BORROMEO, Renato
Conte di Arona (primo di questo nome), era primogenito di Giulio Cesare I e di Margherita Trivulzio (ignota è la data di nascita). Ereditò, come da testamento del padre del dicembre 1571, il nuovo possesso della "Roggia Borromeo" nel Cremonese (dal 9 ag. 1572 succederà al padre anche nella carica di decurione del Consiglio senatoriale di Milano).
Avviato inizialmente a studi civili, di lettere e belle arti, ebbe a segnalarsi fra i gentiluomini più brillanti dell'aristocrazia milanese nel primo periodo del governo spagnolo, secondando il nuovo gusto fastoso della nobiltà locale (nel gennaio 1579 sarà a capo di una "mascherata" ispirata al clima rinascimentale di maniera, di amorosa "cortesia", celebrata dal Castiglione). Fu solo dopo la scomparsa del cugino s. Carlo (che egli provvide ad assistere personalmente durante l'estrema malattia curandone, il 1º nov. 1584, il trasferimento da Cannobio e poi da Arona a Milano) che il B. venne chiamato dal governatore Carlo d'Aragona a ricoprire i primi incarichi politici di rilievo. Inviato a Torino nel 1585 in rappresentanza dello Stato di Milano in occasione delle nozze di Carlo Emanuele I con la seconda figlia di Filippo II, Caterina, assunse l'anno dopo la carica di "sovrintendente" dei territori del Lago Maggiore.
A Roma, al seguito del fratello Federico elevato alla porpora nel 1587 da Sisto V, il B. venne da allora impiegato stabilmente dal governo spagnolo per missioni di alta rappresentanza e anche diplomatiche. Incaricato nel 1590 di ricevere Margherita d'Austria andata sposa all'infante di Spagna (il futuro Filippo III), venne mandato a Roma nel dicembre 1590 per ossequiare il nuovo pontefice Gregorio XIV, eletto con l'appoggio della monarchia spagnola. La politica del Papato aveva assunto, del resto, a partire dal 1585, un'importanza fondamentale nel confronto tra Francia e Spagna per la resistenza di Sisto V alle ambizioni di assoluto predominio politico ed ecclesiastico nutrite da parte della corte spagnola e per l'atteggiamento da lui assunto riguardo alle lotte civili e religiose in Francia fra cattolici e ugonotti. In queste circostanze il B., fratello del cardinal Federico e in contatto con gli ambienti filospagnoli della Curia romana, fu di nuovo utilizzato nell'ottobre 1591 (dopo la morte di Gregorio XIV, la cui politica aveva segnato un radicale mutamento di rotta a favore della Spagna contro Enrico di Navarra) al momento dell'elezione di Innocenzo IX; fu ancora a Roma nel febbraio 1592, in rappresentanza del Consiglio generale di Milano, dopo la contrastata elezione di Ippolito Aldobrandini al pontificato. Da Clemente VIII egli riportò, in seguito, la conferma per il duca Ranuccio Farnese (cui il B. era legato da stretta parentela dopo il matrimonio con Ersilia, figlia del duca Ottavio, sorella di Alessandro Farnese) degli Stati di Parma e Piacenza.
Tornato in Lombardia, il B. si interessò più da vicino all'amministrazione dei suoi feudi; nel 1595 poneva fine, fra l'altro, alle dure lotte che avevano travagliato per anni la popolazione del borgo di Domodossola e dei territori vicini, a causa dei contrasti insorti sulla ripartizione delle spese per la peste e di altri oneri fiscali, imponendo una tregua generale fra le varie comunità e fazioni rivali. Il componimento delle discordie nell'Ossolano veniva a rafforzare, d'altra parte, la sicurezza dei confini dello Stato milanese sul versante degli irrequieti cantoni svizzeri, nei cui confronti già il padre del B., Giulio Cesare, si era premunito provvedendo Domodossola di un castello fortificato durante il governatorato degli anni 1560-61.
L'ultimo, decennio del secolo rappresentò, per il casato dei Borromeo, una fase di stretta compenetrazione con l'elemento spagnolo e di rapida ascesa politica ed economica nell'ambito dell'aristocrazia e dei corpi privilegiati del vecchio ducato milanese. Con il B. i cospicui possessi della famiglia (già riuniti, essendosi spenta la discendenza di Giberto Borromeo, nei figli di Giulio Cesare) venivano a estendersi ulteriormente, sino a comprendere, oltre alla contea d'Arona e alla signoria d'Angera e di Origgio, i feudi di Cannobio, Lesa, Vergante, Castellanza, Vogogna, Vallanzasca, Vitaliana, Margozzo, Vigezzo, Intra, Vallintresca, Crescua, Degagna di San Pietro, Omegna e Laveno nel Verbano, i possessi di Peschiera nel Milanese, di Formigara nel Cremonese, di Guardassono nel Parmense, di Camairago nel Lodigiano e di Palestro nel Vigevanasco: terre fittamente popolate, dalle buone rendite agrarie o di ragguardevole traffico commerciale.
Fin dal 1591 Filippo II aveva concesso al B., con un privilegio speciale, il comando di una compagnia di uomini d'arme (mentre al fratello Vitaliano era stato accordato l'incarico di "mastro di campo") e nel 1600 il nuovo sovrano Filippo III, che lo aveva conosciuto nel settembre 1598 come ambasciatore della città di Milano a Madrid in occasione del suo avvento al trono, lo aveva voluto suo consigliere per gli affari della Lombardia e quindi membro del Consiglio segreto dello Stato di Milano. Il B. sarà ancora impiegato a Roma nel settembre-ottobre 1600 presso Clemente VIII, in coincidenza con i negoziati condotti dal pontefice che porteranno, con l'assenso di Filippo III, alla pace di Lione del gennaio 1601 tra la Francia e il ducato di Savoia. Morì ad Arona il 19 ag. 1608.
Fonti eBibl.: Archivo General de Simancas, Estado, leg. 1288 e 1293; Ammin. Borromeo (Milano), reg. Albero geneal. ... fam. Borromeo, ff.94-7; G. Gualdo Priorato, Vita et azzioni di person. milit. e polit., Vienna 1674, passim;G. A. Sassi, La nobiltà borromea, Milano 1718, p. 28; F. Calvi, Fam. notab. milan., II, Milano 1881, tavv. IX e XI; M. Racca, Il borgo di Domodossola durante la signoria spagnola, Milano 1899, passim;R. Levi Pisetzky, La moda spagnola a Milano, in Storia di Milano, X, Milano 1957, p. 912; F. Arese, Elenco dei magistrati patrizi di Milano..., in Arch. stor. lombardo, LXXXIV (1957), p. 158; V. Spreti, Encicl. storico-nobil. ital., II, p. 145.