BROZZI, Renato
Nacque il 10 ag. 1885 a Traversetolo (Parma) da Igino, barbiere, e da Anna Martini.
Nel 1900 il B., finite le scuole, entrò a lavorare nella locale fonderia artistica di G. Baldi dove cominciò a praticare l'arte del disegno e dell'incisione; tre anni dopo, ottenne il primo successo con una pendola cesellata offerta all'on. Micheli per le sue nozze. Sostenuto e incoraggiato dal pittore D. De Strobel e dal Baldi, dal 1903 al 1905 frequentò l'Accademia di belle arti di Parma terminando in soli tre anni il corso, di regola quinquennale, con Cecrope Barilli come maestro; alternava gli studi con lavori in fonderia e per vari antiquari di Parma, che facevano pasure le lastre d'argento da lui incise come opere del Rinascimento: famoso, a questo proposito, il piatto da lui creato e venduto nel 1905 ad acquirenti londinesi come opera del Cellini.
Questa sua perizia tecnica gli sarebbe stata di grande utilità a distanza di molti anni quando nel 1936 restaurò, con risultati veramente eccellenti, il "tesoro di Marengo" conservato al Museo archeologico di Torino (il B. ebbe a collaboratore Mario Minari).Nel 1905 esordì all'Esposizione artistica di Parma e l'anno dopo a Milano ottenne il gran diploma d'onore per due piatti d'argento. Nel 1907 si trasferì a Roma per seguire, con una borsa di studio, un corso, di perfezionamento presso la scuola del nudo e dell'arte della medaglia (della scuola il B. venne poi nominato membro del consiglio direttivo il 15 apr. 1930, e mantenne tale carica sino al 2 maggio 1962).
Intanto la sua fama, che dal 1910 assunse portata internazionale con la partecipazione alle esposizioni internazionali di Buenos Aires, di Gand, di Bruxelles, si affermava anche sul piano ufficiale (il ministero della Pubblica Istruzione gli acquistò nel 1909 due targhette d'argento sbalzato con Bovi e Cervi, nel 1912 la targa in rame con Scrofa, nel 1926 il bronzo Maternità raffigurante una gatta con i gattini, per la Galleria d'arte moderna di Roma). Membro dell'Accademia di belle arti di Brera dal 1910 e di quella di Parma dal 1911, fu nominato accademico di S. Luca nel 1919 e accademico clementino nel 1926.
In occasione dell'Esposizione internazionale di Roma del 1911, partecipò, insieme col De Strobel e A. Bocchi, alla ricostruzione della sala di Torrechiara, con ladecorazione in formelle di terracotta, per il padiglione emiliano nella Mostra regionale in piazza d'Armi.
Nel 1915 il B. si trasferì a Roma, dove abitava nella villa Strohl-Fem con l'amico Bocchi, con cui già aveva diviso uno studio in via Flaminia; frequentavano insieme la fiaschetteria toscana in via della Croce dove convenivano politici, letterati come Papini, Soffici, Ungaretti, Cardarelli, Bruno Barilli, e artisti come Spadini, De Strobel, Bartoli e Arata (nel locale esiste ancora una targa sbalzata dal Brozzi). Sempre nel 1915, alla Mostra internaz. di belle arti di San Francisco vinse una medaglia d'oro (cfr. Boll. d'arte, XI [1917], p. 6, Appendice: cit. erroneam. come Ernesto). Nel 1917, alle mostre individuali indette dalla Permanente di Milano (dove già aveva esposto nel 1910), espose cinquantaquattro opere tra pastelli, targhe in rame e piatti d'argento. Nello stesso anno, chiamato alle armi, fu aggregato a un battaglione di stanza a Cagliari: il paesaggio, la fauna e il folclore sardi gli offrirono nuovi spunti tematici.
