rete
réte s. f. – Termine figurativo con cui si descrive tanto un'infrastruttura fisica e l’insieme dei centri presenti in un sistema, quanto una struttura di interazione che viene rappresentata da una serie di , connessi a intensità differenti da una serie di linee che congiungono i punti in una direzione e in entrambi i sensi (per es., da A verso B e viceversa). In geografia dunque con r. si possono descrivere delle strutture di trasporto e dei modelli di relazione di tipo politico, economico e sociale. L’uso geografico più diffuso è relativo all’ambito urbano e non è affatto recente: le scienze delle relazioni spaziali avevano utilizzato già nel 19° sec. il concetto di r. per modellare la disposizione dei centri urbani come insiemi funzionali di punti e di linee. In particolare, la teoria delle località centrali, elaborata dal geografo tedesco Walter Christaller nel 1933, aveva definito il ruolo dei centri urbani di rango elevato che potevano servire uno spazio complementare, consentendo così di delineare una r. gerarchica degli insediamenti. Tale generalizzazione non consente di descrivere la realtà osservabile che può avere una distribuzione non 'ordinata' dei centri. Allo stesso tempo, i legami funzionali tra i centri possono essere di tipo indiretto o diretto e l’evoluzione dei vari centri è dettata non solo dall’ampiezza e dalla varietà di beni e servizi offerti, ma anche dal meccanismo di interdipendenza fra diverse attività e dalla specializzazione che caratterizza in maniera diversa le differenti r. urbane. Possono essere identificate più caratteristiche della r., come la densità, la connettività, l’interconnessione e l’orientamento, tutte misurabili con l’applicazione della teoria dei grafi. Con questo modello è possibile acquisire elementi più specifici delle caratteristiche di una r.: il numero minimo di linee o segmenti che collegano i punti più distanti (diametro del grafo), il rapporto tra il numero di segmenti e di nodi (indice di connettività), il numero totale di segmenti che collegano un nodo con tutti gli altri della r. (indice di accessibilità). Le differenti fasi evolutive della società capitalista hanno dato vita a differenti rappresentazioni della r.: dal grafo ad albero christalleriano, al grafo a stella polarizzato tipico della fase fordista. La tipologia di r. contemporanea è quella del grafo interconnesso, che rappresenta una r. policentrica e non gerarchica, fondata sulla specializzazione dei nodi urbani e sulla moltiplicazione delle relazioni di complementarità tra di essi. Le città possono essere lette in r., disponendosi in tal modo in maniera spontanea e passiva oppure volontaria e attiva. Nel primo caso, le relazioni tra le città sono frutto delle relazioni abituali degli abitanti dei vari centri in termini di scambio e di flussi. La disposizione attiva dà vita alla r. di città che operano come un attore collettivo per realizzare programmi di cooperazione. La visione reticolare del fenomeno urbano, pur avendo antichi predecessori come le colonie greche o le città anseatiche, si è sviluppata a partire dagli anni Ottanta del 20° sec. per descrivere la nuova forma spaziale del fenomeno urbano che dispone di trame estese, fondate su relazioni orizzontali. L’idea di r. ha posto fine alla visione della città come un nucleo isolato dall’area circostante, metafora di una società localizzata e disegnata dalla cartografia come un cerchio o un quadrato. La città diventa un sistema aperto, un nodo complesso di relazioni transcalari che raggiunge in alcuni casi la dimensione di interconnessione planetaria, le globali. L’uso non geografico del termine r. si è diffuso molto negli ultimi decenni, in particolare in ambito sociologico ed economico: l’utilizzo del concetto e della metafora spaziale di r. si è moltiplicato come termine per leggere la complessità del mondo del nuovo millennio, definito dal sociologo catalano Manuel Castells come la «società in r.».