RICCIARDI, Riccardo
RICCIARDI, Riccardo. – Nacque a Napoli il 22 dicembre 1879 da Michele e da Anna Maria Martini.
Dopo gli studi classici si iscrisse a medicina e poi all’Istituto orientale di Napoli, dedicandosi all’amarico e all’arabo, ma senza condurre a termine i corsi (nel 1959 gli sarebbe stata conferita la laurea in lettere ad honorem dall’Ateneo napoletano) e lavorando per due anni alla sezione antiquaria della libreria Marghieri della città, dove compilò un catalogo di testi orientali. Alla libreria Pierro, ritrovo abituale di intellettuali e bibliofili, ebbe luogo nel 1903 l’incontro con Benedetto Croce, che inaugurò una lunga amicizia, come testimoniano i carteggi e i viaggi per librerie registrati nei taccuini del filosofo; Croce fu anche testimone alle nozze di Ricciardi con Maria Tempone nel 1911 (Cavina, 2000, p. 25). Il filosofo aveva incoraggiato il giovane all’attività di editore nel 1907, affidandogli le Poesie di Salvatore Di Giacomo, poiché vedeva spazio per una nuova impresa nel panorama editoriale napoletano di quegli anni. Ricciardi ebbe così modo di inserirsi nei circuiti intellettuali della città, creando una rete di rapporti personali che avrebbe poi alimentato la sua produzione editoriale.
Sebbene alcune scelte testimonino decisioni indipendenti (le opere di Enrico Thovez, al tempo già criticato da Croce), è stata individuata nel catalogo ricciardiano, per lo meno fino agli anni bellici, una notevole influenza del filosofo, che in questa impresa trovò uno strumento editoriale particolarmente duttile (p. 26).
Oltre alla poesia crepuscolare, la casa editrice in quegli anni diede spazio alle opere d’avanguardia, che assicurarono a Ricciardi il titolo di «padre dei vociani» (Piscopo, 1982, p. 95), e ad autori nazionalisti (Enrico Corradini, Luigi Federzoni, Alfredo Oriani), espressione della temperie socioculturale e del legame con Croce.
Nel 1916 l’editore fu chiamato al fronte per ventotto mesi (Centro APICE, b. 119), vicenda che influì sul ritmo più lento delle edizioni tra il 1917 e il 1919. Nel dopoguerra si orientò verso la saggistica storica e letteraria, per via della scarsa autonomia culturale concessa dalla dittatura, guadagnandosi un posto tra gli editori definiti poi «non fascisti» (N. Tranfaglia - A. Vittoria, Storia degli editori italiani, Roma-Bari 2000, p. 347).
In questa fase un altro sodalizio umano e culturale, quello con Luigi Russo, diede vita al filone storico-critico-filologico; parallelamente, il legame con Ettore Lo Gatto introdusse la slavistica nel catalogo ricciardiano. Altre iniziative si attestarono su un terreno di «stretta napoletanità» (I primi quarantacinque anni, 1952, p. 13), come il tentativo di riportare in vita la rivista Napoli nobilissima (l’impresa riuscì per soli tre anni: 1920-22). Pur affievolitosi il sodalizio editoriale, la frequentazione con Croce non cessò; tuttavia alcune dissonanze politiche emersero successivamente in occasione del referendum istituzionale, quando sarebbe maturata la delusione del filosofo nei confronti di una libreria Ricciardi divenuta «covo di repubblicani» (Pane, 1976, p. 12).
Al 1938 risale l’acquisto della casa editrice da parte di Raffaele Mattioli, divenuto parente in seguito al matrimonio della figlia di Ricciardi, Anna Maria, con un cugino del banchiere, Domenico Mattioli. Il 4 agosto 1943 l’abitazione napoletana di Ricciardi, in via G. Nicotera 10, al ponte di Chiaia, fu distrutta da un’incursione aerea, l’editore spostò dunque la residenza al Cavone (via F.S. Correra, 5), nella sede storica della libreria, dove trascorse il resto dei suoi giorni.
