retrosexual
s. m. e agg. inv. Maschio vecchia maniera, deciso e rude, ma di animo generoso; uomo mascolino, che trascura volutamente di indulgere nella cura del proprio corpo; a esso relativo.
• «Il mondo di Rhett» [di Donald McCaig] riesce a riproporre con foga il masculo eroe, versatile e onnicompetente come James Bond ma tenero di cuore come Lancillotto, spogliandolo di quei tratti schiavisti tanto criticati nell’originale. Cavaliere sempre, pieno di macchie eppur senza paura, con il fascino collaudato ‒ baffetti maliziosi e occhiate in tralice ‒ di Clark Gable, ma meno mascalzone e più retrosexual. (Mia Peluso, Stampa, 8 novembre 2008, Tuttolibri, p. 5) • Retrosexual. Un tempo definiva l’uomo non metrosexual, all’antica, colui che non ha il feticcio di se stesso e del proprio corpo. Dopo il trionfo delle estetiche retro e dell’uomo elegante (il modello è Don Draper, della serie «Mad Men»), la parola stravolge il suo significato per andare a definire il metrosexual azzimato che cita il passato nel proprio stile. (Francesco Pacifico, Repubblica, 14 febbraio 2012, p. 58, Cultura) • fatto sta che ormai è tutto un predicare: «Man up!», fai l’uomo. Dal metro al retrosexual: barba incolta e camicia a scacchi di flanella. (Costanza Rizzacasa d’Orsogna, Corriere della sera, 15 marzo 2014, p. 47, Tempi liberi).
- Dall’ingl. retrosexual.
- Già attestato nel Corriere della sera del 21 agosto 2005, p. 23, Cronache.