PRUNAS, Renato
PRUNAS, Renato. – Nacque a Cagliari il 21 giugno 1892 da Pasquale e da Gabriella Barrago dei conti Ciarella. Cresciuto in una nobile famiglia, negli anni giovanili Prunas manifestò interesse per la letteratura e il teatro, di cui scrisse anche sull’Unione Sarda, segnalandosi per verve polemica e adesione al nazionalismo. Nel dibattito d’anteguerra fu interventista e, dopo essersi laureato in giurisprudenza il 23 giugno 1915, partecipò al conflitto con il grado di tenente nel 2° reggimento dei Granatieri di Sardegna. Rientrato a Cagliari, si preparò al concorso per l’accesso alla carriera diplomatica, riuscendo vincitore al secondo tentativo, nel 1923.
Il giovane Prunas si integrò in quel gruppo di diplomatici che si stringeva attorno a Salvatore Contarini, segretario generale del ministero degli Affari esteri dal 1919, grande uomo di potere e di idee nazionaliste, in anni in cui la diplomazia italiana era sospesa tra la volontà di riscatto per la ‘sconfitta’ della pace di Versailles e la difesa dell’autonomia nei confronti della gestione diretta della politica estera da parte di Benito Mussolini. La vicinanza al gruppo ‘contariniano’, l’appartenenza a una delle più importanti famiglie sarde, tradizionali fucine di funzionari vicini a casa Savoia, e un’indubbia capacità favorirono la fase iniziale della carriera di Prunas, che si svolse tutta nell’inner circle.
Sua prima sede fu Vienna, cui fu destinato il 18 ottobre 1923, dove trovò come capi missione prima Luca Orsini Baroni e poi Antonio Chiaramonte Bordonaro, che fu guida dei suoi primi passi in diplomazia. Nominato vicesegretario di legazione il 1° aprile 1926, venne richiamato al ministero da Bordonaro, nel breve periodo durante il quale questi svolse mansioni di segretario generale in sostituzione di Contarini. Poi seguì ancora il diplomatico palermitano nella prestigiosa sede di Londra, dove svolse servizio a partire dal 1° marzo 1927, con il ruolo di terzo segretario di legazione.
A Londra Prunas fu un apprezzato osservatore parlamentare, al quale non sfuggirono la debolezza del governo guidato da Ramsay MacDonald, i dissidi interni al Labour Party, il declino ormai irreversibile del partito liberale, le difficoltà del partito conservatore. Non dava molto credito al New Party di Oswald Mosley – «una specie di Hitler con minori giustificazioni popolaresche», scriveva – ma non ne sottovalutava le possibilità di ‘presa’ (Roma, Ministero degli Affari esteri, Archivio storico diplomatico, Personale, Renato Prunas, Situazione politica della Gran Bretagna per il 1930).
Nel luglio del 1932 sposò Rosaria del Balzo di Presenzano, di antica famiglia napoletana, da cui ebbe quattro figli: Francesco, Lupo, Aspreno e Oliviero.
Resasi vacante la sede di Londra per la morte di Bordonaro, fu Dino Grandi ad assumere la carica di ambasciatore d’Italia in Gran Bretagna, con il quale Prunas collaborò nel tentativo di mantenere buone le relazioni tra i due Paesi. Promosso al ruolo di primo segretario di legazione di I classe nel dicembre del 1932, dovette invece assistere al deterioramento dei rapporti italo-inglesi per il montare della questione etiopica, non da Londra però, ma dalla sezione politica del Segretariato generale della Società delle Nazioni, cui fu destinato nell’ottobre del 1934.
Dopo due anni di permanenza a Ginevra e un breve passaggio ministeriale a capo dell’ufficio primo della Direzione generale affari di Europa e del Mediterraneo, il 2 novembre 1937, nominato consigliere di legazione, fu destinato a Parigi come incaricato di affari in sostituzione di Vittorio Cerruti.
La nomina maturava in una fase difficile dei rapporti tra Italia e Francia, che infatti non aveva inviato a Roma un diplomatico dello stesso rango di Cerruti. Prunas si dimostrò ancora buon osservatore della situazione politica francese, cogliendo tutti i fattori di debolezza della Terza Repubblica. Auspicando l’affermazione di una linea più centrista rispetto ai governi del Front populaire, salutò con favore la formazione del III governo guidato da Édouard Daladier, riuscendo a stabilire un buon rapporto con il nuovo ministro degli esteri Georges Bonnet. Intuì per tempo che di fronte all’annessione tedesca del territorio dei Sudeti la Francia avrebbe optato per soluzioni negoziali e quindi spinse per un’azione concertata che avrebbe incluso anche l’Italia, preparando al meglio il terreno in vista della conferenza di Monaco. Fu dunque testimone della crescita del consenso attorno a Mussolini e della nomina di François Poncet a Roma, che sanciva il disgelo delle relazioni fra i due Paesi, dovuto anche all’azione di Prunas. L’arrivo a Parigi di Raffaele Guariglia come ambasciatore nel novembre del 1938 segnò però anche la fine della sua missione.