Quello stesso anno la casa editrice si costituì in società a responsabilità limitata, cui Ricciardi partecipò con una quota di 50.000 lire, poi ceduta a Mattioli nel 1952, l’anno dopo l’apertura della sede milanese. Sebbene il passaggio di proprietà sia stato descritto dai biografi napoletani come il sopravvento della grande industria sull’«artigianalità editoriale» (Santoro, 2006, p. 262), al di là del respiro completamente diverso che l’attività in questo modo acquisì, Ricciardi continuò attivamente a lavorare ai progetti della casa editrice come collaboratore stipendiato (Centro APICE, b. 118), non limitandosi a gestire la libreria-filiale napoletana, ma intervenendo, per opere di suo interesse, in questioni redazionali e in materia di distribuzione e promozione. Quanto ai rapporti con il nuovo proprietario, dal carteggio emerge un reciproco rispetto affettuoso; tuttavia i modi pacati, al limite della pigrizia, tramandati dalla ricchissima aneddotica sull’editore, furono spesso oggetto dell’ironia del banchiere, talora perfino motivo di scontro e di delusione. Senz’altro il modus operandi di Ricciardi fu criticato dai membri dell’ufficio milanese, come emerge da una relazione del 1955 attribuita ad Alberto Vigevani (b. 120), in una fase in cui urgeva adeguare le modalità di produzione e distribuzione a obiettivi culturali e di mercato più ampi. In ogni caso, l’attività editoriale proseguì senza soluzione di continuità, stampando nel periodo bellico diverse opere di Croce.
Nell’immediato dopoguerra uscirono pochi volumi di letterati vicini a Mattioli, finché nel 1951 i tempi furono maturi per l’avvio di un monumento della cultura italiana del Novecento, la collana Letteratura italiana. Storia e testi, diretta da Pietro Pancrazi, Alfredo Schiaffini e da Mattioli stesso e inaugurata nel 1951 con un’antologia di Croce curata da Antonello Gerbi. La collana non doveva costituire una raccolta completa, ma unire i testi più significativi corredandoli di sussidi storico-critici e bibliografici. Fu affiancata da una collezione di Documenti di filologia, a cura di Gianfranco Contini e Schiaffini. È nota anche la collezione Sine Titulo: inaugurata nel 1954, raccoglieva scritti brevi di autori affermati in eleganti volumi in-16°. La materialità delle edizioni, sempre raffinata, costituì un altro elemento di continuità con l’attività del fondatore. La stampa era sempre più spesso affidata alla tipografia Valdonega di Giovanni Mardersteig, ma Ricciardi ancora faceva da tramite per i testi affidati a tipografi napoletani, con cui da decenni intratteneva rapporti. Il gusto per la carta raffinata emerge infine dalla quantità di campionari conservati presso l’archivio della sede milanese (oggi custoditi al centro APICE).
Nel 1946 Ricciardi si candidò nella lista Vesuvio del blocco democratico popolare, ma gli esiti non furono incoraggianti: stando a una sua stessa dichiarazione ottenne solo diciotto voti. Al dopoguerra risale anche la nomina a presidente del Conservatorio musicale di San Pietro a Maiella (1944-58) in omaggio a una passione giovanile. Dalla successiva delega del Comune alla presidenza del teatro S. Carlo, Ricciardi rassegnò le dimissioni nel 1960, a seguito di una polemica sul Martirio di san Sebastiano: ingerenze della Curia avrebbero indotto le autorità a consentire la rappresentazione della sola parte musicale, vietando la messa in scena del libretto di Gabriele D’Annunzio (Pane, 1976, p. 10).
Definito «editore pigro» (da Pietro Pancrazi, cfr. Doria, 1952, p. 95) per l’esiguità del suo catalogo prebellico e delle tirature, Ricciardi non è mai parso curarsi del profitto: l’assenza di apprensioni finanziarie si doveva probabilmente a piccole rendite ad Airola, comune materno, combinate a uno stile di vita a detta di tutti modesto. Del borgo sannita, dove era solito trascorrere le vacanze estive, gli fu offerta la cittadinanza onoraria nel 1963. In quello stesso anno si svolse la cerimonia di conferimento del Libro d’oro 1962, premio per gli editori distintisi «nel progresso e nella diffusione della cultura».
Tra i suoi interventi nei mezzi di comunicazione in quegli anni sono da segnalare nel 1962 l’apparizione televisiva nel programma Libri per tutti, all’uscita della biografia di Croce di Fausto Nicolini (https://www.youtube. com/watch?v=QJ0JIXADjMo, 19 ottobre 2016) e la partecipazione a un ciclo di trasmissioni radiofoniche sul Mezzogiorno.
