RETIMNO (‛Ρέϑυμνον; A. T., 82-83)
Città nell'isola di Creta, capoluogo dell'omonimo nomós (v. sotto), situata sulla costa settentrionale dell'isola, circa 56 km. a SE. della Canea. Il centro attuale (10.558 ab. al 1928) si stende su di un promontorio roccioso nella parte settentrionale del quale s'innalza la cittadella veneziana e che corrisponde con tutta probabilità all'acropoli dell'antica città. Tra gli edifici notevoli si ricordano la chiesa della Presentazione, una chiesa bizantina e varie moschee; la città, che è sede vescovile, possiede inoltre un notevole museo archeologico. Strade carrozzabili la collegano ad Hērákleion (76 km.) e alla Canea (56 km.), cui è inoltre unita da regolari servizî di navigazione.
Ben poco noi sappiamo dell'antica Retimno, la quale appena è ricordata dai geografi antichi e ci ha tramandato ruderi (fra i quali, sull'acropoli, quelli di un tempio) e iscrizioni del tutto insignificanti. Se mai, qualche cosa ci dice il ricordo di cittadini retimnî in epigrafi cretesi di altre città ed anche in alcune non cretesi. Al sec. IV a. C. deve essere attribuita una serie di monete di Retimno, sulle quali compaiono ora Apollo ora Atena.
Il nomós (1984 kmq.) comprende l'elevato gruppo dell'Ida (2498 m.) e l'aspra regione montuosa che si stende tra questo e la catena dei Monti Bianchi, il cui versante meridionale fa pure parte del nomós. Il suolo, costituito essenzialmente da calcari, è coperto nelle parti meno elevate da macchia con sugheri e querce, mentre nelle valli, la maggiore delle quali è quella del Mylopótamos, si coltivano cereali e alberi da frutta. L'olivo che è la coltura principale si spinge fin verso gli 800 m. Notevole importanza ha inoltre la pastorizia (ovini). La popolazione, che vive accentrata in piccoli villaggi (150-200 ab.) o sparsa, contava, al 1928, 67.674. ab.
Bibl.: Oltre alla bibliografia citata da L. Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., i A, col. 923, cfr. J. N. Svoronos, Numismatique de la Crète ancienne, Macon 1890, p. 309 segg.; B. V. Head, Historia Numorum, Oxford 1911, p. 477. Per le iscrizioni v. G. De Sanctis, in Monum. Ant., XI (1901), col. 533 segg.