RICCARDO da Pofi
RICCARDO da Pofi. – Non si conosce con precisione l’anno di nascita di questo notaio, attivo presso la Curia pontificia e autore di una ponderosa Summa dictaminum, introdotta, nei manoscritti, da un interessante trattatello di ars dictaminis. Poiché risulta attestato per la prima volta come scriniario nella Curia papale nel 1256, è possibile che la sua data di nascita vada collocata al più tardi alla fine degli anni Venti del Duecento.
Il toponimico che lo identifica fa comprendere con certezza che era originario della piccola città a sud-est di Frosinone, nella diocesi di Veroli, vicino al confine con il Regno di Sicilia. In considerazione del tipo di carriera intrapresa e della sua formazione, è possibile che appartenesse alla piccola nobiltà fondiaria del luogo: non sembra giustificata l’ipotesi, pure avanzata in passato, che appartenesse alla famiglia degli Annibaldi e fosse nipote di Innocenzo III.
Non si hanno informazioni sui primi anni della sua vita e sui suoi studi: poiché il suo nome è solitamente accompagnato dal titolo di magister, è stato supposto che egli avesse compiuto studi universitari, dimostrabili dalla sua eccelsa competenza retorica; tuttavia, è da tenere in conto che tale titolo, in quell’epoca e in quell’ambito territoriale, è spesso usato per indicare alta competenza professionale, non acquisita necessariamente in ambito universitario.
La sua prima attestazione come scriniarius sancte Romane ecclesie risale al 4 gennaio 1256 (MGH, Epp. saec. XIII, a cura di C. Rodenberg, III, Berolini 1894, p. 383, rr. 17-25; Les registres d’Alexandre IV, a cura di C. Bourel de la Roncière et al., Paris 1895-1917, I, n. 1093, p. 328): dunque, svolgeva mansioni di pubblico notaio presso la Curia, pur senza appartenere all’amministrazione papale. Tuttavia, già dal 1252 era cappellano di Pietro Capocci, cardinale diacono di S. Giorgio in Velabro (C. Scaccia Scarafone, Regesti delle carte dell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Veroli, Veroli 1985, n. 359, pp. 69 s.), e in quella funzione era attestato ancora il 29 giugno 1257 (Les registres d’Alexandre IV, cit., II, n. 2080, p. 640).
Il 27 aprile 1264 il magister Riccardo da Pofi è attestato come cappellano di Giordano di Terracina in un privilegio con cui papa Urbano IV gli assegna il canonicato del convento di S. Arnolfo di Metz (Les registres d’Urbain IV, a cura di J. Guiraud, III, Paris 1904, n. 2591, p. 436, edito in Zur Kenntnis der Formularsammlung des Richard von Pofi, a cura di E. Batzer, 1910, pp. 126-128 n. 1); contemporaneamente, il 15 luglio e il 9 settembre dello stesso anno, è attestato anche come canonico di Veroli (Les registres d’Urbain IV, III, nn. 1894 e 2797, pp. 298 e 470, editi in Zur Kenntnis, cit., pp. 128-130 nr. 2 e 3). Giordano di Terracina, dal 1256 fu vicecancelliere papale (non esisteva, allora, il cancelliere) e tenne quell’ufficio fino al 1262, quando Urbano IV lo elevò al cardinalato: è probabile, dunque, che Riccardo, grazie all’appoggio di quell’influente personaggio, sia entrato nella cancelleria pontificia già durante il pontificato di Alessandro IV e che vi rimase anche durante i pontificati di Urbano IV e Clemente IV, avendo accesso a quei documenti che poi utilizzò per la sua raccolta di dictamina. Tuttavia, non dovette mai ottenere un incarico come notaio o scriptor della cancelleria papale, limitandosi piuttosto a svolgere mansioni di abbreviator, fornendo solo supporto e assistenza professionale al suo autorevole protettore: sembrerebbe dimostrarlo il fatto che anche nella compilazione del codicillo testamentario di Giordano, del 9 settembre 1269, Riccardo, nel redigerlo, non usò la grafia gotica tipica della cancelleria papale, ma quella dei pubblici notai. Quasi certamente fu durante la lunga vacanza papale, tra la morte di Clemente IV (29 novembre 1268) e l’elezione di Gregorio X (1° settembre 1271), quando l’attività cancelleresca e notarile pontificia risultò necessariamente ridotta, che Riccardo da Pofi, a Viterbo, dovette comporre la sua piccola Ars dictaminis (edita in Simonsfeld, 1892, pp. 505-509) e raccogliere la sua ampia collezione di 471 lettere (alla sua edizione si è dedicato Peter Herde, ma rimane ancora in buona parte inedita), che offre importanti notizie sulla storia del periodo e che, come manuale esemplificativo di retorica epistolare, godette di ampia diffusione in tutta Europa (rimangono almeno 45 manoscritti), fungendo da apprezzato modello stilistico fino al XV secolo.
