Congo, Repubblica Democratica del
Un gigante senza pace
La Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) è lo Stato più grande dell'Africa nera, secondo solo al Sudan in tutta l'Africa. Ricchissimo di risorse minerarie e agricole e di legnami pregiati, questo Stato non ha però mai conosciuto una vera pace interna e la povertà è ancora molto diffusa
Il territorio del Congo corrisponde al bacino del fiume omonimo (Congo, fiume), orlato a est e a sud da cime isolate (Ruwenzori, 5.109 m), dai Monti Mitumba e da laghi (Tanganica, Alberto e altri). Il clima è equatoriale; il paese è ricco di fiumi, laghi e paludi e coperto da foreste.
Gli abitanti appartengono a molte etnie differenti e parlano circa 400 lingue diverse. Nella foresta sopravvivono i piccoli Pigmei (130 cm d'altezza media).
I congolesi vivono di agricoltura (manioca, mais e riso). Le poche città sono lungo i fiumi, principali vie di comunicazione. Oltre alla capitale Kinshasa (si calcola che abbia almeno 7 milioni di abitanti), le più grandi sono Lubumbashi, Mbuji-Mayi e Kisangani.
Le risorse minerarie sono enormi: rame, zinco, stagno, diamanti e carbone, ma anche oro, argento, uranio, tungsteno, tantalio. I prodotti agricoli esportati sono cotone, arachidi, caffè e canna da zucchero.
La popolazione è però misera, per le aspre rivalità interne e perché le risorse sono sfruttate da società straniere senza alcun vantaggio per gli abitanti indigeni.
Dopo essere stato per quasi ottant'anni sotto il controllo del Belgio ‒ che lo amministrò in modo miope e predatorio (colonialismo) ‒ il Congo conquistò la sua indipendenza nel 1960, sotto la guida di Patrice Lumumba. Costui si oppose al tentativo di staccare dal Congo la ricca regione del Katanga, invocando anche l'intervento dell'ONU e dell'URSS, ma fu estromesso dal potere e in seguito assassinato (1961).
Seguirono anni di instabilità politica, durante i quali emerse la figura del generale Marshall Mobutu, che a partire dal 1965 instaurò un regime dittatoriale. Egli avviò un programma di 'africanizzazione', in virtù del quale il Congo prese il nome di Zaire, e mantenne strette relazioni con Stati Uniti, Francia e Belgio. Nonostante la formazione di un movimento di opposizione e alcune promesse di democratizzazione, Mobutu mantenne tutti i poteri sino al 1994, quando fu formato un governo provvisorio. Egli recuperò tuttavia un certo prestigio internazionale perché accolse un milione e mezzo di Hutu in fuga dal Ruanda, dove era in atto una guerra civile con un altro gruppo etnico, i Tutsi.
Ma i Tutsi congolesi, nel 1997, si ribellarono: Mobutu fu costretto all'esilio e sostituito dal leader dell'opposizione, Laurent-Désiré Kabila. Tuttavia nel paese ‒ che tornò a chiamarsi Congo ‒ continuarono i disordini, anche perché Kabila espulse i Tutsi, grazie ai quali era giunto al potere. Allora questi ultimi, con l'appoggio del Ruanda e dell'Uganda, scatenarono una rivolta, che Kabila fronteggiò ricorrendo all'aiuto di alcuni paesi africani (Angola, Zimbabwe, Namibia, Ciad e Sudan) e facendo appello agli Hutu. Si scatenò così una guerra civile durante la quale furono commesse atrocità sulle popolazioni civili di entrambe le parti. Nel 1999 fu raggiunta una tregua, ma i combattimenti non sono mai cessati del tutto, nonostante l'intervento dell'ONU.
Nel 2001 Kabila è stato ucciso e il potere è passato a suo figlio Joseph.