MALIPIERO, Riccardo
Nacque a Milano il 24 luglio 1914, figlio del violoncellista Riccardo e di Maria Pezzutti. Compì studi musicali di pianoforte, diplomandosi al conservatorio di Milano (1932), e di composizione, diplomandosi al conservatorio di Torino (1937). Nel 1937-39 seguì a Venezia i corsi di perfezionamento dello zio Gian Francesco Malipiero.
Dopo un avvio di carriera come pianista in duo con il padre, il M. si dedicò totalmente alla critica musicale e alla composizione, attività tra loro connesse, la prima in funzione di coscienza e di messa a fuoco delle motivazioni fondamentali della seconda. Nel 1937, insieme con Primo Casale, fondò a Milano il Centro sperimentale di musica. Nel 1938 scrisse i primi articoli per Corrente ed entrò a far parte del gruppo di intellettuali che animavano il giornale.
Le composizioni giovanili risentono dell'insegnamento dello zio e guardano con simpatia da una parte a C. Debussy di Fêtes e al Bolero di M. Ravel, dall'altra al neoclassicismo di A. Casella e I. Stravinskij. In seguito il M. ripudiò i lavori scritti prima del 1938 (l'anno della prima esecuzione pubblica di una sua composizione, Musica n. 1 per violoncello e 9 strumenti) e salvò un numero limitato di quelli scritti tra il 1938 e il 1945. Fra questi ultimi spiccano la serie di brani intitolata Musica (1938-39) e l'opera in due atti Minnie la candida su testo di M. Bontempelli (Parma 1942), che nell'impianto vocale tradizionale, deliberatamente non veristico, fa uso di un asciutto linguaggio atonale e di schemi formali di tipo strumentale. A partire da Minnie la candida il modello del M. divenne L. Dallapiccola, col quale nel dopoguerra instaurò un rapporto duraturo di amicizia e di collaborazione.
Fu richiamato alle armi nel 1942 e destinato al fronte russo si rifugiò sui monti della Val Brembana, dove dopo l'8 sett. 1943 fu attivo nell'organizzazione partigiana fino ai giorni della Liberazione. Nel giugno 1945 sposò la pianista Nellie Grego e intensificò l'attività di critico musicale, che nel quindicennio successivo esercitò continuativamente sui quotidiani Il Popolo (1945-56) e il Corriere lombardo (1956-66). Agli scritti giornalistici affiancò anche una produzione pubblicistica, con titoli di divulgazione musicale nei quali tratta di preferenza autori e temi connessi con la sua esperienza di compositore: tra questi figurano i volumi G.S. Bach e Debussy (entrambi Brescia 1948), la Guida alla dodecafonia (Milano 1961) e le conversazioni con Gillo Dorfles, raccolte sotto il titolo Il filo dei dodici suoni. Dialogo sulla musica (Milano 1984).
Nel 1946 B. Maderna diresse al Festival internazionale di musica di Venezia il Piccolo concerto per pianoforte e orchestra da camera del M., opera che, pur conservando memorie tonali, sancisce l'adesione alla dodecafonia e a un'espressività lirica più vicina al mondo di A. Berg che a quello di A. Schönberg. Successivamente (Cantata sacra per soprano e coro del 1947, Quatre poésies d'Éluard per voce e pianoforte del 1948 e sinfonia n. 1 del 1949) il M. s'impegnò in un ripensamento lucido e coerente dei propri mezzi compositivi. Nel 1949 fu tra gli organizzatori e i protagonisti del primo congresso internazionale di musica dodecafonica, svoltosi a Milano, al quale parteciparono tra gli altri Dallapiccola, R. Leibowitz, Maderna e C. Togni.
In quell'occasione il M. sostenne con convinzione la linea della libertà individuale nelle modalità d'applicazione del modello schönberghiano. Nella musica del M. ciò si traduce nell'inclusione di elementi melodici, armonici e formali derivati dalla tradizione diatonica e tendenti ad assegnare alla composizione una precisione e una nettezza di contorni ignoti alla dodecafonia originaria.
Al 1954, con il concerto per violino e orchestra (1952), risale la prima esecuzione di una composizione del M. al Festival della Società internazionale di musica contemporanea. Nel medesimo anno il M. compì un viaggio di due mesi negli Stati Uniti, invitato dal Dipartimento di Stato a visitare le istituzioni musicali del Paese: le esperienze del soggiorno americano si tradussero in una serie di articoli giornalistici e nella Sinfonia cantata su testi di D. Campana, J. Laforgue, F. García Lorca, W. Whitman (1956: prima esecuzione a New York l'anno successivo). Nel frattempo, con gli Studi per orchestra (1953) e i brani cameristici coevi (Musica da camera per quintetto di fiati del 1959, quartetto n. 3 del 1960 e Mosaico per doppio quintetto del 1961) l'attenzione del M. compositore si focalizzò sulla ricerca timbrica; mentre lavori come Sei poesie di Dylan Thomas per voce e dieci strumenti (1957) conseguono una chiara valenza simbolica nel raccordo tra struttura formale e significato poetico. L'opera in un atto La donna è mobile, tratta per mano di G. Zucconi dalla commedia Nostra Dea di M. Bontempelli (Milano 1957), conferma la congenialità malipieriana al gioco scenico retto da motivazioni intellettuali del mondo teatrale di Bontempelli e propone un esempio di opera buffa dodecafonica non esente dalla parodia, in cui lo Sprechgesang si piega a una declamazione flessibile e rispettosa della percettibilità della parola.
