RIARIO SFORZA
. Un ramo della famiilia savonese dei Riario assunse il cognome e inquartò le armi degli Sforza per il matrimonio di Girolamo Riario con Caterina Sforza, figliola illegittima di Galeazzo Maria duca di Milano (1473; v. sforza riario, caterina). Perduta la signoria di Imola e di Forlì, i Riario Sforza si stabilirono a Bologna, dove più d'uno di loro ebbe titolo di senatore e donde partirono a servire nell'esercito sabaudo o tra i Cavalieri di S. Stefano.
Alessandro, nato nel 1543 a Bologna e ivi laureato, ebbe fama di pietà e di perizia nelle leggi, fu uditore della Camera apostolica, patriarca di Alessandria (1570) e consigliere di Pio V per la riforma della Chiesa. Creato cardinale da Gregorio XIII nel 1578, fu nel 1580 inviato nella Spagna per tentare d'impedire la conquista violenta del Portogallo, ma dovette limitarsi a trattare con Filippo II di questioni giurisdizionali e dell'azione contro i Turchi e gl'Inglesi. Fu poi legato di Perugia e dell'Umbria e prefetto della Segnatura di giustizia; morì nel 1585. Ferdinando fu creato nel 1620 duca e conte dell'impero e con testamento del 1662 chiamò a succedere alla linea ducale il ramo primogenito dei Riario, che s'era stabilito a Napoli e che all'estinzione del ramo bolognese (1676) ne ereditò il cognome e il titolo. E già quel ramo aveva dal 1669 il titolo di marchesi di Corleto e aggiunge poi, fra altri feudi, il ducato di S. Paolo (1739) e, per eredità dei Milano, il principato di Ardore. Giuseppe ebbe parte nella rivoluzione napoletana del 1799 e fu tra le vittime della reazione; Giovanni (1769-1836) fu prima capitano di marina, poi, ereditato il titolo ducale e i feudi dal fratello primogenito, si diede alla musica e compose opere apprezzate (Piramo e Tisbe, Saffo), musica religiosa, pezzi per canto e piano; Tomaso fu delegato di Macerata (1816), cardinale (1830) e camerlengo della Chiesa; Sisto, nato a Napoli nel 1810, fu nel 1845 prima vescovo di Aversa, poi arcivescovo di Napoli, e nel 1846 cardinale. Prima sostenitore della guerra all'Austria, rimase poi fedele alla causa borbonica e avverso al nuovo regno, sicché dovette stare più anni in bando da Napoli. Fu ardente difensore del pontificato e uomo insigne per pietà e per la carità, da lui dimostrata in molte occasioni e soprattutto nel colera del 1854-1855; si occupò assiduamente dell'educazione del clero (per cui restaurò i seminarî, istituì un liceo, fondò una biblioteca); fu inoltre iniziatore della nuova facciata del duomo; morì nel 1877.
La famiglia dei duchi Riario Sforza, marchesi di Corleto e principi di Ardore, risiede tuttora a Napoli.
Bibl.: P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle provincie meridionali d'Italia, V, Napoli 1879, p. 158; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, V, Milano 1932, pp. 666-67.