A partire dal 1971 la salute non più salda lo costrinse ad alcune pause forzate, tuttavia continuò a gestire la filiale napoletana e a comunicare con la sede milanese per discutere questioni amministrative, come testimoniano diverse lettere (Centro APICE, b. 119). Il 29 agosto 1972 rassegnò le dimissioni dal consiglio di amministrazione, ma continuò a interessarsi alle pubblicazioni e alle attività di promozione e distribuzione fino al marzo dell’anno successivo.
Morì a Napoli il 1° luglio 1973. I funerali si tennero due giorni dopo nella chiesa di San Pietro a Maiella.
La casa editrice sarebbe sopravvissuta anche a Mattioli, morto meno di un mese dopo, con la cessione, da parte degli eredi, del 50% delle quote alla Arnoldo Mondadori Editore, da cui fu acquisita completamente nel 1996. Passò in seguito alla gestione Einaudi (parte del gruppo Mondadori) nel 1999, e nel 2002 ne fu acquisita. Nel 2003 (ufficialmente 2004) venne acquisita dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.
Opere. Per l’arte del canto, Napoli 1903; Ricordi dell’editore di Napoli, in Belfagor, XVI (1961), 6, pp. 857 s.; Testimonianza su Giustino Fortunato, in Realtà del Mezzogiorno, II (1962), 6-7, pp. 807 s.; S. Di Giacomo, Se sfraveca, a cura di R. Ricciardi - F. Schlitzer, Napoli 1960; Croce e il libro, in Rivista di studi crociani, III (1966), 3, pp. 391-394.
Fonti e Bibl.: Nel 1998 la corrispondenza di Ricciardi (circa 750 documenti) fu ceduta in deposito alla Biblioteca nazionale di Napoli. Il centro Archivi della parola, dell’immagine e della comunicazione editoriale (APICE) dell’Università degli studi di Milano conserva l’archivio storico della casa editrice (1907-2007), che comprende anche la corrispondenza di Ricciardi con la sede milanese, insieme a un piccolo subfondo di corrispondenza privata (1847-1972, consistenza: 89 unità archivistiche); Napoli, Archivio Croce, Carteggio; Roma, Fondazione Giovanni Gentile, Lettere inviate a Gentile, f. Ricciardi R. (1915-1942); Lugano, Biblioteca cantonale, Archivio Giuseppe Prezzolini, Corrispondenze antiche (1904-1945), R. Ricciardi-G. Prezzolini; B. Croce, Taccuini di lavoro, I, 1906-1916, Napoli 1987.
L’attività dei nostri editori. R. R., in Leonardo, III (1927), 10, pp. 258-259; I primi quarantacinque anni della casa editrice Ricciardi, a cura di G. Doria, Milano-Napoli 1952; D. Bonelli Iconografia ricciardiana, Napoli 1963; M. Moretti, Il libretto dei miei amici, Milano 1963, p. 314; M. Abbate, Don R. R., Napoli 1965; F. Nicolini, Scorribande presepiali. A ricordo di R. R. e Angelo Rossi, Napoli 1973; U. Piscopo, R. R., in Belfagor, XXXIX (1974), 5, pp. 561-570; Ricciardiana. Omaggio a R. R., Napoli 1974; M.G. Castellano Lanzara, L’editore R. R., Roma 1975; R. Pane, Ricordo di R., Napoli 1976; S. Loi, R. R. editore, in Libri e riviste d’Italia, XXIII (1980), 365-366, pp. 409-410; U. Piscopo, R. R. Per un’editoria non seriale, Napoli 1982; D. Isella, Per una collezione di classici. La letteratura italiana. Storia e testi, Milano 1983; B. Nicolini, Ricordo di R. R., Napoli 1983; A. Saibene, Raffaele Mattioli e la casa editrice Ricciardi, tesi di laurea, Università degli studi di Pavia, a.a. 1990-91; R. R. editore europeo. Mostra bio-bibliografica a vent’anni dalla sua scomparsa, a cura di L. Mascilli Migliorini, Napoli 1994; Id., Le carte dell’editore Ricciardi, in La fabbrica del libro, I (1995), 1, pp. 32-33; Le carte di R. R. alla Biblioteca Nazionale di Napoli, Napoli 1998; P. Cavina, Croce e R.: una collaborazione editoriale, in Editori e lettori, a cura di L. Finocchi - A. Gigli Marchetti, Milano 2000, pp. 13-27; M. Santoro, Napoli e la Campania nel Novecento. Le biblioteche e l’editoria, in Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari, XX (2006), pp. 227-269; La casa editrice R. R. Cento anni di editoria erudita, a cura di M. Bologna, Roma 2008.