BARTOLINI, Riccardo
Nacque a Perugia nella seconda metà del sec. XV, da Antonio. Studiò teologia e umanità nell'università di Perugia acquistando una notevole competenza in entrambe le discipline. Nel 1500 ottenne un beneficio presso la parrocchia dei SS. Severo e Agata nella città natale, beneficio che gli assicurò una modesta rendita. All'inizio del 1504 accompagnò in Germania lo zio Mariano Bartolini, auditore alla Rota, inviato, come legato del pontefice Giulio II, alla corte dell'imperatore Massimiliano I.
Difficoltà politico-diplomatiche trattennero Mariano Bartolini più di due anni in Germania, cosicché il nipote ebbe ampia possibilità di conoscere il mondo umanistico tedesco: questo primo contatto doveva spingerlo, dieci anni più tardi, a concorrere per un posto al servizio dell'imperatore. Rientrato in Italia nel 1506, diventò canonico in Perugia, e, a quanto pare, verso il 1513 cominciò a insegnare nella locale università poetica e forse anche retorica.
In questo periodo sembra essersi avvicinato di nuovo alla corte imperiale. Nel 1514 l'imperatore gli concesse una rendita annua di 50 ducati "ex erario Veronensi" e il cardinale e vescovo di Gurk, Matteo Lang, uno dei più influenti consiglieri dell'imperatore, gli offrì un posto di cappellano, con l'incarico di sbrigare la corrispondenza diplomatica.
Questo compito e il vivace scambio di idee con i colleghi tedeschi resero i cinque anni passati al servizio del cardinale Lang i più fecondi della vita letteraria del Bartolini. Alla sua ricca attività pubblicistica e letteraria non mancarono i riconoscimenti ufficiali: nel 1517 l'imperatore lo incoronò personalmente in Anversa poeta laureatus,concedendogli anche la dignità di conte palatino.
Nonostante questi successi il B. si decise tuttavia a rientrare in Italia quando la città natale gli offri la cattedra di retorica, già del suo maestro Francesco Maturanzio, con uno stipendio di 120 ducati aumentati poi a 190. Nell'autunno del 1519 si congedò definitivamente dal suo protettore a Salisburgo.
Negli anni successivi egli si impegnò in un'intensa attività didattica, svolgendo anche missioni politiche per conto del Comune.
Il B. morì a Perugia, probabilmente, nell'anno 1529.
Al tempo del soggiorno presso il cardinale Lang risalgono i rapporti del B. con alcuni dei più noti esponenti dell'umanesimo viennese (in particolar modo Vadian e Collimitius) in base ai comuni interessi di natura squisitamente poetico-letteraria, anche se il dialogo non escludeva problemi di carattere scientifico e persino politico.
La dieta di Augusta del 1518, alla quale il cardinale Lang partecipò come legato pontificio, offrì al B. l'occasione di conquistarsi le simpatie degli umanisti augustani. Si rivolse a Konrad Peutingá con la preghiera di aiutarlo a stampare la sua orazione contro i Turchi tenuta alla dieta, ottenendone l'aiuto richiesto. Il canonico e umanista augustano Adelmann von Adelmannsfelden scrisse una prefazione elogiativa ad un altro suo lavoro sulla dieta. Della influente posizione del B., il più stretto collaboratore del potente cardinale Lang, approfittò anche il grande Erasmo da Rotterdam: in una lettera del marzo 1516 questi pregava il B. d'intervenire m suo favore presso il Lang. Dopo che furono stabiliti i primi rapporti, il B. non mancò, recandosi nel IS17 nei Paesi Bassi, di far visita a Erasmo. Ma una più stretta amicizia non sembra essersi stabilita fra i due umanisti.
Una vera e propria collaborazione unì invece il B. con jacob Spiegel di Schlettstadt, il quale ristamperà la sua opera principale, gli Austriados libri, fornendola di un commento molto diffuso, e con Kaspar Ursinus di Schweidnitz che svolgeva mansioni di segretario personale del Lang.
