BARTOLI, Ricardo (al secolo Andrea Antonio)
Nacque a Reggio Emilia il 9 febbr. 1747 da Francesco, pittore, e Anna Fontanesi. Scelta la vita religiosa, entrò dapprima nei minori riformati, poi nei minori osservanti, assumendo il nome di religione di Ricardo. A venticinque anni si laureò in filosofia e teologia all'università di Modena e intorno al 1786 fu chiamato come insegnante di lettere a Mirandola nel convento di S. Francesco; continuava intanto ad occuparsi di letteratura e di studi pubblicando il volume di carattere scolastico Ortologia e ortografia latina e italiana compilata ad uso delle scuole degli Stati di Modena (Modena 1788), che ebbe larga diffusione nelle scuole del ducato estense. Il B. pubblicò anche, negli anni seguenti, alcuni componimenti poetici, la Canzone in lode dell'invittissimo Gustavo Terzo, re di Svezia (Guastalla 1790) e l'egloga pastorale Il Divino amore (Modena 1795), pure esercitazioni accademiche, e il discorso su Giovanni Pico della Mirandola (Guastalla 1791), già recitato nel novembre 1789 a Mirandola, che, pur appartenendo essenzialmente al genere encomiastico, reca un contributo di ricerca sulla prima educazione di Pico della Mirandola, in cui il B. vedeva un esempio di perfetta armonia fra la religione e la scienza. Il discorso, valido ancora oggi non tanto per il testo quanto per la ricchezza di dati forniti nelle annotazioni storico-critiche (una rettifica su un particolare di fatto è in una lettera del B. al Tiraboschi del 14 marzo 1791 conservata nella Biblioteca Estense di Modena, mss. L.8.7 = It. 864),meritò le lodi del- Denina e dell'Affò, e, nel secolo scorso, rappresentò una fonte cospicua per lo studioso mirandolese F. Ceretti nei suoi studi sulla giovinezza e la famiglia di Pico. Qualche anno più tardi il B. pubblicò anche una Allocutio in lohannem Franc~"scum Picum (Bononiae 1793),in lode di Giovanni Francesco Pico, nipote di Giovanni.
Ma il B. si dedicò soprattutto a studi teologici. Già nel 1780 pubblicava a Modena un libretto su Il dominio e la forza della divina grazia sul cuore umano,in cui era evidente l'ispirazione agostiniana e la tendenza filogiansenista.
L'idea centrale, infatti, esposta nei primi due capitoli dell'opera, è che l'uomo senza Dio è soltanto capace di "ridursi al suo niente" (p. 12) e che la grazia è necessaria in conseguenza del peccato originale, anche per compiere il bene di ordine naturale. Nei capitoli successivi, invece, il contenuto si fa moraleggiante, perdendo originalità e ogni spunto giansenista.
Motivi giansenisti ritornano nelle opere posteriori di argomento teologico: la Risposta apologetica (Bologna 1795), pubblicata in polemica con il letterato mirandolese padre Pompilio Pozzetti, il quale, in un articolo del Giornale veneto dell'agoSto 1794, aveva mosso critiche di genericità all'allocuzione latina del B. su Giovanni Francesco Pico, e le Riflessioni di un teologo sul libro intitolato Catechismo sociale (Bologna 1796), in polemica con l'autore anonimo, sensista e materialista, di un Catechismo sociale che era apparso nello stesso anno.
L'uomo, infatti, per il B., pur sollecitato da un "innato prurito di sapere" (Risposta, p. 32), può attingere la verità solo mediante la religione. Altri motivi di queste pagine, ispirate da un profondo pessimismo eticosociale, sono l'iinpossibilità per l'uomo di osservare stabilmente i doveri personali e sociali; il peso della concupiscenza; l'incapacità della ragione di riconoscere da sola i motivi di credibilità della vera religione. I temi apologetici del Cristianesimo sono attinti prevalentemente dall'eccellenza della verità cristiana, dagli esempi di virtù cristiane nella storia, dalla perpetuità della religione nella storia, più che dai miracoli.Intanto, soppresso il suo Ordine, il B. lasciò Mirandola e fece ritorno nella città natale, dove era avvenuta la rivoluzione contro il regime estense e dove trovò che le idee repubblicane erano largamente penetrate anche fra il clero. A un orientamento chiaramente democratico egli era certamente spinto dalla suggestione di talune letture, soprattutto di Rousseau, e sollecitato dai drammatici eventi della Rivoluzione francese. Nel 1797 uscì a Reggio la sua opera principale, I diritti dell'uomo, Catechismo cattolico democratico.
