NAPOLITANO, Riccardo
– Nacque a Napoli il 17 agosto 1928 da Giovanni e da Carolina Bobbio. Il padre, avvocato penalista, liberale, era amico di intellettuali antifascisti crociani.
Fin da adolescente coltivò grande amore per il cinema, il teatro e la letteratura, per la storia e la politica, sulle orme, in parte, del fratello Giorgio, maggiore di tre anni.
Il precoce interesse per il cinema ebbe modo di concretarsi e di tradursi in un diretto impegno all’indomani della Liberazione. Testimone attivo di un’Italia da ricostruire – e, con essa, la democrazia e la società civile – vide nel cinema, come altri della sua generazione, lo strumento e l’occasione per rifondare la realtà del presente, per ripercorrere la storia, non solo nazionale, per discuterla, contribuendo così al suo farsi e alla sua trasformazione. Nella sua idea occorreva infatti non solo aggregare e organizzare consumatori-spettatori di cinema, ma farne un pubblico di soggetti partecipanti, critici, responsabili e propositivi, anche attraverso la realizzazione di inchieste audiovisive e di documentari.
Dopo la guerra si iscrisse alla facoltà di ingegneria all’Università di Napoli, ma presto decise di interrompere gli studi per dedicarsi completamente all’impegno politico, sociale e culturale. Le discipline scientifiche, come la medicina, continuarono nondimeno a esercitare su di lui un profondo fascino e seguitò a coltivarle anche nel privato. Nei primi anni Cinquanta si iscrisse al Partito comunista italiano (PCI) e fu tra i fondatori, nonché il principale promotore per oltre un decennio, delle attività del Circolo del cinema napoletano, nel quale ricoprì il ruolo di segretario fino al 1960. I circoli si diffusero in tutta Italia, in seguito alla costituzione della Federazione italiana dei circoli del cinema (FICC), nell’autunno del 1947, rappresentando la più antica associazione culturale dedita alla diffusione della cultura cinematografica in Italia. Dal 1958 Napolitano fu anche consigliere del direttivo nazionale.
La Federazione nacque con una precisa funzione sociale – rafforzatasi sempre più a partire dalla presidenza di Cesare Zavattini – e i circoli, con il coordinamento della federazione, divennero «una vera e propria scuola di cultura e di vita, non soltanto di cinema» (Gambetti, 1998, p. 8). Accanto alla passione e all’impegno nella FICC, Napolitano iniziò, dai primi anni Sessanta, a indagare la realtà attraverso un cinema documentario inteso come strumento linguistico, culturale e politico che per lui, come per molti suoi amici cineasti impegnati, appariva il più adatto allo sviluppo di una società autenticamente democratica. «Fondamentale per capire l’urgenza e la passione e la ragion d’essere del cinema documentario è la lezione di Cesare Zavattini, considerato dai documentaristi, non solo italiani, […] dalla grande stagione del cinema neorealista in poi, il grande punto di riferimento, il maestro per eccellenza, per l’avvento e la realizzazione di ‘un altro cinema’. Cesare Zavattini, infatti, […] auspicava che gli spettatori […] si impadronissero del linguaggio audiovisivo per compiere un salto: trasformarsi da fruitori in soggetti attivi di una cultura e di una sensibilità che nascessero dal basso, così da essere costantemente in presa diretta con la realtà» (Argentieri, 2009, p. 5).
Trasferitosi a Roma nel 1964, conobbe Carla Simoncelli, tra le più apprezzate montatrici del cinema italiano. Si sposarono in Campidoglio nel 1971 e il loro sodalizio, sentimentale e professionale, durò fino alla morte di lui.
La sua esperienza di cineasta secondo la lezione di Zavattini si concretò in una trentina di film di non fiction, inerenti temi e questioni storico-sociali e politico-culturali, film ancora in buona parte inediti e quasi del tutto sconosciuti perfino a un pubblico di esperti e addetti del settore. In quegli anni lavorò anche per la televisione, collaborando a programmi della Rai, come sceneggiatore, realizzatore di soggetti, operatore e autore.
Le tematiche ricorrenti nei suoi film spaziano dalla «denuncia di una società che distribuisce male la ricchezza» a «una classe politica che si impegna poco o per nulla per garantire il lavoro, che spreca le preziose risorse della terra, che rinchiude i malati di mente per cancellarne dalla memoria l’esistenza. […] troviamo ancora argomenti come la speculazione edilizia, la massificazione, l’inquinamento, l’immobilismo politico, l’emigrazione: non esiste questione sociale o argomento politico del quale Napolitano non abbia almeno accennato nella sua opera cinematografica» (Curione, 2009, p. 7).
La militanza nel PCI lo spinse a lavorare, dal 1966, nella società Unitelefilm – fondata nel 1963 sotto l’egida del partito – della quale rimase nel direttivo fino al 1969. Dapprincipio Unitelefilm raccoglieva e conservava film di propaganda del PCI realizzati da una serie di strutture centrali e periferiche del partito, oltre a dedicarsi a nuove produzioni; queste, tra cui diverse opere di Napolitano, si caratterizzarono presto per autonomia e capacità di andare oltre gli schemi tipici della propaganda comunista. Si inquadra in questo periodo e contesto l’avvio di uno dei progetti più importanti di Napolitano: l’edizione italiana, per la Rai, dei classici cinematografici sovietici dei primi decenni del Novecento, distribuiti dalla Unitelefilm. Curò l’edizione e la diffusione, contribuendo quindi alla loro conoscenza, di quattro importanti capolavori del cinema sovietico, tra cui Ottobre di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn.