Probabilmente nel 1513, poco prima del suo trasferimento in Germania, il B. aveva pubblicato un'operetta: Opusculum ad Leonem P. O. M. de eius creatione, un panegirico del papa mediceo che gli valse la ricompensa aspettata. Del 1515 è la descrizione dell'incontro avvenuto a Vienna tra l'imperatore Massimiliano e i re di Polonia e di Ungheria e del precedente viaggio diplomatico del cardinale Matteo Lang in Ungheria (0deporicon idest itinerarium reuerendissimi in,Christo patris et domini D. Mathei Sancti Angeli cardinalis Gurcensis coadiutoris Saltzburgensis generalisque Imperii locumtenentis, quaeque in conuentu Maximiliani Caesaris Augusti serenissimorumque regum Vladislai Sigismundi ac Ludovici, memoratu digna gesta sunt per Riccardum Bartholinum Perusinum aedita).
Appena un anno dopo il B. pubblicò a Strasburgo l'opera che riscosse maggior successo presso i contemporanei e che nel corso del sec. XVI fu più volte ristampata: Ad divum Maximilianum Caesarem Augustum de bello Norico Austriados libri duodecim.
In dodici canti gli esametri degli Austriados libri descrivono la guerra di successione bavarese, cosiddetta di Landshut, avvenuta negli anni 1504-1505, la quale aveva già offerto ad altri umanisti, come Konrad Celtis e Heinrich Bebel, il tema per le loro opere poetiche. Il B. poteva basarsi per la composizione del suo poema sulla diretta esperienza delle vicende della guerra che era stata a suo tempo il principale oggetto delle trattative diplomatiche dello zio Mariano con l'imperatore Massimiliano, ma non tanto la realtà storica doveva sollecitarlo quanto la trasfigurazione mitica delle gesta imperiali che egli condusse non senza fatica e molta pedanteria sulla trama dei tradizionali modelli omerici e virgiliani.
Di scarso interesse storico sono anche gli scritti che il B. approntò in occasione della dieta di Augusta del 1518: la Ricchardi Bartholini uiri eruditissimi de conuentu Augustensi concinna descriptio rebus etiam externarum gentium, quae interim gestae sunt cum elegantia intersertis MDXVIII, limitata alla rievocazione degli aspetti più superficiali ed esterni dell'avvemmento, e un estratto di undici pagine della Descriptio che il B. pubblicò nello stesso anno col titolo di Responsio principum Germaniae, data reuerendissimis dominis, legatis sanctissimi domini nostri Leonis et caeteris oratoribus in Augusta Vindelicorum. Anno MDXVIII, ove si riferisce delle trattative intercorse tra i legati pontifici e i principi a proposito della nuova campagna contro il Turco sollecitata da Leone X, e sulla risposta dilatoria dei principi tedeschi. Questo tema costituisce l'interesse precipuo della Descriptio perché informa su particolari della dieta che non risultano da altre fonti.
Ancora ispirata alla guerra contro il Turco e sempre del 1518 è l'Oratio ad imperatorem Caesarem Maximilianum Augustum ac potentissimos Germaniae principes de expeditione contra Turcos suscipienda.
La conclusione dell'attività pubblicistica svolta dal B. in Germania è costituita da due carim, composti nel 1519 e nel 1520, indirizzati a Carlo V, il primo per la sua elezione a re dei Romani, il secondo in occasione del suo effettivo avvento al potere. Dopo il suo ritorno in Italia non sembra che il B. abbia continuato la sua attività pubblicistica con lo stesso impegno e la stessa intensità, poiché dei suoi ultimi anni ci restano solo due brevi componimenti indirizzati ad Adriano VI e a Clemente VII, ma nessun'altra opera più impegnativa.
Nonostante il considerevole successo che il B. ottenne presso i contemporanei specie per gli Austriados libri, successo che durò fino al sec. XVIII, va rilevato che la sua cultura restò sempre piuttosto superficiale e mediocre. Questo limite s'avverte più nelle opere in versi che negli scritti in prosa ove l'importanza della fonte storica prevale sulle velleità retoriche del Bartolini.
Bibl.: Tutta la bibliografia relativa al B. è discussa e riassunta nel recente saggio di F. H. Schubert, R. B. Eine Untersuchung zu semen Werken úber den Landshuter Erbfolge&ieg und den Augsburger Reichstag von 1518, in Zeitschrift für bayerische Landesgeschichte, XIX (1956), pp. 95-127.