GRIFONI, Riccardo
Nacque a Firenze il 5 giugno 1845 da Ferdinando e da Elisa Granati, appartenenti alla parrocchia di S. Salvi.
Il G. si formò presso l'Accademia di belle arti di Firenze sotto la guida di G. Duprè, dal quale derivò la formula del bello nel vero. L'influenza della teoria della copia di L. Bartolini nel senso del verismo e del realismo non comportò, infatti, la completa rinuncia ad attenersi alle forme elaborate dal classicismo e dal purismo.
L'attività del G. è documentata a Firenze e a Milano, ma le prime notizie certe risalgono al 1870 quando risulta essere residente a Roma con lo studio in piazza S. Nicola da Tolentino. Nello stesso anno presentò un bozzetto per il Monumento ai fratelli E. e G. Cairoli; ma, nonostante si fosse dichiarato disposto a lavorare senza ricompensa, il modello premiato dal Comune, e per giunta sanzionato da G. Garibaldi, fu quello di E. Rosa, poi collocato al Pincio e inaugurato nel 1883.
Nel 1872 traslocò lo studio al n. 57 di via Sistina ed espose a Milano la statua Oreste. Il gesso relativo fu presentato l'anno successivo alla mostra milanese della Società degli amatori e cultori di belle arti. Nel 1873 il G. fu uno dei collaboratori della rivista Arte e scienza. Giornale per le biblioteche, per le accademie e per i teatri.
In quegli anni iniziò a realizzare vari busti per la decorazione scultorea del Pincio: il patriota e letterato A. Brofferio (1873), modellato tenendo presente i tratti fisiognomici del monumento dello scultore G. D'Ambrosio a Saluzzo (Il giardino della memoria…, p. 92); il busto di Eleonora d'Arborea (1873), mai collocato; il ritratto del triumviro della Repubblica Romana C. Armellini (1878); l'erma di C. Benso conte di Cavour (1882). Nel 1874 eseguì anche sette piedistalli per i busti pinciani.
La corrispondenza tra il G. e il Comune di Roma, conservata presso l'Archivio storico Capitolino (si veda Il giardino della memoria…) documenta tali commissioni, spesso seguite alle esplicite e ripetute richieste dello scultore, desideroso di collaborare alle imprese romane di quegli anni e bisognoso di fronteggiare la sua difficile situazione finanziaria. Tra il 1870 e il 1880 si realizzarono cinquantotto busti; per ognuno veniva corrisposta la somma di 500 lire, comprensiva del marmo e della messa in opera; l'approvazione del modello in gesso era sancita da una commissione composta per lo più da consiglieri comunali cultori della materia (spesso presenti un pittore e uno scultore). Relativamente ai busti firmati dal G., è per esempio conservata la domanda dello scultore di avere un incremento del compenso per l'erma di Armellini, vista l'alta qualità dell'opera. Anche l'affidamento del busto di Cavour nel 1882 avvenne sulla base delle numerose lettere che G. aveva indirizzato al sindaco E. Ruspoli sin dal 1879. L'erma doveva sostituire quella decretata nel 1871, male eseguita da F. Fossi e quindi ricusata dai consiglieri comunali. Nel 1890 il G. fece domanda per eseguire il busto di E. Pistolesi, accompagnandola con la raccomandazione di alte personalità tra le quali L. Amadei, A. Baccarini, C. Menotti e L. Pianciani.
Segnalatosi come uno dei più aggiornati scultori attivi a Roma, il G. ebbe il merito di modellare il Ritratto di re Umberto I per la Camera dei deputati (non individuato): ciò gli valse l'elogio del re e la sua commissione del ritratto del Principe di Napoli Vittorio Emanuele in uniforme di torpediniere "magistralmente scolpito al vero in tutta figura" (De Gubernatis).
Nel 1879, il G. partecipò al concorso per il monumento a Giordano Bruno (eseguito poi da E. Ferrari e inaugurato nel 1889).
Quattro artisti (T. Giannini, A. Cencetti, G. Moschetti e il G.) si erano impegnati a eseguire senza compenso i bozzetti per il monumento da collocare a Campo dei Fiori, in quanto il monumento rispondeva all'esigenza ideale - molto diffusa nell'ambiente laico-risorgimentale - di rappresentare simbolicamente la libertà di pensiero contro l'oppressione clericale.
