si faceva prima della guerra da alcuni paesi, che invece li includevano. A proposito dell'estensione del concetto di reddito può essere forse interessante accennare al fatto che nell'URSS e nei paesi dell'Europa orientale esso viene calcolato tenendo conto solo dei beni materiali ed escludendo quindi i servizî personali (dell'istruzione, igienici, sanitarî, ecc.).
Anche sul piano metodologico, più che nuovi contributi si sono avute sistemazioni organiche di procedimenti, che venivano nel passato applicati molto grossolanamente. Così è stato definitivamente acquisito che la valutazione del reddito nazionale può essere eseguita, in relazione anche al materiale statistico disponibile, considerando tale aggregato o nel momento in cui si forma (misura del flusso di beni e servizî) o nel momento in cui si distribuisce (misura dei redditi da capitale e da lavoro) o nel momento in cui esso viene impiegato (misura dei consumi e degli investimenti nazionali).
Quanto alle valutazioni, va ricordata l'iniziativa del Social Science Research Council di New York, che ha promosso il calcolo di serie storiche del reddito dei varî paesi, risalenti nel tempo persino di qualche secolo. Tali ricerche, di estremo interesse, mettono in luce il diverso ritmo di sviluppo del reddito dei varî paesi in relazione al processo d'industrializzazione. Per l'Italia l'indagine è stata eseguita dall'Istituto centrale di statistica, che ha pubblicato nei suoi Annali la serie storica del reddito e di altri aggregati dal 1861 al 1959. I risultati sono riassunti nella tab. 1.
Lasciando da parte i valori a prezzi correnti che non si prestano a confronti nel tempo, in quanto sono influenzati dalle variazioni del potere d'acquisto della lira, e limitandosi a considerare la serie a prezzi costanti, è facile distinguere, escludendo gli anni di guerra, 4 periodi: il primo, compreso tra il 1861 e la fine del secolo, in cui il reddito ha progredito con un modesto tasso di sviluppo (0,7%); il secondo, compreso tra la fine del secolo e lo scoppio della prima guerra mondiale, che è il periodo dell'industrializzazione, e in cui il reddito aumenta con un tasso medio del 2,1%; il terzo, compreso tra la fine della prima guerra e lo scoppio della seconda, in cui il tasso di sviluppo del reddito, a causa in parte della nota crisi del 1929-34, si riduce sensibilmente (1,7%); e infine il quarto periodo, che va dalla fine della seconda guerra ad oggi, in cui il reddito si sviluppa ad un tasso eccezionalmente elevato (5,6%).
Dalla stessa tab. 1 si può facilmente desumere che il reddito per abitante a prezzi costanti è rimasto pressoché stazionario nel quarantennio 1861-1900, mentre ha registrato un incremento di oltre l'80% nel periodo compreso tra il 1946 e il 1959.
In relazione anche alla cooperazione economica cui si è accennato in precedenza, particolare interesse hanno assunto gli studî, dovuti talvolta ad enti pubblici, intesi ad ottenere la comparabilità dei redditi sul piano internazionale; ma i risultati ottenuti non sono per vero molto soddisfacenti. Tali confronti sono estremamente difficili non solo per il diverso contenuto del reddito e i diversi procedimenti di calcolo eseguiti, ma anche, e soprattutto, per l'influenza esercitata dai cambî e dal diverso stadio di organizzazione economica raggiunto dai varî paesi.
A titolo semplicemente indicativo sono riportati nella tab. 2 i redditi per abitante, espressi in lire italiane, di alcuni paesi, desumendo il reddito nazionale e la popolazione dall'Annuario statistico italiano del 1960. Per rendersi conto del limitato significato di tali dati, basti pensare che da essi risulta che il reddito di un cittadino francese sarebbe pari al 50,2% e quello di un italiano addirittura al 21,2% del reddito di un cittadino degli S. U. A.
Bibl.: Per quanto concerne la bibliografia si rinvia ai volumi Bibliography on income and wealth, pubblicati annualmente dall'Associazione internazionale sul reddito e sulla ricchezza, nei quali si trovano raccolte le indicazioni dei principali studî apparsi sull'argomento nei varî paesi. Qui di seguito si ricordano pertanto solo i lavori cui si è fatto riferimento nel testo: R. W. Goldsmith, Measuring national wealth in a system of social accounting, in Studies in income and wealth, editi dal National Bureau of Economic Research, XII, New York 1950; id., A perpetual inventory of national wealth, ibidem, New York 1951; L. Livi, La rilevazione della ricchezza e del reddito nazionale, Firenze 1952; Istituto Centrale di Statistica, Indagine statistica sullo sviluppo del reddito nazionale dell'Italia dal 1861 al 1956, in Annali di statistica, serie VIII, vol. IX, Roma 1957; OECE, A standardized system of national accounts, Parigi 1958; B. Barberi, Elementi di statistica economica, Torino 1958; A. Giannone, Ulteriori considerazioni a proposito di spese di produzione e reddito nazionale, in Atti della XVII Riunione della SOcietà italiana di statistica, Roma 1958; ONU, A system of national accounts and supporting tables, Studies in methods, Serie F, n. 2, Washington 1959.