RIBOTTI di MOLIERES, Ignazio
Patriota e generale, nato a Nizza il 19 novembre 1809, morto a Brigne nel 1865. Destinato alla carriera militare, nel 1830 era sottotenente nell'esercito sardo. Insieme con il Brofferio, i due Durando, il Montezemolo, ecc., fece parte di quella società segreta detta dei Circoli, che nel 1831 stese un indirizzo a Carlo Alberto. Arrestato, ma presto liberato e mandato in esilio, fu a Parigi, in Inghilterra, in Portogallo, dove combatté nella guerra in favore di don Pedro col grado di sottotenente, poi in quella di Spagna col grado di capitano. Si trovava a Valenza, quando Nicola Fabrizi lo scelse a capitanare il moto italiano del 1843. Percorse la Sicilia e l'Italia meridionale, non ricevendo buona impressione degli elementi rivoluzionarî di Napoli. A Livorno si abboccò con Alessandro Cipriani, il quale gli consegnò 17.000 lire per assoldare ufficiali italiani che avevano combattuto in Spagna, dove andò subito dopo, e il 18 agosto 1843 era di nuovo a Livorno recando con sé il Martelli, il Cucchiari, il Montezemolo, ecc. Colà seppe che il Comitato rivoluzionario toscano era in pieno disaccordo; ciò nonostante, penetrò in Romagna, s'intese con i fratelli Muratori, che furono i principali rappresentanti del moto di Savigno, e l'8 settembre, accordatosi in Bologna con un gruppo d'insorti, marciò su Imola, col proposito di catturare tre alti personaggi della Chiesa (il card. Amat, il card. Falconieri e il futuro Pio IX, allora vescovo di quella città). Fallito quell'audace tentativo, il R. tornò in Spagna, ma nell'ottobre del 1847 era di nuovo in Italia, e dopo breve dimora in Toscana, all'annunzio che Palermo era insorta (12 gennaio 1848), accorse in Sicilia e da quel governo provvisorio fu mandato a difendere Messina in qualità di colonnello comandante di quella provincia, quindi in Calabria, che era insorta nel giugno, guidando una schiera di settecento patrioti siciliani. La sua azione militare colà fu argomento di aspre critiche. Fallito quel moto rivoluzionario, il R. s'imbarcò per Corfù, ma in mare fu catturato con altri profughi dalla nave da guerra borbonica Stromboli e condotto prigioniero a Napoli, dove fu rinchiuso in Sant'Elmo. Liberato nel 1854, andò in Piemonte, dove fu organizzatore di quella legione italiana che avrebbe dovuto combattere in Crimea, ma che rimase invece inoperosa a Malta. Tornato in Piemonte, s'iscrisse alla Società nazionale italiana del La Farina, e durante la guerra del 1859 ebbe incarico dal Cavour di recarsi segretamente a Parma, poi a Massa per attendere gli avvenimenti. Ivi formò il corpo detto dei Cacciatori della Magra, e dopo Villafranca fu dal Farini, che lo promosse maggior generale, incaricato di organizzare i volontarî parmensi. Terminò la sua carriera militare come comandante la divisione di Modena.
Bibl.: C. Rovigni, I. R., in Riv. militare, 1866.