Nel 1918 eseguì la Targa degli Irredenti (in oro sbalzato sovrapposto ad un frammento di pietra verde proveniente dal palazzo di Diocleziano di Spalato) che il Comitato degli irredenti della Venezia Giulia e Dalmazia, il 16 settembre dello stesso anno, a Venezia, donò a Gabriele D'Annunzio. Questi lo conobbe nel 1919 a Venezia in occasione della cerimonia di consegna al gen. Annando Diaz della spada d'onore la cui elsa era stata modellata dal B. su disegno di Ettore Tito; da allora ebbe inizio la grande amicizia e la collaborazione tra D'Annunzio ed il B. che fino al 1938, anno di morte del poeta, svolse quasi tutta la sua attività su sua commissione e spesso, sviluppando idee proposte dal poeta (come nel caso delle spalline per i legionari abruzzesi, 1920).
D'Annunzio, stabilitosi nel 1921 al Vittoriale, faceva eseguire all'"eccelso animaliere" (cfr. lettera del 4 febbr. 1926 in Nuova antologia, 1938), per donarli ai suoi ospiti, piccoli oggetti ("inezie squisitissime") - figurine, spille, scatole ecc. - decorati con vari motivi, sempre di preferenza animalistici: la gazzella in movimento, galletti, ecc. (nel 1921 oggetti di questo genere erano stati esposti, assieme a piatti d'argento sbalzato, disegni e pastelli in una mostra collettiva alla gall. Pesaro di Milano; cfr. catal., presentaz. di V. Pica, pp. 12-14, e Ill. ital., 15 maggio 1921, pp. 592 ss.). Tra le numerosissime altre opere eseguite per D'Annunzio, si citano la Coppa del Benaco, premio per gare di idrovolanti sul lago di Garda (1921); una targa in argento, raffigurante un leone accovacciato e una cetra, in onore di Arturo Toscanini; undici "piatti francescani" d'argento, con il cordiglio, motti ed emblemi (1922-23; uno è illustrato nel catal. della Exposit. internat. des arts décoratifs et industriels di Parigi del 1925 alla quale il B. espose anche oggetti d'oreficeria [cfr. p. 30 del catal.] e vinse una medaglia d'oro); la Coppa del liutaio (1922-23: una barca a forma di liuto con ali per remi), a ricordo di Gaspare da Salò, donata dal D'Annunzio alla Soc. Canottieri Garda di Salò per le gare di canottaggio; la Tartaruga Cheli, consegnata nel 1928, cioè la corazza naturale di una tartaruga che era stata regalata al poeta da una nobildonna milanese nel 1924 - montata dal B. con zampe e testa di bronzo; numerosi disegni di elefanti (1930); studi per gli Occhi alati (1930), motivo destinato a spille per cravatte; studi per la sepoltura al Vittoriale di D'Annunzio il quale la voleva in forma di arca su quattro colonne con sopra un veltro in agguato.