In occasione della Mostra di musica contemporanea italiana del 1959 il M. fece un secondo viaggio negli Stati Uniti e tenne conferenze in varie città. Negli anni successivi ricevette commissioni da istituzioni importanti: il Maggio musicale fiorentino (quartetto n. 3 per archi), la RAI (l'opera televisiva del 1962, Battono alla porta, su libretto di D. Buzzati, presentata anche in versione scenica a Genova nel 1963), il Festival musicale di Besançon (Nykteghersia per orchestra, 1962), la Società argentina di musica contemporanea (Preludio, adagio e finale per voce e percussione, su testi di M. Gallardo-Drago, G. Noventa e G. Ungaretti, 1963), la Library of Congress di Washington (In time of daffodils per voci sole e sette strumenti, su poesie di E.E. Cummings, 1964). Nel 1963 tenne un corso di perfezionamento di composizione al Centro de altos estudios musicales di Buenos Aires. Nel 1969 fu invitato in qualità di visiting professor all'Università del Maryland e rappresentò l'Italia al settimo congresso dell'UNESCO (United nations educational scientific and cultural organization) a Mosca. Nel medesimo anno interruppe definitivamente l'attività di critico musicale e assunse la direzione del liceo musicale di Varese, che mantenne fino al 1984. Nel 1977 ricevette la medaglia d'oro della città di Milano per i meriti in campo artistico.
Nella ricerca compositiva del M. degli anni Sessanta si profila una parziale assimilazione di alcuni postulati delle avanguardie postweberniane: lavori come Nykteghersia e Mirages (1966), grazie anche all'uso più spregiudicato degli strumenti a percussione, pervengono a climi sonori in cui le componenti figurative e discorsive si diluiscono in inquietudini e gestualità che creano una sorta di impressionismo notturno; suggestioni materiche si affacciano nel concerto per violino, violoncello, pianoforte e orchestra (1971) e nel Capriccio per orchestra da camera (1972). Mentre il Requiem per sola orchestra, scritto nel 1975 in memoria di Dallapiccola su materiali diversi, anche dello stesso Dallapiccola, segna l'abbandono di una certa reticenza espressiva, connaturata all'indole del M., e l'emergere di una profonda partecipazione umana. Nelle composizioni dell'ultimo periodo spicca il recupero della voce in pagine di intensa cantabilità come Loneliness per voce e orchestra su testi di J. Donne e O. Wilde (1986-87), Meridiana per soprano e strumenti su testi del M. (1989-90) e Dalla prigione un suono per soprano, baritono, coro, violino solista, pianoforte e orchestra su testi di Paola Capriolo (1993).
Il M. morì a Milano il 27 nov. 2003, lasciando incompiuta un'opera per il teatro, L'ultima Eva, alla quale lavorava da diversi anni.
Per l'elenco completo delle composizioni, edite principalmente da Suvini Zerboni, si rimanda a The New Grove Dictionary. Scritti, oltre quelli citati in precedenza: "La dannazione di Faust" di Berlioz, Milano 1946 (con B. Dal Fabbro); "L'enfant et les sortilèges", "La valse", "Daphnis et Chloé" di Ravel, ibid. 1948; "Pelléas et Mélisande" di Debussy, Brescia 1949; "Le martyre de s. Sébastien", Milano 1951.
Fonti e Bibl.: M. Mila, Un'opera parodistica di R. M., in Id., Cronache musicali 1955-1959, Torino 1959, pp. 186-188; Piccolo omaggio a R. M., a cura di P. Franci, Milano 1964; C. Sartori - P. Santi, Due tempi di R. M., Milano 1964; P. Santi, La cassazione di R. M., in Chigiana, n.s., XXV (1968), pp. 287-294; A. Gentilucci, R. M., in Guida all'ascolto della musica contemporanea, Milano 1969, pp. 271 s.; R. Zanetti, La musica italiana del Novecento, Busto Arsizio 1985, pp. 1222-1230; Omaggio a R. M.: cinquant'anni di attività musicale, Milano 1996; Diz. encicl. universale della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, pp. 598 s. (s.v. Malipiero, famiglia); The New Grove Dict. of opera, III, p. 171; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, pp. 704 s.