Al nono decennio appartengono il busto in marmo di Q. Sella per la Camera dei deputati (1884); la partecipazione nel 1887 all'Esposizione degli amatori e cultori con la figura in terracotta la Ciociara e il Ritratto di Alessandro Lamarmora. Di maggior rilievo fu il monumento in bronzo al generale Alessandro Lamarmora per la passeggiata del giardino del Gianicolo (1886), che in quegli anni si stava trasformando in una sorta di parco delle rimembranze risorgimentali, grazie alla presenza dei ritratti dei più noti patrioti italiani.
Il busto di Lamarmora - il primo a esservi collocato, il 18 giugno 1886 - fu un caso particolare: la giunta comunale deliberò che un busto del generale venisse collocato nella passeggiata del Gianicolo il giorno del cinquantesimo anniversario del corpo dei bersaglieri da lui fondato. Tuttavia in una lettera del gabinetto del sindaco indirizzata a C. Tenerani si comunicava che l'Associazione degli ex sottufficiali dei bersaglieri con mezzi propri e offerte aveva fatto modellare la scultura dal G. nel 1884, poi eseguita in bronzo dalla fonderia Nelli. Il busto di Lamarmora fu quindi eccezionalmente accettato in dono e, nonostante la non conformità delle misure e della materia (l'unico in bronzo e con un piedistallo più grande degli altri), inaugurato il giorno previsto. Un altro monumento a Lamarmora scolpito dal G. è conservato nella villa Corsini di Roma.
Nel 1892 lo scultore conobbe invece un insuccesso al concorso per il busto di G. Nicotera, sempre per la passeggiata al Gianicolo, in seguito compiuto da D. Pagano.
Si trovano al Verano i monumenti sepolcrali scolpiti dal G.: il Monumento di monsignor de Mérode, la tomba di A. Fumagalli (artista drammatica morta nel 1874) e il ritratto del Tenente G. Ballio. Dal 1906 è indicato come professore di disegno nelle Reali Scuole tecniche di Roma (De Gubernatis; Callari) e residente al n. 106 di via di S. Francesco a Ripa. Per la chiesa omonima il G. realizzò il Monumento del cardinale Francesco di Paolo Cassetta (1922), sul pilastro della cappella di S. Giovanni da Capistrano.
Nel 1930 ricevette il titolo di grande ufficiale.
Il G. morì a Roma il 17 nov. 1933.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Stato civile di Toscana, filza 3223, 1845, atto n. 2286; G. Gozzoli, Artisti viventi…, Roma 1881, p. 53; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi…, Firenze 1906, p. 240; U. Pesci, I primi anni di Roma capitale (1870-1878), Firenze 1907, p. 431; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 83; O. Montenovesi, Il campo santo di Roma. Storia e descrizione, Roma 1915, pp. 74, 82; A. Riccoboni, Roma nell'arte. La scultura nell'evo moderno dal Quattrocento ad oggi, Roma 1942, p. 423 s.; La capitale a Roma. Città e arredo urbano 1870 (catal.), a cura di L. Cardilli - A. Cambedda Napolitano, Roma 1991, pp. 263 s.; A. Del Bufalo, Il Verano. Un museo nel verde per Roma, Roma 1992, p. 69 fig. 31; Camera dei deputati. Catalogo delle opere d'arte, a cura di A. Trombadori - V. Rivosecchi - G. Selvaggi, Milano 1993, p. 108; L. Berggren - L. Sjöstedt, L'ombra dei grandi. Monumenti e politica monumentale a Roma (1870-1895), Roma 1996, pp. 12, 22, 34 s., 46, 67 s., 121, 272; Il giardino della memoria. I busti dei grandi italiani al Pincio, a cura di A. Cremona - S. Gnisci - A. Ponente, Roma 1999, pp. 54, 56 s., 88, 92, 97, 179, 203, 212; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 31; A.M. Bessone-Aurelj, Diz. degli scultori e architetti italiani, II, Genova 1947, p. 278; V. Vicario, Gli scultori italiani dal Neoclassicismo al Liberty, I, Lodi 1994, p. 564; A. Panzetta, Diz. degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, I, Torino 1994, p. 151.