BACCHELLI, Riccardo (V, p. 780)
Scrittore. Già accademico d'Italia, dal febbraio 1947 è socio nazionale dei Lincei.
Al centro, non pur cronologico ma ideale, della copiosa produzione del B. negli ultimi venti anni, che comprende poesie (Amore di poesia, Milano 1930; Parole d'amore, 1935; La notte dell'8 settembre 1943,1945), romanzi (La città degli amanti, Milano 1929; Una passione coniugale, 1930; Oggi domani e mai, 1932; Mal d'Africa, 1934; Il rabdomante, 1936; Iride, 1937; Il fiore della Mirabilis, 1942; Il pianto del figlio di Lais, 1945; Lo sguardo di Gesù, 1948), novelle, racconti e fantasie (Bella Italia, Milano 1928; Acque dolci e peccati, 1930; La fine d'Atlantide ed altre favole lunatiche, 1942; L'elmo di Tancredi ed altre novelle giocose, 1942; Il brigante di Tacca del Lupo ed altri racconti disperati, 1942; La bellissima fiaba di Rosa dei venti, 1948), saggi storici (La congiura di don Giulio d'Este, 2 voll., Milano 1932), ritratti critici e morali (Confessioni letterarie, Milano 1932; Gioacchino Rossini, Torino 1941), sta la vasta trilogia romanzesca del Mulino del Po (I, Dio ti salvi, Milano 1938; II, La miseria viene in barca, 1939;. III, Mondo vecchio, sempre nuovo, 1940), abbracciante un secolo di storia italiana, dal declino napoleonico alla battaglia di Vittorio Veneto. Somma dei più tipici motivi del B., a cominciare da quel senso accorato della precarietà del presente, cui si accompagna l'evasione fantastica verso il mondo dell'accaduto, del definito, del certo, verso il mondo della storia; il Mulino del Po presenta felicemente conciliato, su un tono di epica popolaresca, in una narrazione avventurosa a episodî o "canti", l'originario dissidio - altrove così scoperto - fra le sue intenzioni ampiamente costruttive, storiche, morali, sociali, secondo schemi quasi ottocenteschi e manzoniani, e la propria indole rapsodica e sensuale, che della cronaca, della storia, e della sua stessa cultura classica si serve di incentivo a estrose invenzioni o evocazioni, a opulenti ritratti (specie di donna), a superbe prove di stile. Uno stile che quel dissidio rispecchia nella fusione, o mescolanza, di forme auliche e di sprezzature vernacole, di modi oratorî, talvolta baroccheggianti, e di modi essenzialmente lirici.
Il B. ha anche curato edizioni e scelte di classici (Leopardi, Manzoni, Nievo); e traduzioni, assai pregevoli, da Voltaire, Baudelaire ed altri.
Bibl.: G. Gentile, in Corriere della sera, 14 agosto 1931; A. Bocelli, in Nuova Antologia, 1° marzo 1933, 16 marzo 1935; B. Croce, in La Critica, XXXVIII (1940), pp. 356-7; G. Contini, Un anno di letteratura, Firenze 1942, pp. 22-54; F. Flora, Taverna del Parnaso, I, Roma 1943, pp. 89-111; P. Pancrazi, Scrittori d'oggi, Bari 1946, II, pp. 76-78; IV, pp. 9-23; e in Corriere della sera, 30 maggio 1948; L. Menapace, Saggio intorno al "Mulino del Po" (con una bibl. delle opere del B. a cura di M. Parenti), Milano 1947.