Nominato inviato straordinario e ministro plenipotenziario di II classe il 9 febbraio 1939, venne incaricato come direttore generale degli Affari transoceanici, altro passaggio importante della sua carriera, perché se è vero che ogni atto di politica estera veniva deciso dal vertice politico, l’amministrazione centrale ai tempi di Galeazzo Ciano, con il quale i rapporti non furono mai buoni, fu una palestra per molti funzionari, per il livello di specializzazione degli affari nel quadro di un modello organizzativo al passo con i tempi e degno di una media potenza. In linea con buona parte della diplomazia più legata alla tradizione, fu contrario all’ingresso in guerra dell’Italia (Borzoni, 2004, p. 130).
Il 2 aprile 1943 ebbe incarico da Giuseppe Bastianini, sentito il re, di sostituire il ministro Francesco Fransoni a Lisbona, missione che, assieme a quelle di Raniero Paolucci di Calboli a Madrid e di Guariglia ad Ankara, era funzionale alla ricerca di contatti con gli alleati per una fuoriuscita dalla guerra (De Felice, 2006, p. 1208). Si adoperò poi per il mantenimento della segretezza della missione di Giuseppe Castellano, che nella capitale lusitana ricevette dal generale Walter Bedell Smith il testo dell’armistizio ‘italiano’ e della dichiarazione di Quebec, fronteggiando la diplomazia tedesca ormai sulle tracce di emissari italiani.
Dopo l’8 settembre 1943 agì a tutela della compattezza della comunità italiana a sostegno del governo legittimo, che promosse senza indugi presso António de Oliveira Salazar. Il 12 ottobre 1943 ricevette comunicazione da Pietro Badoglio di prendere accordi con il ministro inglese per il suo trasferimento da Lisbona a Brindisi, che raggiunse via Algeri, dove, per desiderio del re, avrebbe dovuto coadiuvare l’azione del governo italiano. Con decreto 1° novembre 1943, riceveva la delega per la trattazione e la firma di tutti gli atti del ministero degli Affari esteri, assumendo poi la carica di segretario generale, mentre con telegramma datato 5 novembre 1943 Mussolini lo collocava a riposo.
È lecito presumere che i motivi della scelta di Prunas furono diversi: la fiducia di cui godeva negli ambienti della Real Casa, la mancanza di benemerenze fasciste, la distanza mantenuta nei confronti di Mussolini e di Ciano, la manifesta contrarietà all’ingresso dell’Italia in guerra, la conoscenza degli ambienti politici inglesi, francesi e anche americani e, non ultimo, la facilità con la quale da Lisbona potette raggiungere Brindisi, ciò che lo fece preferire a funzionari altrettanto quotati, come Pietro Quaroni.
A Brindisi, Prunas ebbe il compito di ricostruire l’amministrazione centrale degli Esteri, contando su una qualche decina di funzionari che tra mille difficoltà avevano oltrepassato le linee e si erano messi a disposizione del governo Badoglio (Brusasca, 1948, pp. 33 s.).
Nella veste di ministro degli Esteri de facto, se pur di un Paese armistiziato e privo di ogni autonomia, Prunas agì per il reinserimento dell’Italia nel nuovo quadro delle relazioni internazionali, cercando di superare la «muraglia isolante del controllo alleato», come lui stesso la definiva (Prunas a Badoglio, 30 dicembre 1943, Documenti diplomatici italiani, s. 10, 1943-1948, I, doc. 109). Dopo i primi contatti con il Comitato francese di liberazione, grazie anche ai personali rapporti con Bonnet e René Massigli, le sue attenzioni si rivolsero all’URSS, cercando di sfruttare l’interesse di Stalin a non rimanere escluso dallo scacchiere italiano. Sin dai primi contatti con Andrej Vyshinsky, tra il dicembre del 1943 e il gennaio del 1944 (Di Nolfo - Serra, 2010, pp. 95-104), si mostrò consapevole del fatto che l’iniziativa diplomatica avrebbe comportato un «mutamento nell’atteggiamento del partito comunista» nei confronti del governo, circostanza che avrebbe avuto un riflesso sugli altri cinque partiti del Comitato di liberazione nazionale (Prunas a Badoglio, 12 gennaio 1944, Documenti diplomatici italiani, s. 10, 1943-1948, I, doc. 119).
