RETINA
. È la più interna delle membrane che costituiscono le pareti del bulbo oculare. Membrana nervosa, di squisita sensibilità specifica, va considerata la parte essenziale dell'organo della visione, perché è su di essa che la luce (stimolo fisico) si trasforma opportunamente così da dare un'impressione (stimolo fisiologico) che, arrivata al cervello, diventa sensazione luminosa. È sottile appena qualche decimo di millimetro, e si adapia sulla sottoposta membrana coroidea presso a poco come la pellicola dell'uovo è adagiata sul guscio calcareo. La retina presenta una struttura assai complessa, e nel suo spessore presenta una grande quantità di elementi ben distinti e sovrapposti, distribuiti uniformemente in strati. Comunemente questi strati s'indicano in numero di dieci, ma si tratta di una distinzione più che altro scolastica. La struttura della retina è analoga a quella del cervello, e anche embriologicamente sappiamo che la retina è infatti un vero e proprio diverticolo del cervello, unita a questo dal nervo ottico, il quale così, più che un nervo, apparisce come una commessura cerebrale. Più che in dieci strati, è bene considerare la struttura della retina formata principalmente da tre neuroni, cioè da tre elementi nervosi sovrapposti, ognuno composto di un corpo cellulare, di un nucleo e di speciali prolungamenti. Le estremità dei prolungamenti di ciascun neurone si uniscono con i prolungamenti degli altri in modo da formare una catena, e così i tre neuroni si possono considerare altrettante stazioni per cui passa lo stimolo luminoso che nel cervello diviene sensazione. Adagiato sulla coroidea è uno strato epiteliale ricco di pigmento oscuro; poi viene il primo neurone che è chiamato neuroepiteliale e che presenta terminazioni differenziate in forma di bastoncini e di coni. In questi due strati avvengono per azione della luce dei mutamenti fisico-chimici, visibili col microscopio e che non mancano di apparire sorprendentissimi perché sembra quasi di poter osservare la trasformazione dello stimolo fisico (luce) in stimolo fisiologico (sensazione). In nessun'altra parte del nostro corpo arriviamo così vicini all'intimo processo della vita. Al primo neurone con bastoncini e coni, segue un neurone intermedio, e a questo il terzo neurone più interno, caratterizzato da grosse cellule ganglionari. I prolungamenti di queste cellule, riunendosi in fascio, costituiscono le fibre del nervo ottico. Non è dunque esatto dire che la retina è la terminazione del nervo ottico, perché ne è invece il principio, e le fibre del nervo ottico (in massima parte) provengono dalla retina e non dal cervello, talché, se si taglia il nervo ottico, va prima in atrofia il moncone attaccato al cervello, e poi quello attaccato alla retina. La retina tappezza tutta la superficie interna del bulbo, ma giunta in avanti, dove comincia il corpo cigliare, si assottiglia bruscamente (ora serrata). Qui però non si arresta, ma assottigliata e ridotta a due soli strati di epitelio, tappezza anche il corpo cigliare e l'iride, costituendo la parte cigliare e la parte iridica della retina. In queste due parti la retina ha perduto la sua sensibilità, sicché si può dire che la retina ottica termina all'ora serrata (v. occhio).