Nel 1972 fu eletto presidente nazionale della FICC, ruolo che ricoprì fino alla morte. Coerentemente con le sue idee, la presidenza si caratterizzò per una speciale attenzione nei confronti della formazione del pubblico e degli operatori culturali nei circoli del cinema, attenzione sancita nel 1987 dal contributo alla Carta internazionale dei diritti del pubblico realizzata dalla Federazione internazionale dei circoli del cinema, presieduta allora da Carlo Lizzani. Tra il 1972 e il 1973, insieme all’Associazione degli autori cinematografici, fu tra gli ideatori delle Giornate del cinema a Venezia, che esercitarono un’azione di critica nei confronti della Biennale e, auspicandone una riforma, portarono alla modifica dello statuto in senso più democratico. Nello stesso periodo fece parte della segreteria della commissione cinema all’interno della sezione culturale del comitato centrale del PCI. Ricoprì anche l’incarico di esperto del settore cinema e spettacolo televisivo della Biennale dal 1974 al 1977, anno in cui si dimise dopo aver constatato l’inapplicabilità, nei fatti, del nuovo statuto.
Operatore culturale instancabile, promosse la costituzione di un coordinamento delle Associazioni nazionali di cultura cinematografica, stabilendo accordi anche con le associazioni dei critici cinematografici, degli autori, dei giornalisti, nell’intento di diffondere il più possibile il cinema culturale e non commerciale. Nel 1979 fu tra i fondatori dell’Archivio storico audiovisivo del movimento operaio(denominato dal 1985, dopo il riconoscimento di fondazione culturale, Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico-AAMOD). Nel 1985 promosse un’iniziativa tesa alla scoperta e alla valorizzazione della cosiddetta commedia all’italiana, che portò alla pubblicazione, a cura sua e di Pietro Pintus, di due volumi di testi critici e di interviste, Commedia all’italiana: angolazione e controcampi (Roma 1986). Nel 1991 fu uno dei principali artefici di un articolato progetto sulla figura e l’opera di Zavattini, Cesare Zavattini: la sua utopia e la sua realtà, titolo di un seminario, al quale seguirono una rassegna di 60 film e la realizzazione, a cura di autori diversi, tra cui egli stesso, del volume Lessico zavattiniano (Venezia 1992).
Nell’ultimo periodo della sua vita, trascorso all’ospedale oncologico Regina Elena di Roma, contribuì insieme alla moglie, all’allestimento di una sala cinematografica per malati e personale sanitario.
Morì a Roma il 14 luglio 1993.
La riscoperta di Napolitano, non citato in alcuna storia del cinema, si deve soprattutto alla FICC che, dopo la sua morte, gli ha dedicato diverse iniziative e pubblicato scritti e ricerche, fra l’altro promuovendo nel settembre 2009, insieme al Centro sperimentale di cinematografia-Cineteca nazionale, all’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico e ad altre istituzioni, una rassegna cinematografica dei suoi film e un convegno di studi sulla sua opera.
Filmografia (cit. in Curione, 1998-99): Il dono del Nilo, 1964; Primo maggio 1964 a Napoli, 1964; Un lungo cammino, 1965; Roma come città, 1966; Vedove bianche, 1966; 1904 n. 36, 1967; La veglia delle meteore (L’età del futuro), 1969; Una moda al giorno, 1969; Un fiume una città, 1969; Una storiacome tante, 1969; Delta del Danubio, 1969; La multi ani, 1969; Album percartoline postali illustrate, 1970; Cento anni dopo (La questione), 1970; Dell’assuefazione, 1970; Messaggi per chi, 1970; Bambini consumatori consumati, 1971; Dolci mani, languide carezze (Lavaggio), 1971; Funerali verdi, 1971; Divoratori di libri (Patologia del libro), 1971; Disoccupato, 1971; L’asino, 1971; I miei ricordi, 1972; Così è in tuo nome (Quale giustizia), 1972; Una donna, un oggetto, 1973; Handicap, 1974; Scuola e comunicazione, 1974; La villetta, 1975; Discutere sull’Emilia, 1975; Cultura e sanità, 1975; Storie rosso cinabro (Frammenti di antichità), 1975; L’addio a Enrico Berlinguer, 1985.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. audiovisivo del movimento operaio e democratico, Fondo Unitelefilm, Serie Produzioni cinematografiche; G. Gambetti, Il lavoro culturale di R. N., Roma 1998; D. Curione, Il cinema di R. N.: analisi e materiali, tesi di laurea in Storia e critica del cinema, Facoltà di lettere e filosofia, Università degli studi Roma La Sapienza, a. a. 1998-99; C. Simoncelli, testimonianza al convegno R. N.: il cinema documentario e la passione politico-culturale, Fondazione AAMOD, Roma 30 settembre 2009; M. Asunis, R. e la FICC, relazione al convegno cit.; Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, 29/09/2009 - Cronaca di un evento, giornale allegato al dvd omonimo, Roma 2009 (si vedano in particolare i contributi di M. Argentieri, Il cinema documentario in Italia nel secondo Novecento e di D. Curione, I film di R. N.).