Riccardo II
Re d’Inghilterra (Bordeaux 1367-Pontefract 1400). Figlio di Edoardo il Principe Nero e nipote di Edoardo III, divenne principe di Galles alla morte del padre (1376) e succedette sul trono inglese nel luglio 1377; trascorse la minore età tra le lotte del partito costituzionale contro il partito della corte capeggiato da Giovanni di Gaunt, duca di Lancaster. Il consiglio di reggenza fu costituito in parti uguali da entrambi i partiti; ma il Parlamento (1377) riuscì presto a spostare a favore dei costituzionalisti l’equilibrio dentro il consiglio di reggenza. Il governo però restava in mano al duca di Lancaster; e mentre la guerra in Francia e nella Scozia procedeva sfavorevolmente per gli inglesi, il disordine e l’abuso amministrativo creavano nel Paese uno stato d’insoddisfazione crescente, culminato, a motivo dell’oppressione fiscale, in una grande rivolta dei contadini (1381). Questi si riversarono su Londra saccheggiando e uccidendo, tra gli altri, l’arcivescovo di Canterbury, Simon Sudbury; R. li affrontò due volte e riuscì, con la promessa di una generale amnistia (che i ministri poi non vollero applicare), a sedare la rivolta. Intanto (1382) era uscito di minorità e iniziò la sua azione politica scegliendo, senza consultare il Parlamento e contro di esso, i suoi consiglieri: Michael de la Pole, presto creato conte di Suffolk, Robert de Vere, poi duca d’Irlanda, e soprattutto gli zii Edmund e Thomas, creati rispettivamente duchi di York e di Gloucester. Quest’ultimo tuttavia, profittando dell’opposizione del Parlamento al sovrano e dell’impopolarità di Suffolk, riuscì a farlo sostituire nella carica di cancelliere e a porre R. sotto controllo (1387): il rifiuto del re indusse alla rivolta i lords appellants, come si chiamarono per l’occasione lo stesso Gloucester, R. Fitzalan conte di Arundel, T. Beauchamp conte di Warwick, T. Mowbray Nottingham e Henry Bolingbroke, primogenito di Lancaster ormai scomparso dalla scena. Sconfitto De Vere a Radcotbridge (20 dic. 1387), R. fu costretto a cedere alla volontà del «parlamento spietato» (1388), che mandò a morte i suoi ministri e pose lui di nuovo sotto tutela. L’anno dopo però egli riacquistava il controllo del governo e inaugurava, evitando ogni apparenza di vendetta, un periodo di scrupolosa amministrazione e di accordo col Parlamento: fu allora conclusa la pace con Francia e Scozia e consolidata la posizione inglese in Irlanda (1394-95). Ma dopo otto anni (1397), R. si sentì abbastanza forte per infierire sugli antichi oppositori: Gloucester e Arundel furono uccisi, Warwick, Nottingham e Bolingbroke (questi due ultimi nonostante l’appoggio che gli avevano dato in un secondo momento) inviati in esilio. Da allora in poi governò dispoticamente, riscuotendo imposte e multe a volontà, perseguitando con ferocia: alla morte del vecchio duca di Lancaster, tramutò l’esilio del figlio in esilio a vita e ne confiscò i beni (1399). Mentre però R. era in Irlanda, Bolingbroke sbarcò nello Yorkshire, e R., al suo ritorno, quasi senza sostenitori, fu costretto ad arrendersi al rivale. Fu imprigionato (taluni attribuiscono a Bolingbroke la sua morte), mentre il rivale era eletto re dal Parlamento col nome di Enrico IV.