RESPONSORIO
. Questo vocabolo ha un significato storico e un significato attuale. Storicamente, il cantus responsorius era nella salmodia ciò che veniva cantato dal popolo, in risposta ai brani che cantavano i cantori.
Il canto alternativo dei salmi, vecchia usanza giudaica, fu ben presto imitato dai cristiani; ma già si hanno attestazioni in Tertulliano d'un altro uso: i solisti recitavano o cantavano un salmo e il popolo, a determinati intervalli, ripeteva un versetto o un mezzo versetto, che o apparteneva al salmo stesso, o ne era del tutto indipendente e si riferiva alla celebrazione del giorno o ad altro; e poteva ripetersi anche a ogni verso del salmo, a modo di ritornello: ne serva d'esempio la recita del Venite exultemus, nel breviario romano odierno, o anche il Gloria laus del giorno delle Palme. Poteva essere di semplici e brevi espressioni (alleluia; gloria tibi domine; exaudi nos domine; te rogamus audi nos....); altre volte, era più vasto, come quoniam in aeternum misericordia eius (cfr. Patrol. Graeca, XXV, col. 676 a), o anche tutto un versetto (cfr. Patrol. Lat., XXXVI, col. 453), e in questo senso è vero e proprio responsorio. Qualora sia stato creato apposta, e non abbia rapporto col salmo, e più che dal popolo assistente sia alternato fra cantori, andrebbe piuttosto sotto il nome di antifona. Attualmente, parti responsoriali nella messa sono il graduale, l'alleluia, l'offertorio. Nel breviario, sono i versetti dopo le lezioni del mattutino; oppure, in forma ridotta, e col nome di responsorium breve, qua e là in varî altri luoghi.
Bibl.: Dictionn. d'arch. chrét. et de lit., s. v. Antienne; Antiphona.