NIELSEN, Riccardo
NIELSEN, Riccardo. – Nacque a Bologna il 3 marzo 1908, da Emilio e da Rosa Scarani, in una famiglia di specialisti della medicina di origine danese.
Studiò composizione con Carlo Gatti a Milano e frequentò il liceo musicale Giovanni Battista Martini di Bologna, dove si diplomò come privatista nel 1931. Studiò poi a Salisburgo, dove si fece notare come compositore di talento da Bernhard Paumgartner, che volle dirigere una sua composizione. Frequentò i corsi di perfezionamento tenuti a Roma da Alfredo Casella, il quale in più occasioni diresse sue opere strumentali.
In questo periodo le sue composizioni registrano una moderata adesione al gusto ‘neoclassico’ di Casella ma rivelano una cura formale e uno spirito di ricerca timbrica piuttosto inconsueti. Ne rimane testimonianza nel trittico per pianoforte Ricercare Corale Toccatasul nome di Bach, che nel contempo dimostra la sua abilità nel trattare le forme musicali connesse alla tradizione rinascimentale italiana.
L’interesse per la musica antica, coltivato fin dai tempi del conservatorio di Bologna col musicologo Francesco Vatielli, costituì una componente di rilievo della sua intensa attività di revisore-trascrittore. La Musica per archi, composta ai primi del 1946, si qualificò come «la composizione più rigorosamente dodecafonica» fra quelle presentate al Festival di musica contemporanea di Venezia di quell’anno (Mila, 1947, pp. 66 s.): dell’opera vennero apprezzati il lucido impegno dell’orditura costruttiva e il graffiante lirismo di matrice espressionista. Procedendo in questo indirizzo stilistico, nel 1948, sempre al Festival veneziano, Nielsen presentò il monodramma L’incubo (libretto di Elsa Pradella, poi moglie del compositore, tratto da Pétrus Borel), dove il rimando a Erwartung di Arnold Schönberg sembra evidente, specie sotto il profilo architettonico. La stessa orditura formale, con l’impiego delle forme ‘classiche’ in brani denominati Sarabanda, Madrigale, Toccata, Recitativo, Tema con variazioni, Notturno, Marcia funebre (come nel Wozzeck di Berg) evidenziano un’adesione incondizionata ai procedimenti impiegati dalla Scuola di Vienna. Il clima di allucinata disperazione, di straziante e vana attesa viene raggiunto dal compositore con raffinata bravura.
Con La via di Colombo (testo di Alessandro Piovesan da Massimo Bontempelli, opera radiofonica in un atto per soli, coro e orchestra, vincitrice del Premio Italia 1953 indetto dalla RAI) Nielsen riformulò e chiarificò alcuni aspetti del suo linguaggio.
Preceduto da tre brani sinfonici (Tre Studi per La via di Colombo), il lavoro drammatizza il viaggio del navigatore genovese fino all’approdo nel Nuovo Mondo. In un clima più rasserenato e con momenti di suggestiva comunicazione, l’opera giunge a un finale emozionante: il coro dei marinai che sbarcano intona la melodia del Salve Regina gregoriano, mentre l’orchestra in sottofondo svolge un ardito commento nello stile della passacaglia.
Il genere della cantata drammatica registra un altro episodio rilevante, il Requiem nella miniera per voce recitante, soli, coro e orchestra (1958, testo di Ugo Zoli): scritto in memoria dei minatori italiani morti nel disastro minerario di Marcinelle (1956), questa specie di ‘Requiem civile’ esprime in un linguaggio scarno ma incisivo la commozione dell’artista di fronte all’umana tragedia attraverso un suggestivo e magistrale impiego del coro.
Dal 1946 al 1950 ebbe l’incarico di sovrintendente del teatro Comunale di Bologna. Dedicò grande impegno nel rinnovamento di una struttura rimasta molto legata alla tradizione; in particolare si ricorda la sua lungimiranza nello scritturare giovani artisti di grande talento, come i direttori d’orchestra Guido Cantelli e Carlo Maria Giulini o il pianista Pietro Scarpini. Fu poi direttore dell’Istituto musicale pareggiato Girolamo Frescobaldi di Ferrara dal 1952 al 1976.
Nel valutare la personalità del musicista è indispensabile considerare il suo impegno di revisore-trascrittore di musica antica, sviluppato per un quarantennio con riproposte esecutive di opere da Claudio Monteverdi a Francesco Cavalli, da Marco da Gagliano a Benedetto Marcello, da Domenico Scarlatti a Giovan Battista Pergolesi, dai polifonisti veneziani ai madrigalisti ferraresi. A proposito di questi ultimi, e più in generale sul Rinascimento musicale nella città estense, con la raccolta di Dodici madrigali di scuola ferrarese su testi del Tasso (1954) e con l’edizione moderna delle Canzoni strumentali (versione per orchestra) di Girolamo Frescobaldi (1954), fu un ‘apripista’ per alcune generazioni di studiosi, soprattutto musicologi nordamericani.
