respingimento in mare
respingiménto in mare locuz. sost. m. – Espressione con la quale s'indica l'azione e la politica di respingimento, verso i porti di partenza, di imbarcazioni con a bordo migranti, ritenuti clandestini a prescindere da qualunque loro condizione. Già nota a livello internazionale e, nel nostro Paese, dal 2005, quando i respingimenti effettuati dall'Italia verso la Libia vennero definiti, da una risoluzione del Parlamento europeo, una violazione del principio di non espulsione, questa pratica è tornata definitivamente in auge dopo la firma del Trattato Italia-Libia di amicizia, partenariato e cooperazione, avvenuta a Bengasi nel 2008. Questo accordo, infatti, sancendo formalmente la cooperazione tra i due paesi nella lotta contro l'immigrazione clandestina per via marittima, ha in realtà dato vita a una prassi per cui migliaia di migranti, secondo le stime dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), sono stati da quel momento intercettati dalla Guardia costiera italiana e forzatamente ricondotti nei porti libici, senza previo riconoscimento dei loro diritti d'asilo. Il caso più noto è avvenuto nel 2009, quando a sud di Lampedusa, navi militari italiane intercettarono delle imbarcazioni con a bordo circa 200 migranti di origine eritrea e somala, tra cui bambini e donne in gravidanza, e, senza ricorrere ad alcuna procedura di riconoscimento, le reindirizzarono verso il porto di Tripoli, consegnandole alle autorità libiche. L'avvenimento è risultato ancor più grave essendo la Libia un Paese che non possiede una normativa in materia di diritto d'asilo, non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra e le cui condizioni carcerarie sono pessime e rischiose da più punti di vista per i detenuti. Lo Stato italiano è stato perciò condannato, nel 2012, dalla Corte europea per i diritti umani, avendo esposto i migranti al rischio di trattamenti inumani e al possibile rimpatrio verso i paesi d'origine, dove gli stessi dichiaravano di essere oggetto di persecuzione. Nonostante la condanna, però, i ministeri dell'interno italiano e libico, nello stesso anno, hanno firmato nuovi accordi bilaterali, anche in materia di contrasto dell'immigrazione clandestina, commentati con estrema preoccupazione da Amnesty international.