Felici, Riccardo. – Fisico italiano (Pisa 1819 - Lucca 1902). Sulle origini ha fatto luce la pubblicazione dei suoi documenti personali, conservati dall’Università di Pisa, Riccardo Felici. Un enigma nella vita dello scienziato di G. Ferrero, con introduzione di A. Panajia (2014). Dal loro studio risulta che il primo documento certo della sua vita è l’atto di battesimo della Curia pisana dell’11 giugno 1819, dove risulta di genitori incogniti (e non “trovatello”). Egli quindi nacque a Pisa e non a Parma come lui stesso avvalorava. Il mistero della sua nascita si scioglie nelle lettere del 1837 che riceve a Parma da Enrichetta Passerini, figlia di Isabella Roncioni, in risposta alle sue, purtroppo perse. Da esse è possibile ricostruire un rapporto di stretta parentela del F. con entrambe le donne, rispettivamente riconosciute come sorella e madre, ma entrambe timorose delle conseguenze sociali dello scandalo che tale riconoscimento, se reso pubblico, avrebbe comportato. Nelle lettere non è mai fatto un cenno al possibile padre, che secondo i discendenti sarebbe stato U. Foscolo. Battezzato a Pisa, e secondo le usanze del tempo messo a balia in campagna, dove da piccolo giocava con Enrichetta, fu poi mandato a studiare in collegio a Parma. Lo stato civile in mano alla Chiesa consentiva la rettifica del nome e della data di nascita. A Parma suo protettore fu M. Leoni, letterato e amante di Isabella, cui Enrichetta si rivolse per avere notizie di Riccardo su richiesta di sua madre. Ragioni familiari dunque lo trattennero a Pisa, dove si inserì subito nel primo nucleo della prima scuola italiana di Fisica, collaborando prima e poi succedendo nella cattedra a C. Matteucci nel 1849. Nel 1848 partecipò alla prima guerra d’indipendenza: venne arruolato nella seconda compagnia del Battaglione universitario toscano con il grado di tenente. Combatté valorosamente a Curtatone. Poco dopo gli venne accordato l’assoluto congedo dall’Armata. Rientrò a Pisa per riprendere l’insegnamento, ma la sua adesione agli ideali risorgimentali non gli consentì di ottenere la riconferma del posto. Per superare le resistenze accademiche fatte valere dalla Chiesa dovette scrivere a S. Centofanti, il principale esponente a Pisa delle correnti neoguelfe; di lui condivideva il pensiero politico, e con lui mantenne amichevoli rapporti anche personali negli anni seguenti. Nel 1854 sposò Elisa Frullini, pisana, da cui ebbe una sola figlia, nata nel 1856 e battezzata col nome della madre, Isabella. Al F. si deve l’invenzione della sonda usata per individuare la pallottola di carabina conficcata nel malleolo destro di Garibaldi, che, ferito in Aspromonte, fu trasportato a Pisa per essere operato nel 1862. Tornato all’insegnamento nel 1859, sviluppò il suo più rilevante programma di ricerca sulla teoria dell’induzione elettrodinamica, giungendo alla definizione delle relative leggi e della loro validità sulla base di metodi sperimentali innovativi. Il suo crescente impegno nelle attività organizzative per fare dell’Ateneo Pisano un centro nazionale d’eccellenza lo portò a esserne il rettore per due volte (1870 e 1882). La sua attività di ricerca, per quanto ridotta, si rivolse allo studio del valore della velocità di propagazione dell’elettricità in un circuito e, in via più sperimentale, alla polarizzazione dei dielettrici; raccolse i risultati delle sue ricerche in numerose pubblicazioni, tradotte anche all’estero. Membro delle più importanti accademie scientifiche italiane e straniere, diresse insieme a E. Betti Il Nuovo Cimento, la principale rivista italiana di fisica, di cui fu proprietario dal 1893 al 1900, quando si ritirò dall’insegnamento. È sepolto a Pisa nel Camposanto Monumentale tra i figli illustri della città.