REVELLI BEAUMONT, Abiel Bethel
REVELLI BEAUMONT (di Beaumont), Abiel Bethel (all’anagrafe Betel-Abiel). – Figlio di Luigi e di Ferdinanda Camilla Rossi, nacque a Sciolze (Torino) il 1° ottobre 1864 in una famiglia di nobiltà piemontese.
Dopo aver prestato il servizio di leva come soldato di prima categoria ed esser stato congedato nel settembre del 1884, fu avviato in seguito alla carriera militare e nominato sottotenente allo stato maggiore d’artiglieria con anzianità 6 settembre 1888. Nel dicembre dello stesso anno si laureò ingegnere industriale presso la Scuola d’applicazione per gli ingegneri di Torino. Nel luglio del 1889 fu effettivo alla Scuola d’applicazione d’artiglieria e genio sempre a Torino.
Ricevuta la nomina a tenente, nell’ottobre del 1889 fu assegnato al 5° reggimento d’artiglieria, per passare, nel marzo del 1895, al reggimento artiglieria da montagna. Dopo aver trascorso oltre otto anni in reparti operativi, nel gennaio del 1898 fu destinato alla fabbrica d’armi dell’esercito di Brescia, dove poté finalmente approfondire i suoi studi sulla tecnica delle armi da fuoco. Nominato capitano nel marzo 1901, fu destinato prima all’Ispettorato generale d’artiglieria (dicembre 1902) e poi a quello delle costruzioni d’artiglieria (dicembre 1903). Il 28 novembre 1901 aveva nel frattempo sposato Lucia Bonomi.
Uno dei figli, Gino, seguì le orme paterne fondando, insieme a Francesco Nasturzio, la Società anonima Revelli Manifattura Armaguerra di Cremona, per la produzione del fucile semiautomatico di sua concezione mod. 39 e di armi a ripetizione ordinaria mod. 91. Un altro figlio, Mario, fu un famoso designer e pilota motociclistico italiano.
Sono di quel periodo i primi studi di Revelli nel campo delle pistole, brevettati anche in Inghilterra. Si trattava di armi di calibro 7,65 mm ispirate alla famosa Mauser C96 con il serbatoio di alimentazione posto davanti al grilletto. In seguito Revelli si orientò verso un’altra pistola tedesca, la Luger, il cui disegno ispirò il brevetto relativo a una pistola semiautomatica calibro 7,65 Parabellum depositato nel 1905 in Italia dalla Siderurgica Glisenti, una delle maggiori fabbriche d’armi nazionali, già impegnata nella produzione della pistola a rotazione d’ordinanza mod. 1889. Il progetto di Revelli partecipò al concorso bandito nel 1904 dal ministero della Guerra per una nuova arma corta da destinare all’armamento degli ufficiali. Vinto il concorso, l’arma fu adottata nel 1906 con la denominazione di pistola automatica Glisenti. Nel 1910 venne messa a punto una versione modificata dell’arma che ricorreva a un calibro superiore, di 9 mm, al prezzo della riduzione di una cartuccia del caricatore (7 colpi anziché 8). La nuova versione progettata da Revelli fu adottata nel 1911 come pistola mod. 1910 per ufficiali, prodotta dalla Metallurgica Bresciana già Tempini, che nel frattempo aveva rilevato la produzione armiera della Glisenti.
Con r.d. 27 dicembre 1906, Revelli venne decorato della croce di cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia in considerazione delle speciali benemerenze legate all’invenzione della prima pistola semiautomatica dell’Esercito italiano. Nel 1908 fu trasferito al Laboratorio di precisione dell’Esercito, dove si dedicò alla progettazione delle armi automatiche, mettendo a punto un tipo di mitragliatrice pesante calibro 6,5 mm, che partecipò al concorso per trovare un sostituto al modello di concezione britannica Maxim-Vickers, risalente al 1906.
La progettazione da parte di Revelli di un tipo di mitragliatrice in collaborazione con la Glisenti suscitò l’interesse della Fiat, che già produceva per il Regio esercito treppiedi di mitragliatrice Maxim mod. 1906. Acquisito il brevetto nel 1908, la Fiat propose l’arma al ministero della Guerra che la valutò nel novembre 1909 e nel settembre 1910, ma con esito negativo. Ulteriori riconoscimenti gli furono negati per il suo coinvolgimento nello scandalo dell’adozione della pistola Glisenti, in cui risultò al contempo inventore dell’arma e membro della commissione ministeriale che la prescelse. Nel 1910 il suo comportamento fu censurato dalla commissione d’inchiesta per l’Esercito, che non trovò «corretto il contegno di questo ufficiale il quale non palesò all’amministrazione militare i rapporti nei quali si trovava con i fornitori, rimanendo anche in quegli uffici presso i quali questi affari venivano studiati e definiti» (Sesta relazione..., 1910, p. 125).
Al prototipo Fiat-Revelli venne preferita una versione alleggerita della mitragliatrice Vickers, adottata come mod. 1911. Scoppiata la guerra, e l’esercito non potendosi più rifornire di mitragliatrici dalla Gran Bretagna, il ministero della Guerra indisse nell’ottobre del 1914 una nuova gara, vinta questa volta dalla Fiat-Revelli con una versione migliorata del mod. 1910 con raffreddamento ad acqua. L’arma divenne così la mitragliatrice regolamentare dell’Esercito italiano nella prima guerra mondiale venendo prodotta dalla Metallurgica Bresciana in oltre 37.000 esemplari, anche in versione da aviazione raffreddata ad aria.