Nella mente di Prunas il riconoscimento internazionale dell’URSS e la mutata situazione interna avrebbero spinto gli anglo-americani ad allentare la morsa delle clausole armistiziali. Un obiettivo al quale Prunas lavorò incessantemente, tentando di convincere gli alleati occidentali della dannosità di un regime che generava malcontento nella popolazione e più volte avvertendoli del rischio della diffusione del comunismo in Italia. Al riconoscimento sovietico si arrivò ai primi di marzo del 1944 e ciò aprì le porte al ritorno di Palmiro Togliatti in Italia e alla ‘svolta di Salerno’. La manovra non sortì nell’immediato gli effetti sperati e anzi gli anglo-americani la guardarono con sospetto, ma è vero che il lavoro di Prunas, considerando anche il limitatissimo spazio di manovra, ebbe effetti positivi sulla ripartenza della nostra politica estera.
Sottoposto a procedimento di epurazione, dal quale venne prosciolto, già nel corso del 1945 la sua presenza alla segreteria generale del ministero degli Affari esteri veniva criticata da alcuni esponenti dei partiti di sinistra, come Giuseppe Saragat. Con Alcide De Gasperi ministro, con il quale i rapporti furono buoni, Prunas rientrò nelle tradizionali funzioni di un segretario generale, fornendo un grande ausilio tecnico sui principali dossier in preparazione del trattato di pace. La situazione mutò con l’arrivo di Pietro Nenni alla guida degli Esteri, che ne volle la sostituzione nello stesso giorno del suo insediamento. Secondo la testimonianza di Egidio Ortona (1984), Prunas accettò a malincuore la decisione, molto critico nei confronti del nuovo ministro, che giudicava «psicologicamente prono verso l’URSS» (pp. 164 s.).
Già nominato inviato straordinario e ministro plenipotenziario di I classe il 1° giugno 1945, il 14 marzo 1947 fu destinato ad Ankara con credenziali di ambasciatore. In una situazione ormai di contrapposizione tra i due blocchi, la Turchia rappresentava una frontiera del mondo occidentale, nel cui quadro a Prunas non sfuggiva l’importanza della civiltà mediterranea. Il trattato bilaterale di amicizia firmato da Italia e Turchia nel marzo del 1950 fu un altro successo ascrivibile alla sua azione. Sua ultima destinazione fu Il Cairo, che raggiunse nel ruolo di ambasciatore l’11 novembre 1950 e dove venne a contatto con il montante nazionalismo e con l’evolversi della contesa anglo-egiziana per il Sudan e Suez. In poco tempo riuscì a conquistare i favori dell’establishment egiziano, agendo per un ruolo attivo dell’Italia in un Paese chiave dello scacchiere medio-orientale.
Già molto provato in salute, morì in servizio al Cairo il 25 dicembre 1951.
Fonti e Bibl.: Roma, Ministero degli Affari esteri, Archivio storico diplomatico, Personale, R. P.; Ambasciata d’Italia a Londra, 1927-1934; Ambasciata d’Italia a Parigi, 1937-1938; Archivio riservato della segreteria generale (1943-1947); Documenti diplomatici italiani, s. 10, I-VII (1943-1948).
Il Ministero degli affari esteri. Governo e diplomazia al servizio del popolo italiano, a cura di G. Brusasca, Roma 1948 (in partic. pp. 34, 39, 130 s.); R. P., Roma 1974, pp. 9-123; E. Ortona, Anni d’America. La ricostruzione 1944-1951, Bologna 1984, ad ind.; R. Gaja, L’Italia nel mondo bipolare. Per una storia della politica estera italiana (1943-1991), Bologna 1995, pp. 7-117; E. Serra, Professione: Ambasciatore d’Italia, II, Milano 2001, ad ind.; C. Marchiori, R. P. Il ritorno dell’Italia sulla scena internazionale, in Rivista di studi politici internazionali, LXIX (2002), 3, pp. 429-438; G. Borzoni, R. P. diplomatico (1892-1951), Soveria Mannelli 2004; R. De Felice, Mussolini l’alleato, II, Torino 2006, pp. 1208, 1305; E. Di Nolfo - M. Serra, La gabbia infranta. Gli Alleati e l’Italia dal 1943 al 1945, Roma-Bari 2010, ad indicem.