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reverire

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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reverire

Alessandro Niccoli

Vale " riconoscere la nostra soggezione a un'autorità superiore " e manifestare questo nostro sentimento di devozione, di rispetto e di ossequio con l'obbedienza o con l'atteggiamento esteriore: Cv IV IX 16 diffinire di gentilezza non è de l'arte imperiale; e se non è de l'arte, trattando di quella, a lui [imperatore] non siamo subietti; e se non siamo [subietti], reverire lui in ciò non siamo tenuti. Cfr. anche VII 1.

L'infinito sostantivato ricorre in Pg XIX 129 con il valore concreto di " atteggiamento esteriore con cui si dimostra reverenza " (in questo caso, inginocchiandosi): Io m'era inginocchiato e volea dire / ... io cominciai ed el s'accorse / solo ascoltando, del mio riverire: Adriano V, steso bocconi a terra, si accorse che io mi ero inginocchiato accanto a lui dal fatto che la mia voce giungeva più prossima alle sue orecchie.

Vocabolario
reverèndo
reverendo reverèndo agg. [dal lat. reverendus «che deve essere riverito», gerundivo di revereri, divenuto titolo di dignità nel lat. eccles.]. – 1. ant. e letter. Che deve essere riverito, degno di reverenza: nel segno Che fé i Romani al...
rêverie
reverie rêverie 〈revrì〉 s. f., fr. [der. di rêve «sogno»]. – Fantasticheria, come condizione di chi si abbandona al fantasticare e come opera che riflette questo stato: Alberto si era inabissato in una r. così profonda da non sentire una...
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