Ravenna, Renzo. – Uomo politico italiano (Ferrara 1893 - ivi 1961). Nacque da famiglia ebraica e borghese, fu interventista e volontario durante la prima guerra mondiale, e iscritto al PNF dal 1924. Amico di I. Balbo e podestà di Ferrara dal 1926 al 1938, contribuì a modificare l’aspetto urbanistico della città, con una significativa ricostruzione, poi definita addizione novecentista, per molti aspetti ispirata al razionalismo dominante in quel periodo. Con il giornalista N. Quilici e altri vicini a Balbo fu molto attivo anche in campo culturale, contribuendo a una rinascita cittadina che si richiamava al passato estense (a differenza delle scelte nazionali che esaltavano la romanità) con varie iniziative come la riedizione del Palio e la mostra celebrativa per il quattrocentesimo di Ariosto, entrambe datate 1933. Dedicò molto impegno alla realizzazione del Museo Archeologico Nazionale, del Museo del Duomo e del Museo Boldini. Si dimise pochi mesi prima dell’entrata in vigore delle leggi razziali (1938) malgrado la protezione che Balbo, sino alla sua morte (1940), non gli fece mai mancare. Fu poi perseguitato in quanto ebreo e costretto, con la famiglia, a rifugiarsi in Svizzera (1943-45); molti suoi familiari perirono ad Auschwitz e quando ritornò a Ferrara, scagionato in due diversi giudizi legati ai provvedimenti di epurazione, rifiutò qualsiasi ruolo pubblico, riprendendo l'attività di avvocato e dedicandosi alla rivalutazione dell’amico Balbo. Solo negli ultimi anni della sua vita iniziò a ricevere riconoscimenti pubblici per la sua onestà come amministratore e l'impegno per la rinascita di Ferrara, ma a lungo la sua adesione al fascismo fu motivo di forti critiche, a partire da quella che gli mosse G. Bassani, e la sua figura è attualmente oggetto di varie indagini storiche.