Importante anche la produzione concepita a scopo didattico. Dalla spassosa Sinfonia didattica (coro di bambini all’unisono, coro di violini in prima posizione, corno, tromba e due pianoforti) a Il richiamo e la caccia per corno e pianoforte, dalla Sonata per oboe, fagotto e pianoforte fino al trattato sulle Forme musicali (1961), traspare evidente l’esigenza di fornire agli studenti ‘arnesi del mestiere’ non convenzionali.
La parabola creativa di Nielsen si sviluppò in un arco ininterrotto di ricerca tesa verso una sorta di ‘prosciugamento’ del linguaggio, mirante a una essenzialità scarna ma densa di significati. In tale direzione si collocano le due sonatine per pianoforte del 1954: Perbrevis…, dedicata a Pietro Scarpini e Carlo Maria Giulini, il cui carattere aforistico è vitalizzato da un’intelaiatura ritmica coinvolgente; e In signo Magni Arnoldi, dove il materiale tematico derivato da opere di Schönberg viene rielaborato in una riformulazione essenziale, dalla forte, incisiva originalità. Allo stesso clima sonoro appartiene la Sonata per due pianoforti (1955), composizione di calcolato impegno creativo che nel 1955 rappresentò l’Italia al Festival della Société internationale de Musique contemporaine a Baden-Baden: l’opera venne accolta con interesse dalla critica ed ebbe anche una discreta circolazione concertistica, giacché entrò nel repertorio dell’acclamato duo pianistico formato da Gino Gorini e Sergio Lorenzi. Dopo alcune opere riconducibili al genere dell’«aria da concerto» (i Vier Lieder von Goethe per soprano del 1958 e le Invenzioni e Sinfonie per voce e orchestra del 1961), compose quello che si può considerare il suo testamento artistico, Eine Kammerkantate per soprano, coro femminile e cinque strumentisti (1969, su testi dell’imperatore Adriano, di Hölderlin e dell’Odissea): in un clima rarefatto, brulicante di sussurri misteriosi e melodie insinuanti, la voce solista e il coro intonano suoni che sembrano provenire dal mondo delle anime irrequiete.
Morì a Ferrara il 31 gennaio 1982.
Opere: oltre le composizioni citate, tra la musica per orchestra si ricordano: Sinfonia concertante per pianoforte e orchestra (1931), Concerto per violino e orchestra (1932), Capriccio per pianoforte e piccola orchestra (1933), Sinfonia (1933), Sinfonia per piccola orchestra (1935), Concerto per orchestra (1936), Variazioni (1956), Varianti (1965). Tra la musica da camera: Adagio e Allegro per violoncello e 11 strumenti; Musica a due per violino e pianoforte (1942); Musica per due pianoforti (1939); Aforismi per clarinetto e pianoforte (1958); Sonata per violoncello e pianoforte (1958); Quartetto con pianoforte (1959); Cadenza a due «per Niels» per violoncello e pianoforte (1967 dedicata al figlio violoncellista); Fasce sonore (6 + 5) per 11 strumenti ad arco (1968); Cromonomie per pianoforte (1971). Per voce e orchestra: Due madrigali per 4 voci e 25 strumenti; Ganymed (Goethe) per soprano, clarinetto, violoncello e pianoforte; Psalmus in confessione per coro maschile e 4 pianoforti (1941); Quattro lieder su testi di Apollinaire (1960-61).
Ha curato, in collaborazione con Adriano Cavicchi, l’edizione moderna delle Canzonette alla napoletana di Lodovico Agostini, 1963. Le innumerevoli trascrizioni e rielaborazioni di opere antiche, commissionate da teatri o enti concertistici, per lo più disperse, in parte sono reperibili presso l’editore Bongiovanni di Bologna.
Fonti e Bibl.: G. Barblan, Quo vadis Musice?, in Rivista musicale italiana, XLVIII (1946), pp. 493 s.; M. Mila, Lettera da Venezia, in La Rassegna musicale, XVII (1947), pp. 66 s.; R. Zanetti, La musica italiana nel Novecento, Busto Arsizio 1958, pp. 976-978, 1257-1260; R. Vlad, Storia della dodecafonia, Milano 1958, pp. 222-225; A. Trudu, N., R., in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, p. 376; R. Costa, N., R., in The New Grove dictionary of music and musicians, XVII, ed. 2001, p. 899.