Congo, Repubblica del
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato dell'Africa centro-occidentale. Al censimento del 1996 la popolazione risultava di 2.591.271 ab., ma secondo alcune stime è aumentata a 3.999.000 nel 2005, a causa di un incremento tra i più alti del mondo, pari nel periodo 2000-2005 al 3% medio annuo. Il basso valore medio di densità (11,6 ab./km2 nel 2005) non esprime la reale distribuzione sul territorio, in quanto si è accentuata la concentrazione demografica nella capitale e nei suoi dintorni, che ospitano più di un terzo del totale degli abitanti. Gran parte di questi ha peraltro scarse prospettive di inserimento nel sistema produttivo della stessa Brazzaville. Il lungo periodo di instabilità interna ha avuto ripercussioni sulla situazione economica, e le già precarie condizioni della popolazione sono peggiorate ulteriormente negli ultimi anni del 20° sec. e nei primi del 21°: il consumo pro capite di energia elettrica (un indicatore sintetico per misurare il livello di sviluppo economico di un Paese) era sceso da 254 kWh nel 1990 a 83 nel 1998, per risalire a 150 nel 2003 (alla stessa data era di 12.362 negli Stati Uniti e di 5021 in Italia). Nel 2003 il 5% della popolazione adulta era malata di AIDS; nel 2005 la speranza di vita alla nascita era 51 anni per i maschi e 53 anni per le femmine e la mortalità infantile dell'85‰, mentre la metà dei bambini ha interrotto la scolarizzazione a causa delle guerre civili.
Con un reddito pro capite di 800 dollari nel 2005, il Paese denuncia una grave situazione di arretratezza, resa ancor più drammatica, oltre che dal forte tasso di incremento demografico, dalle guerre civili che hanno interessato la Repubblica del C. per lunghi anni, dal pesante indebitamento con l'estero (8,4 miliardi di dollari nel 2003) e dalla variabilità sui mercati internazionali dei prezzi del petrolio, un bene di cui il Paese è ben dotato (nel 2004 la produzione di greggio è stata di 12,3 milioni di t, e ha rappresentato il 90% delle esportazioni e il 60% del PIL) e di cui è il quarto produttore nell'Africa a sud del Sahara. Dopo il petrolio, la seconda risorsa economica è rappresentata dallo sfruttamento forestale, che è in mano quasi esclusivamente a operatori privati, locali e stranieri. La produzione, che nel 2003 è stata di 2.436.715 m3, è suscettibile di miglioramenti, a patto che si sviluppi rapidamente la lavorazione sul posto del legname grezzo, tanto più che nel 2003 è entrata in vigore una nuova legislazione che pone limiti quantitativi all'esportazione di legname non lavorato. Per quanto riguarda l'agricoltura, meno del 2% della superficie territoriale è destinata all'arativo e alle colture arborescenti; di conseguenza la Repubblica del C. non ha raggiunto l'autosufficienza alimentare ed è costretta a importare l'80% del suo fabbisogno. Scarsa importanza ha l'industria, che annovera solo alcuni impianti chimici e petrolchimici, alimentari, tessili e calzaturieri, manifatture del tabacco e cementifici.
Nel 2004 è stata privatizzata la linea ferroviaria che unisce Brazzaville a Pointe-Noire (512 km) e che si prolunga verso il Gabon (285 km): il nuovo gestore ha avuto il compito di rimettere in sesto questa infrastruttura, essenziale allo sviluppo economico nazionale.
Storia
di Silvia Moretti
Nel Paese, precipitato nella seconda metà degli anni Novanta in una drammatica guerra civile, le ragioni economiche, politiche e, in minor misura, etniche del conflitto si mescolavano in un intreccio difficile da dipanare: le fazioni in lotta, infatti, sembravano mosse soprattutto dal gioco degli enormi interessi economici legati allo sfruttamento del petrolio, interessi che coinvolgevano potenze straniere e grandi multinazionali. L'inizio del nuovo secolo, comunque, fece registrare l'apertura di un dialogo nazionale per la riconciliazione e una serrata agenda di appuntamenti politici e istituzionali. Fin dalla prime battute, però, l'opposizione criticò l'operato del generale D. Sassou-Nguesso, presidente della Repubblica dal 1979 al 1992, che aveva riconquistato il potere con le armi nel 1997, provocando la fuga del presidente P. Lissouba (poi condannato in contumacia a trent'anni per tradimento e corruzione).
Estromessi dalla commissione elettorale, i partiti all'opposizione boicottarono il referendum del gennaio 2002 per l'approvazione di una nuova Costituzione, che vide la partecipazione di oltre il 75% degli elettori. Il testo, approvato con l'84% dei consensi, stabiliva l'elezione del presidente per un mandato settennale e un Parlamento bicamerale. Le elezioni presidenziali del mese successivo furono nuovamente boicottate dall'opposizione e dal suo rappresentante più in vista, l'ex primo ministro A. Milongo, che lamentavano la mancata trasparenza dei meccanismi elettorali. Il 10 marzo, senza sfidanti di rilievo, Sassou-Nguesso uscì vittorioso dalle urne, assicurandosi oltre l'89% dei voti. Nei giorni successivi, mentre il Paese si preparava alla competizione elettorale legislativa, tornarono a verificarsi violenti disordini nella regione meridionale di Pool, roccaforte dei ribelli Ninjas, un tempo milizie fedeli all'ex primo ministro B. Kolelas. Tra il primo e il secondo turno delle elezioni il tasso di partecipazione popolare, stimato in una media nazionale del 30%, fece registrare punte bassissime, intorno al 10%, nelle regioni interessate dagli scontri. In ogni caso la vittoria del Parti congolais du travail, con 53 seggi, e il successo delle Forces démocratiques unies (30 seggi) garantirono al generale Sassou-Nguesso la maggioranza assoluta in Parlamento. Dopo aver inaugurato ufficialmente il suo mandato nel mese di agosto, Sassou-Nguesso annunciò la formazione di un governo la cui priorità dichiarata era la lotta alla corruzione.
Nel marzo 2003 il raggiungimento di un accordo di pace nella regione di Pool con il leader dei ribelli F. Bitsangou (noto come pastore Ntoumi) chiuse di fatto la guerra civile, svelando le dimensioni della tragedia in una terra un tempo fertile e popolosa: violenza, stupri, povertà, fame, distruzione di villaggi. Negli ultimi mesi del 2005, dopo il ripetersi di nuovi scontri, si intensificò l'azione repressiva del governo contro i ribelli che avevano rifiutato di deporre le armi in seguito agli accordi del 2003.