Collocato a riposo per anzianità di servizio a decorrere dal gennaio del 1911, su sua richiesta, divenne maggiore della riserva nell’aprile 1914. Rientrato in servizio a seguito della mobilitazione bellica nel maggio del 1915, fu assegnato alla direzione d’artiglieria di Torino. Nel novembre dello stesso anno fu messo a disposizione del Comando supremo per condurre ispezioni e ammaestramenti presso i reparti operativi circa l’uso e manutenzione della mitragliatrice mod. 1914 da lui inventata. Sempre nel 1915 Revelli si cimentò nella realizzazione di un lanciabombe da trincea, rimasto senza esito. Nel corso del conflitto, l’esercito introdusse in servizio altri quattro modelli di armi automatiche ideati da Revelli, quali la pistola mitragliatrice mod. 1915, il moschetto automatico mod. 1918, la mitragliatrice leggera mod. 1918, oltre a un cannoncino semiautomatico da aviazione calibro 25,4 mm.
Conseguito il grado di tenente colonnello nel maggio del 1916, fu collocato a riposo nel giugno del 1918, ma per la sua perizia e competenza in materia di armi automatiche, nel dicembre del 1918 fu richiamato nuovamente in servizio e destinato alla direzione d’artiglieria di Torino. Dopo la nomina a colonnello, fu ricollocato in congedo definitivo nel giugno 1919.
Nel dopoguerra continuò alacremente la sua attività di progettista, brevettando modelli perfezionati di armi individuali, incluso un tipo di mitragliatrice leggera adottato nel 1926.
Le sue armi furono prodotte dalle più rinomate industrie armiere d’Italia quali la Beretta, la Metallurgica Bresciana, la Glisenti e la Fiat. In campo mondiale è noto quale inventore della prima pistola mitragliatrice mod. 1915, meglio nota come Villar Perosa, dal luogo ove sorgeva lo stabilimento di proprietà Fiat che la produsse. Brevettata già nel 1914, era un’arma fuori dall’ordinario sia come sistema di funzionamento a sfruttamento del rinculo, sia come configurazione generale in installazione binata. La Villar Perosa costituisce una delle pietre miliari nell’evoluzione delle armi leggere, in quanto fu l’archetipo della pistola mitragliatrice e da essa prese ispirazione il primo moschetto automatico. L’arma, in calibro 9 mm adottata inizialmente dal Corpo aeronautico militare nel 1915, fu poi utilizzata in due versioni principali munite di scudo e di bipiede dalla fanteria a partire dal 1916. L’arma impressionò talmente il nemico a motivo della sua compattezza, leggerezza ed elevato volume di fuoco, che fu riprodotta dall’Austria-Ungheria nel 1917 per le esigenze del proprio esercito. Da essa Revelli trasse spunto per proporre all’Esercito una versione monoarma dotata di calcio in legno, che venne adottata nel 1918 con la denominazione di moschetto automatico. Tale bocca da fuoco fu prodotta dalla Beretta in pochi esemplari prima della conclusione delle ostilità. Precedentemente, Revelli si era distinto nella progettazione di una carabina automatica OVP (Officine Villar Perosa) per conto del Corpo aeronautico, che, presentata nel gennaio 1917, è da considerarsi tra le prime, se non la prima in assoluto, pistola mitragliatrice. Il brevetto dell’OVP, progressivamente migliorato, risale infatti al settembre 1915, mentre il mitra tedesco MP-18 ebbe il battesimo del fuoco nel 1918. Prodotta in circa 500 esemplari, la carabina automatica OVP fu impiegata anche dal corpo degli arditi.
Nel gennaio del 1918 fu sperimentata una versione terrestre della mitragliatrice leggera SIA (Società Italiana Aviazione, del gruppo Fiat) progettata da Revelli per le esigenze dell’aviazione. Tale arma in calibro 6,5 mm fu prodotta in oltre 4000 esemplari per l’impiego sia aviatorio sia terrestre in due versioni che differivano tra loro per la lunghezza della canna, per il tipo di affusto e il sistema di raffreddamento. La SIA non ebbe però molto successo e dopo la guerra fu presto abbandonata a causa soprattutto di difetti di fabbricazione. Per la sua sostituzione furono adottate inizialmente due mitragliatrici leggere tipo Breda mod. C e Fiat mod. 1926, quest’ultima progettata da Revelli e prodotta in 2000 esemplari. Il programma, evoluto nelle mitragliatrici leggere Breda 5-GF e Fiat mod. 28, prodotte entrambe in 700 esemplari, ebbe come vincitore finale il progetto Breda adottato come fucile mitragliatore mod. 30.
Pur dedicandosi negli anni successivi alla progettazione di armi automatiche, Revelli continuò a interessarsi di pistole. Sono noti un brevetto relativo a un ingegnoso tipo di pistola a sei canne, che venne sperimentato con esito soddisfacente nel 1923 da una commissione del ministero della Guerra, uno di pistola a 4 canne del 1928 e un progetto di miglioramento della pistola mod. 1910 risalente al 1924. Continuò fino agli ultimi suoi giorni a dedicarsi allo studio di nuove armi, come si evince dalla presentazione alle autorità militari di una mitragliatrice denominata Novissima e di un fucile semiautomatico, avvenute entrambe nel 1929.
Morì a Torino il 31 dicembre 1929.
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