Molte sono le opere del B. di carattere pubblico (nel 1919 aveva vinto il concorso della moneta in rame da 10 centesimi con il motivo simbolico dell'ape che succhia il papavero) o celebrativo; la Vittoria angolare in bronzo posta all'angolo del palazzo comunale di Traversetolo come monumento ai caduti, con un'epigrafe di D'Annunzio datata 23 apr. 1923 (una replica fu collocata nel 1929 sulla prua della nave "Puglia" al Vittoriale; versioni di questa furono dal D'Annunzio donate a Mussolini e "a pochi amici di immutabile e militante Fede dalmàtica" [Carteggio, n. 468, p. 3081); la Penna capitolina per le firme dei matrimoni in Campidoglio (1922, su un'idea di Corrado Ricci: fascio littorio con un'aquila e un muso di lupa alle estremità); monumento ai caduti di Casarano (Lecce), con la Vittoria alata in bronzo (1927-28; il bozzetto è sulla tomba del cugino del B., il ten. Grossi, alla Villetta, cimitero di Parma); la Vittoria del grano, in oro (1933), premio al vincitore della "battaglia del grano"; il monumento a Fabio Bocchialini (studioso e patriota parmense morto in guerra nel 1915) sul monte Caio (1933); quattro grandi Aquile in bronzo collocate (1936) a Pescara sul ponte del fiume omomino (distrutte durante la guerra; ne resta una versione in marmo a Desenzano sul Garda, sul monumento del gen. Papa); statua di S. Benedetto orante (1937) offerta dai comuni del Sublacense al maresciallo Graziani per il quale il B. modellò anche il bastone da maresciallo offertogli dal Comune di Roma; una grande campana (1938) donata a una chiesa cattolica di Addis Abeba; un gladio per il re del Belgio (1938; ill. in Fantini, necr.); il trofeo Martini e Rossi, in argento, per le gare motonautiche di Detroit (1939; ill. 6 in V Rassegna di arti figurative del Lazio, Roma 1965), ecc. Alla Mostra d'arte sacra contemporanea di. Roma nel 1950 (cfr. catal., p. 286, ill. CCLXVII), insieme con una porticina di tabernacolo in rame sbalzato e dorato a fuoco di proprietà delle oblate benedettine di San Vito dei Normanni (Brindisi), furono esposti undici pezzi per l'arredamento di un altare eseguiti nel 1938 che sono oggi nel vescovado di Parma (donati nel 1970 dalla sorella del B., Gabriella, alla cattedrale di quella città). Nel 1961 nelle sale del Consiglio comunale di Traversetolo gli venne organizzata una vasta retrospettiva (cfr. Gazzetta di Parma, 30 apr., 1º e 5 maggio 1961).
Morì il 21 giugno dell'anno 1963 a Traversetolo (Parma).
Nel 1965 in una retrospettiva alla VRassegna di arti figurative del Lazio a Roma, furono esposte ventisci opere del B. tra disegni, oli, e sculture, in gran parte provenienti dalla sua collezione (cfr. catal., pp. 23 s., presentaz. di C. Pietrangeli); nel 1967 una mostra di disegni, bronzetti e pastelli fu organizzata dal Circolo artistico di Bologna (cfr. catal.). Oltre che al Vittoriale degli Italiani e in numerose collezioni private, opere del B. sono conservate nelle raccolte civiche di Milano, nella Gall. comunale e in quella nazionale d'arte moderna di Roma e all'Accademia di S. Luca; il modello in gesso e quello in bronzo della moneta da 10 centesimi in rame è conservato nel magazzino del materiale della Zecca.
La produzione del B. si presenta piuttosto eterogenea nell'indirizzo stilistico: al decorativismo liberty alterna i modi e i temi cinquecenteschi, oltre che, specie nelle targhette in metallo che rappresentano sempre animali di campagna, richiami alla tradizione verista e specialmente agli esempi di bassorilievo su medaglia e targhetta dell'800 francese (L. Ozzola, Targhette sbalzate di R. B., in Emporium, XXXVI [1912], pp. 313-316). Denominatore comune della sua opera rimane comunque l'ambizione di rimettere in auge una tecnica ormai dimenticata in Italia, quella dello sbalzo e del cesello su metallo nobile.
