Vedi RHOIKOS dell'anno: 1965 - 1965
RHOIKOS (῾Ροῖκος, Rhoecus)
Figlio di Phileos, architetto e scultore di Samo, attivo nella prima metà del VI sec. a. C.
È celebrato insieme a Theodoros come inventore della fusione in bronzo ed architetto dell'Heraion di Samo (Herod., iii, 6o). Non è chiaro tuttavia se i due appartenessero ad una stessa generazione: da Erodoto si apprende che R. era figlio di Phileos, ma Diodoro aggiunge che R. era padre di Theodoros e Thelekles (i, 98). Un'altra tradizione infine faceva Theodoros figlio di Thelekles, ed è quella accolta da Pausania (viii, 14, 8).
A R. e Theodoros veniva anche attribuito l'inizio della plastica in terracotta, ma era una notizia accolta con cautela dallo stesso Plinio (Nat. hist., xxxv, 132). Le fonti sono invece concordi nel riferire ai due l'applicazione ai grandi bronzi della tecnica della fusione, la cui origine egizia era nota peraltro a Diodoro Siculo (v. bronzo). Pausania fa i nomi di R. e Theodoros, a proposito di opere in bronzo di cui si vantava l'età favolosa: così per un cratere a Patara di Licia, attribuito ad Efesto (ix, 41, 1) e poi la statua di Atena ad Amphissa, un presunto Palladio troiano. Quest'ultima in particolare viene confrontata con la Notte di R., che era con altre statue sulla cornice d'un altare ad Efeso, "più antica ed anche superiore per arte"; pare dal contesto che la scultura di Efeso fosse in marmo, mentre di Theodoros afferma Pausania di non aver visto nulla che non fosse in bronzo (x, 38, 5). Ciò caratterizzerebbe la figura di R. come quella di maggiore versatilità.
Anche nel campo dell'architettura R. è dominante. Plinio lo ricorda insieme a Smilis e Theodoros (Nat. hist., xxxv, 90), ma per Erodoto era il principale artefice del tempio di Hera e Samo ἀρχιτέκτων πρῶτος). La descrizione fatta da Plinio del "labirinto" di 150 colonne, erroneamente posto a Lemno (v.), permette di mettere in relazione la figura di R. e dei suoi collaboratori con il primo grandioso ampliamento dell'Heraion, attorno alla metà del VI sec. a. C. (v. samo). A R. spetterebbe pertanto il progetto del diptero ionico in pòros e il piano di armonizzare la posizione dell'ara, ponendola per la prima volta sullo stesso asse. Il tempio di R., andato distrutto in un incendio, era nato contemporaneamente al colossale Artemision di Efeso (v.) per il quale si faceva anche il nome di Theodoros; se ne conservano alcuni rocchi di colonna nelle fondazioni della successiva costruzione del IV sec. a. C. insieme a basi e capitelli di marmo che sembrano da riferire piuttosto alla fase policratea. L'altare detto di R. è l'ottavo degli altari di Hera, noto da un frammento di modellino in calcare, e soprattutto dalla ricostruzione di marmo che fu eseguita in età imperiale. L'originale risaliva probabilmente agli anni immediatamente anteriori all'avvento di Policrate e la decorazione ad ovuli, rosette e girali deve aver avuto notevole importanza nella formazione dell'ordine ionico.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, nn. 262, 273, 275-277, 279, 282, 283; H. Brunn, Geschichte der Griechischen Künstler, I, Stoccarda 1889, pp. 30, 38; II, pp. 324; 381 ss.; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, I A, 1920, c. 1003, s. v., n. 6; E. Buschor, in Ath. Mitt., LV, 1930, p. 49 ss.; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 260; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, pp. 124; 134; 140; 142; A. W. Lawrence, Greek Architecture, Londra 1957, p. 132; E. Buschor, in Ath. Mitt., LXXII, 1957, p. 6 ss.; p. 77 ss.; E. Buschor-O. Ziegenaus, ibid., LXXIV, 1959, p. 2 s.; O. Ziegenaus, ibid., p. 4 ss.; S. Ferri, Vitruvio, Roma 1960, p. 250 s.