Guénon, René
Filosofo francese (Blois 1886 - Il Cairo 1951).
Iniziò gli studi nella sua città natale e li proseguì a Parigi, nel Collège Rollin, dedicandosi alla matematica, ma non li portò a termine. Frequentò successivamente i corsi di occultismo dell'École hermétique di Gérard Encausse [Papus], partecipando attivamente alla vita di quello stesso ambiente e della Massoneria a cui faceva capo. Entrò nell' ‛ Église gnostique ' di cui fu vescovo col nome di Palingenius. Passato a una Loggia massonica di rito scozzese antico, fondò la rivista " La Gnose ", dove pubblicò vari scritti tra cui l'abbozzo del Symbolisme de la Croix sviluppato in seguito ed edito nel 1931. Nel 1910 conobbe un pittore svedese convertito all'islamismo, John Gustaf Agelii, che lo interessò a quella religione. Altri rapporti ebbe in quel tempo con esponenti dell'India tradizionale. Insegnò, quindi, a Saint-Germain-en-Laye e filosofia a Sétif (Algeria), per ritornare a Blois e a Parigi dove fu professore dal 1924 al 1929 in una scuola privata. Nel frattempo pubblicò vari articoli sul simbolismo cristiano e il saggio L'Esotérisme de D. (Parigi 1925, 19574). Nel 1930 si recò al Cairo alla ricerca di testi sufisti e là abbracciò la religione mussulmana assumendo il nome di Sheikh Abdel Wahêd Yahia. Sposò in seconde nozze una figlia dello sceicco Mohannad Ibrahim e nel 1948 divenne cittadino egiziano. Oltre alle molte opere pubblicate in vita, apparvero postume: L'Esotérisme du Graal (1951) e Aperfus sur l'ésotérisme chrétien (1954), studi raccolti da J. Reyor.
Ne L'Esotérisme de D. (trad. ital. di C. Rocco, Roma 1951), G. riprende un'indagine già tentata da D.G. Rossetti e da E. Aroux, che peraltro conclusero nel senso di una posizione eretica di Dante. Il filosofo francese si richiama, fra l'altro, alle osservazioni di A. Reghini nella rivista " Nuovo Patto " (Roma 1918-1923) ed esamina il senso iniziatico della Commedia, ricavandone accostamenti con i principi massonici ed ermetici. L'indagine del G. non manca di suggestione, sia che venga rivolta ai viaggi ultraterreni nelle diverse tradizioni, sia che si eserciti sui tre mondi dell'aldilà dantesco, sui numeri simbolici (e qui vengono citati in particolare gli studi di R. Benini) e sui cicli cosmici. La trattazione mostra una profonda conoscenza di tutto il movimento iniziatico medievale a cui il G. riconduce D. con l'ipotesi che il poeta abbia fatto parte di un'associazione detta della Fede Santa che, discesa dall'ordine dei Templari, ne avrebbe raccolto l'eredità essenziale. Tesi ardua e difficilmente sostenibile nonostante la ricca argomentazione, basata soprattutto sull'interpretazione della sigla che si legge sul rovescio di due medaglie conservate nel museo di Vienna, una delle quali rappresenta Dante. Il Caligaris si oppone proponendo, della medesima sigla, una diversa interpretazione, d'accordo con la tradizione che D. si facesse terziario francescano, per cui cfr. G.A. Scartazzini - N. Scarano, Dantologia, Milano 1910, 102. In realtà il saggio - e lo stesso autore mostra di rendersene conto - pone più problemi di quanti non ne risolva. G. conclude col dire che un esame approfondito dell'argomento avrebbe richiesto parecchi volumi e che d'altra parte il simbolismo iniziatico non può essere costretto in formule come la filosofia profana. Il suo compito è stato quello di aver proposto alla riflessione alcuni motivi, senza esibizioni erudite, ma indicando la via alla comprensione di un aspetto troppo poco conosciuto dell'opera di Dante. Il saggio, in sostanza, risulta inaccettabile nei postulati di fondo, ma non manca di spunti stimolanti.
Bibl. - P. Caligaris, D., questo sconosciuto, in " Lettere Ital. " IV 2 (1952) 122-126; P. Serant, R.G., Parigi 1953; P. Chacornac, La Vie simple de R.G., ibid. 1958; L. Méroz, R.G. ou La sagesse initiatique, ibid. 1962; P. Renucci, Dantismo esoterico nel secolo presente, in Atti del Congresso Internazionale di Studi Danteschi, Firenze 1965, 305-332.