Fonti e Bibl.: Necr., in Parma per l'arte, XVI (1963), pp. 149 s.(G. Copertini) e in Atti della Accad. naz. di S. Luca, VII (1963-64) (R. Fantini). Oltre alla bibl. in H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, I, p. 329, ai catal. delle esposizioni citate nel testo, vedi i catal. delle Esposiz. internaz. di Venezia, VII (1907), p. 105;VIII (1909), p. 125(cfr. anche recens. di U. Ojetti, in Corriere della sera, 13 maggio 1909);X (1912), pp. 52, 82(cfr. U. Ojetti, La X Espos. ... Venezia, Milano 1912, p. 43);XI (1914), p. 103; XII (1920), p. 65;XIV (1924), p. 120; XV(1926), p. 139; XVII (1930), pp. 55, 127(e qui cfr., Mostra intem. Dell'orafo, p. 5: 15 pezzi); XVIII (1932), pp. 146, 152 8.; XIX (1934), p. 191; XXIII (1942), p. 101 (cfr. Arte sacra, XXX [1942], p. 138); XXVII (1954), pp. 95, 127.Si vedano anche i cataloghi delle Esposiz. Internaz. amatori e cultori di belle arti di Roma: LXXIX (1909), p. 33;LXXX (1910), p. 43; LXXXI (1912), p. 58; LXXXIII (1914), p. 41; LXXXIV (1915), p. 27;LXXXV (1916), p. 20;LXXXVI (1917), p. 18; LXXXIX (1920), nn. 1-12, 26-37; XC (1922), p. 24; XCIV (1928), pp. 97, 104, 105. Delle Quadriennali romane il B. partecipò alla II (1935, p. 216);III (1939, p. 272); IV (1952, p. 58).Altre mostre non menzionate all'interno della voce: IlQuadriennale di Torino, 1908 (nn. 802, 869, 874); 1908, Espos. naz. di belle arti, Milano (nn. I-IX); Mostra alla "Probitas" a Roma (cfr. Ill.ital., 5 apr. 1914, p. 332); La Fiorentina primaverile, del 1921 (catal., Roma 1922, p. 30); I Esposiz. intern. delle Arti decorat., Monza 1923 (pp. 84, 113 del catal.; il B. vinse una medaglia d'oro); II e III Biennale Romana della Medaglia (1923, p. 72; 1925, p.54, presentaz. di U. Ojetti; cfr. dello stesso, in Dedalo, V [1925], pp. 513-530); I Sindacale Laziale, Roma 1929, p. 60; III Sindacale fascista di belle arti del Lazio, Roma 1932, p. 27. Delle mostre collettive in gallerie private si veda: Mostre personali di R. B.,R. Ceccaroni,R. e M. Costetti, Napoli, galleria Apollo, 1935 (sala 2, pastelli e sculture; cfr. Il Cimento, XIII [1935], 142, pp. 69 s.); Mostre personali di B.,Prencipe,Bocchi,e D'Antino, Roma, gall. Addeo, 1947 (cfr. quotidiani locali fine genn.-primi febbr.). Altre mostre non hanno cataloghi come quella a Parma nel palazzo della pubblica assistenza, 1950(cfr. Gazzetta di Parma, 23 giugno); o l'Esposizione delle opere di R. B.,A. Della Torre..., all'Associazione della stampa estera di Roma nel 1952.
Si veda inoltre: Gardone Riviera, il Vittoriale degli Italiani, Archivio generale (XCV, 2);Archivio personale (BR 27, 11 pezzi); R. B. artefice immaginifico, in Il Mare Nostro - stirpe italica, gennaio 1938;G. D'Annunzio, Dalla "Capponcina" al "Vittoriale"(41 lettere a E. e G. Treves e a R. B.), in Nuova antologia, 16 apr. 1938, pp. 361-83;R. Fanti, R. B. ..., in Gazzetta delle arti, 7-9 sett. 1946;F. Sapori, Imaestri di Terracina, Roma 1954, pp. 30-33, tavv. XXV ss.; R. Fantini, R. B. orafo di D'Annunzio, Parma 1955;G. Pighini, R. B...., in Parma per l'arte, VI (1956), pp. 63-67;A. Gatti, D'Annunzio, Firenze 1956, pp. 427, 431, 435, 446, 451;D. Petrone, Una memoria accademica di R. B., in Osservatore romano, 24 marzo 1965;M. Ravazzoni Montanari, La sorella di R. B. ha donato alla cattedrale di Parma, in Parma nell'arte, II (1970), 2, pp. 155 s.; Carteggio D'Annunzio-Mussolini, 1919-38, a cura di R. De Felice e E. Mariano, Milano 1971, ad Indicem.