In essa il B. svolgeva un concetto di democrazia che è un tentativo di sintesi tra il significato che essa ha in Rousseau e quello che ha nella più antica tradizione cristiana. Il governo democratico, secondo il B., è quello che emula più da vicino il governo fissato da Dio stesso nello stato di innocenza dell'uomo, conforme cioè all'umana natura. Tale ipotetica società corrisponde secondo il B. allo stato di natura teorizzato da Rousseau. Sull'uomo, però, grava l'eredìtà del peccato di Adamo, con la conseguente lotta fra gli individui e i gruppi; e di qui deriva la necessità dello stato civile, che deve avvicinarsi il più possibile alla legge divina. Anche il passaggio dallo stato di natura allo stato civile era concepito dal B. alla maniera di Rousseau: esso avviene infatti in forza di una convenzione per cui la legge è il risultato di tutte le volontà individuali unite in una sola volontà dalla legge stessa. Senonché, affermato il fondamento contrattualistico dello stato, il B. si trovava a dover risolvere il problema se l'autorità derivi da Dio o dal popolo; ed è nello sforzo di rispondere a tale quesito che riaffìorano quei motivi agostiniani che avevano costituito la linea del suo pensiero da Il Dominio e la forza della divina grazia alle Riflessioni.Senza la grazia, fuori del corpo mistico di Cristo, secondo il B., non è concepibile la democrazia: per questo incombe ai pastori il dovere di avere cura dei fedeli nelle stesse temporali esigenze. In queste pagine si riflette perciò un insanabile dualismo fra l'ottimismo di Rousseau e il pessimismo di Agostino, fra il Contratto sociale e il De Civitate Dei, il che però non impedisce al B. di dare un fine preciso alla sua battaglia politica, auspicando che la Chiesa si schieri decisamente contro l'aristocrazia e appoggi le istituzioni democratiche introdotte dai Francesi, per potere un giorno ritornare alla propria democrazia originaria.
I diritti dell'uomo del B. richiamano nel titolo e nell'argomento i Diritti dell'uomo di Nicola Spedalieri; ma nelle due opere circola uno spirito profondamente diverso, anche se entrambi gli scrittori valorizzano parzialmente i principi del contratto sociale e della sovranità popolare.
Nello Spedalieri è l'apologista che mira principalmente al ristabilimento della Chiesa come istituto e come giurisdizione episcopale, nel B. è piuttosto il riformatore in cui si agita un non celato spirito di fronda. La democrazia nello Spedalieri è un'istanza che dovrebbe essere assorbita interamente nella Chiesa, come uno strumento in funzione di una realtà religiosa e istituzionale data; in B., all'opposto, la democrazia appare quasi come una categoria religiosa che si fonde con l'essenza stessa del cattolicesimo.
Più tardi, in difesa della Repubblica cisalpina, il B. scrisse anche l'opuscolo Confutazione dei pretesi rilievi fatti contro la constituzione e la formula del giuramento... Ragionamento al Popolo cisalpino (Reggio 1799). Nel 1798 era stato sospeso a divinis e poco dopo aveva svestito l'abito francescano. Fece allora istanza alla municipalità per ottenere una cattedra; fu in vece nominato cappellano della quinta brigata italiana. Delle sue vicende successive si sa soltanto che si trasferì a Milano, ove morì il 29 dic. 1806.
Fonti e Bibl.: Reggio Emilia, Bibl. municiipale, mss. Turri,B. 14/1, L. Viani, Memorie storiche di Reggio [1828], cc. 34-35; L. Cagnoli, Notizie biografiche e letterarie degli scrittori dello Stato estense,Reggio Emilia 184 1, p. 44; D. Fabbi, Discorso sugli illustri reggiani, II, Reggio Emilia 1876, pp. 227 ss.; E. Manzini, Memorie storiche dei reggiani più illustri nelle scienze, nelle lettere e nelle arti,Reggio Emilia 1878, pp. 14 ss.; U. Bassi, Reggio nell'emilia alla fine del secolo XVIII (1796-1799), Reggio Emilia 1895, passim; p. Placido da Pavullo, Gli scrittori francescani di Reggio nell'emilia, Reggio Emilia 1931, pp. 25 s.; F. Manzotti, I