Nello stesso periodo, infatti, sotto la direzione del già menzionato Giordano di Terracina (morto il 9 ottobre 1269), furono raccolte anche altre importanti collezioni di lettere, come quelle attribuite a Tommaso da Capua, a Marino da Eboli e a Pier della Vigna. Allo stesso modo di tali collezioni epistolari, anche quella di Riccardo raccoglie in maniera sistematica, ordinate per argomenti, epistole sia private sia pubbliche, attribuibili, queste ultime, ai papi Alessandro IV, Urbano IV e soprattutto Clemente IV. È possibile che Riccardo avesse accesso a quella produzione pontificia ufficiale in quanto stretto collaboratore del vicecancelliere Giordano; tuttavia, va tenuto presente che nessuna delle epistole trasmesse nella summa di Riccardo trova esatta corrispondenza nella documentazione conservata nei registri papali: quasi certamente, Riccardo, pur conservando tematiche e situazioni contingenti (che appaiono assolutamente verosimili e precisamente riscontrabili con le vicende dell’epoca), adattò le epistole cancelleresche alla sua personale concezione retorico-stilistica, per trasformarle in modelli assoluti di ars dictaminis secondo lo stilus supremus della Curia romana.
Dal momento che non era raro che gli scriniari fossero impiegati anche nella Camera papale, è quasi certo che sia da identificare con il nostro Riccardo l’omonimo camere sedis apostolice clericus menzionato nei registri angioini già nel settembre del 1266 (I registri della cancelleria angioina ricostruiti, VI, Napoli 1954, p. 319 n. 1694). Del resto, in una lettera databile al 1268-69 e trasmessa dalla raccolta epistolare di Berardo di Napoli, si chiede al cardinale Giordano che venga concesso un beneficio a un magister R(icardus) cappellano del cardinale e chierico della Camera, che è probabilmente identificabile con il nostro Riccardo (E. Fleuchaus, Die Briefsammlung des Berard von Neapel. Überlieferung - Regesten, München 1998, p. 672 n. 833). Nell’ancora inedito libro di protocolli del notaio della Camera papale Basso di Civitate, relativo agli anni 1266-76 (Archivio segreto Vaticano, Arm. XV, t. 228), è menzionato più volte il magister Riccardus de Pofis, clericus Camere apostolice, dal 21 maggio 1269 all’11 aprile 1271.
Il 10 e 11 giugno 1270, a Viterbo, prese parte al pignoramento del prezioso facistorium (seggio regale) donato da Giacomo I d’Aragona alla Chiesa romana, e il 14 ottobre 1271 scrisse un atto notarile sul pignoramento del facistorium donato alla Chiesa da Carlo I d’Angiò e già appartenuto all’imperatore Federico II di Svevia (N. Kamp, Die Herrscherthrone im Schatz der Kardinäle 1268-1271, in Festschrift Percy Ernst Schramm zu seinem siebzigsten Geburtstag von Schülern und Freunden zugeeignet, a cura di P. Classen - P. Scheibert, Wiesbaden 1964, pp. 172-174). Nel 1271, infine, Carlo I d’Angiò lo rese anche suo chierico, familiare e consigliere (I registri della cancelleria angioina, VI, cit., p. 265 n. 1438). Dopo tale anno non si hanno ulteriori notizie su Riccardo, che probabilmente morì non molto dopo.
