resurgere (risurgere)
Il verbo ha sempre costrutto intransitivo. In senso proprio, per " sorgere di nuovo ", in Pd XVIII 103 Poi, come nel percuoter d'i ciocchi arsi / surgono innumerabili faville, / onde li stolti sogliono agurarsi, / resurger parver quindi più di mille, e, riferito alla notte, in If XXXIV 68 la notte risurge, e oramai / è da partir, ché tutto avem veduto.
In contesto figurato: detto di forza e vigore che interamente de la terra in lui [Anteo] resurgea (Cv III III 7), o dell'umana probitate che rade volte risurge per li rami, cioè nei figli (Pg VII 121).
Nel valore di " sorgere dalla morte ", " resuscitare ", il verbo si registra nell'inno di lodi a Cristo, vittorioso sulla morte e sul peccato: Pd XIV 125 m'accors'io ch'elli era d'alte lode, / però ch'a me venia " Resurgi " e " Vinci " (v. anche RESURRESSITO). Con riferimento alla resurrezione dei corpi nel giorno del giudizio universale, in If VII 56 questi resurgeranno del sepulcro / col pugno chiuso e questi coi crin mozzi, e Pg XXII 46 risurgeran coi crini scemi / per ignoranza. In contesto figurato, con riferimento alla ‛ morte ' in seguito alla ferita inferta da Amore, in Rime CXVI 52 Com'io risurgo, e miro la ferita / che mi disfece quand'io fui percosso, / confortar non mi posso / sì ch'io non triemi tutto di paura. In Pg I 7 qui la morta poesì resurga, il verbo è riferito alla poesia dell'Inferno, che è detta morta, perché ha cantato i dannati, morti spiritualmente.
In Vn XIV 8 ricorre il participio passato ‛ resurressito ' (v.).