RESHEF (rshp; in egiziano vocalizzato ershüp oppure reshpu, rashap)
Divinità cananea-fenicia la cui menzione ricorre in tutta l'area del semitico nord-occidentale, sia in nomi teofori amorrei ed ugaritici, sia in testi epigrafici e letterarî, e - con particolare frequenza - a Cipro, a Zincirli, a Karatepe e a Cartagine.
La più antica menzione si ha in Egitto nel nome teoforo (῾pr-Rshpw) di uno schiavo d'origine asiatica stabilito in Egitto alla fine del Medio Regno (Papiro Hayes, New York, Metropolitan Museum). Un testo ugaritico recentemente scoperto identifica R. col mesopotamico Nergal, dio dell'Oltretomba, mentre alcune bilingui cipriote lo identificano con Apollo. Nell'Antico Testamento il nome R. viene inteso sia come nome proprio di un dèmone malefico abitante l'atmosfera, sia come appellativo comune indicante fiamma, fuoco, pestilenza, piaga ed anche volatile. Non mancano anche testimonianze in cui il dio appare come divinità solare (e di qui la sua identificazione con Apollo). In Egitto, dove il culto del dio si diffonde largamente nella prima metà della XVIII dinastia (sia pure limitato quasi esclusivamente agli ambienti militari operai del Delta e di Deir el-Medīneh), e donde provengono le uniche rappresentazioni figurate sicure finora note, egli ha carattere guerriero nell'iconografia, mentre gli epiteti che gli vengono attribuiti o le menzioni che di lui ricorrono nei testi o sono del tutto generici o rivelano di volta in volta aspetti diversi. Da queste testimonianze risulta un'ipostasi divina assai complessa in cui l'elemento ctonio appare accanto a quello celeste ed atmosferico, e l'aspetto della divinità nefasta apportatrice di pestilenza compare accanto a quello di dio pietoso e salvatore. Vi è forse all'origine una divinità atmosferica legata ai fenomeni più violenti - fulmine, lampo, tuono - e, nel tempo stesso, detentrice di potenza guerriera.
Le rappresentazioni figurate del dio provengono quasi esclusivamente dall'Egitto e, contrariamente a quanto avviene nei testi scritti, ci danno un'immagine abbastanza coerente. La più antica rappresentazione si trova forse su una stele del museo di Aberdeen, recentemente datata ad età anteriore ad Amenophìs II e dedicata a Reshep-Shulman (il tipo iconografico è quello noto alle stele più tarde). Un tipo alquanto diverso (se si tratta veramente di R.) si ha invece su uno scarabeo della metà della XVIII dinastia: il dio è rappresentato alato, in atto di uccidere un grande serpente. Ha sul capo un alto berretto a cono, da cui pendono lunghi nastri, ornato sul davanti da una protome di gazzella e sormontato da un disco solare. Una raffigurazione simile è stata rinvenuta a Bēt Pelet (cfr. Griffith, in Proc. Soc. Bibl. Arch., 1894, pp. 88-89; Vincent, in Rev. Bibl., 1928, p. 517), ma qui la testa di gazzella è sostituita da due corna.
L'iconografia più diffusa ci perviene da numerose stele trovate soprattutto nel Delta e a Deir el-Medīneh e datate tra la metà della XVIII e la XIX dinastia. In esse il dio è rappresentato in aspetto guerriero, armato di scudo e col braccio destro alzato che regge una mazza ad ascia, arma tipicamente siriana. Talvolta lo scudo è sostituito dal segno ῾ankh, simbolo della vita, e la mazza da un arco con le frecce o da una lancia. R. indossa un corto perizoma, talvolta ornato di pendenti, oppure una corta tunica trattenuta da bretelle. La sua caratteristica principale è, però, il copricapo di forma conica (sullo scarabeo di Amenophis III esso è simile ai copricapi portati dalle divinità hittite e neo-hittite, ma successivamente prenderà la forma caratteristica della "corona bianca" dell'Alto Egitto), ornato di lunghi nastri e della protome di gazzella sulla fronte, al posto dell'ureo. La gazzella è l'animale del dio Seth, ed è anche considerata un essere pericoloso; la sua presenza sulla fronte di R. può essere, quindi, una accentuazione del carattere bellicoso del dio. In un solo caso (stele nel British Museum, n. 646), il copricapo è sostituito da una parrucca su cui la testa di gazzella è fissata con un nastro che stringe la fronte.
Il dio è quasi sempre rappresentato in piedi, talvolta seduto in atto di ricevere le offerte e il suo volto presenta in alcuni casi tratti tipicamente siriani. In alcune stele appare unito a Min e a Qadesh (quest'ultima al centro, Min a sinistra, R. a destra), senza che sia chiaro il rapporto mitologico fra i tre. In questo caso il braccio destro è abbassato e si appoggia alla lancia, mentre il sinistro tiene lo ῾ankh.
Il culto di R. continua fino in epoca tarda, anche se con minor favore, come testimoniano un altare di Nectanebo II (XXX dinastia) e una rappresentazione nel tempio di Mut a Karnak del regno di Tolomeo III. Assai rare sono le rappresentazioni a tutto tondo del dio: in età saitica alcuni bronzetti che presentano caratteri che si possono attribuire a R., per quanto il volto assomigli a quello di Bes, e in età tarda una statuetta del Metropolitan Museum di New York, in cui il dio è riconoscibile per la presenza della caratteristica mazza e della protome di gazzella.
Al di fuori dell'Egitto le testimonianze iconografiche del dio sono piuttosto incerte. Le statuette di tipo egiziano (ad esempio quella trovata a Rās Shamrah: v. vol. iii, fig. 744 a) rappresentanti un giovane dio con la "corona bianca" e col braccio destro alzato e convenzionalmente designate come R. o Ba῾al (v.) mancano infatti delle caratteristiche precipue di R., lo stesso può dirsi di un cilindro cipriota attribuito a R. dal Gidseloff; meno incerta è l'iconografia che compare sui sigilli cilindrici.
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