Fonti e Bibl.: H. Simonsfeld, Fragmente von Formelbüchern auf der Münchener Hof- und Staatsbibliothek, in Sitzungsberichte der bayerischen Akademie der Wissenschaften, Phil.-Hist. Klasse, 1892, pp. 443-536 (in partic. pp. 457-473, 505-523); E. Jordan, Notes sur le formulaire de Richard de Pofi, in Etudes d’histoire du Moyen Age dédiées a Gabriel Monod, Paris 1896, pp. 329-341; K. Hampe, Ungedruckte Briefe zur Geschichte König Richards von Cornwall aus der Sammlung Richards von Pofi, in Neues Archiv der Gesellschaft für Ältere Deutsche Geschichtskunde, XXX (1905) pp. 673-690; Id., Urban IV. und Manfred 1261-1264, Heidelberg 1905, pp. 5, 64-96; Zur Kenntnis der Formularsammlung des Richard von Pofi, a cura di E. Batzer, Heidelberg 1910; P.M. Baumgarten, Richard von Pofi, ein Großneffe Innocenz’ III., in Neues Archiv der Gesellschaft für Ältere Deutsche Geschichtskunde, XXXVI (1911), pp. 743-751; H. Bresslau, Handbuch der Urkundenlehre für Deutschland und Italien, II, Leipzig 19122 (rist. Berlin 1958), pp. 256-268 (trad. it. Manuale di diplomatica per la Germania e l’Italia, Roma 1998, pp. 895-907); E. Batzer, Noch einmal: Richard von Pofi, ein Großneffe Innocenz’ III, in Neues Archiv der Gesellschaft für Ältere Deutsche Geschichtskunde, XXXIX (1914), pp. 510-517; H.M. Schaller, Studien zur Briefsammlung des Kardinals Thomas von Capua, in Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters, XXI (1965), pp. 371-518 (in partic. p. 382).
A. Paravicini Bagliani, Cardinali di Curia e “familiae” cardinalizie dal 1227 al 1254, I, Padova 1972, pp. 311 s.; Id., I testamenti dei cardinali del Duecento, Roma 1980, pp. 125 s.; P. Herde, Richard von Pofi, in Lexikon des Mittelalters, VII, München 1995, p. 824; Id., Öffentliche Notare an der päpstlichen Kurie im dreizehnten und beginnenden vierzehnten Jahrhundert, in Studien zur Geschichte des Mittelalters. Jürgen Petersohn zum 65. Geburtstag, a cura di M. Thumser - A. Wenz-Haubfleisch - P. Weigand, Stuttgart 2000, pp. 239-259 (in partic. pp. 249 ss.); Repertorium Fontium historiae medii aevi, X, Romae 2004, p. 116; B. Grévin, Rhétorique du pouvoir médiéval. Les lettres de Pierre de la Vigne et la formation du langage politique européen (XIII - XV siècle ), Roma 2008, passim; P. Herde, Aspetti retorici dell’epistolario di Riccardo da Pofi: documenti papali autentici o esercitazioni letterarie?, in Dall’Ars dictaminis al Preumanesimo? Per un profilo letterario del XIII secolo, a cura di F. Delle Donne - F. Santi, Firenze 2013, pp. 117-142; Id., Autentische Urkunde oder Stilübungen? Papsturkunden in der Briefsammlung des Richard von Pofi, in Kuriale Briefkultur im späteren Mittelalter. Gestaltung - Überlieferung - Rezeption, a cura di T. Broser - A. Fischer - M. Thumser, Köln-Weimar-Wien 2015, pp. 179-200; M. Thumser, Les grandes collections des lettres de la curie pontificale au XIIIe siècle. Naissance, structure, édition, in Le dictamen dans tout ses etats. Perspectives de recherche sur la théorie et la pratique de l’ars dictaminis (XI-XV siècles) , a cura di B. Grévin - A.M. Turcan Verkerk, Turnhout 2015, pp. 209-241 (in partic. pp. 220-224).