BELLEAU, Remy
Nato a Nogent-le-Rotrou nel 1528, morì nel 1577. Poeta gentilissimo, delicato "pittore della natura", come si compiacque di chiamarlo il Ronsard, che gli fu amico, fu il più giovane dei poeti della Pléiade. Con il Mureto, il Turnèbe, Giannantonio Baïf, Remy Jodelle, il Du Bellay, il Ronsard, studiò al collegio di Coqueret sotto la disciplina del Dorat, che gli svelò i tesori dell'antichità greca. Giovanissimo, fu precettore del figlio del marchese d'Elbeuf, Carlo di Lorena, che seguì in Italia al tempo della spedizione di Napoli (1557). Tutta la sua vita fu consacrata al culto delle lettere e della poesia, alla quale ebbe incitatore il Ronsard: essi facevano degli epigrammi dell'Antologia la loro lettura preferita. Anima delicatissima, modesto, gentile, fecero a gara nell'amarlo e nell'onorarlo i compagni della Pléiade, i maestri, i sovrani. Il Ronsard lo predilesse e scambiò con lui varie poesie; dopo la rottura e l'invettiva latina contro il ciceroniano Paschal, dedicò a lui il suo celebre poema autobiografico, l'Élégie à Remy Belleau, fonte principalissima della sua biografia; lui fece anche confidente dei suoi amori per una Maria, "fiore angioino di quindici anni". Il grande storico De Thou ne parla con alte lodi nel libro CXXXVIII delle sue Storie. Enrico II e Caterina de' Medici lo ebbero assai caro; Carlo IX lo fece suo lettore; Enrico III si compiacque di accettare la dedica degli Eschanges des pierres precieuses. A gara con altri poeti e con lo stesso Ronsard, che compose allora il suo più bel canzoniere, cantò Elena di Surgères, dama d'onore di Caterina de' Medici; commentò gli amori del capo della Pléiade, La continuation des amours e la Nouvelle continuation des amours; tradusse i Fenomeni e Pronostici di Arato; compose alcune Églogues sacrées prises du Cantique des Cantiques. La prima opera sua furono le Petites inventions (1557): con facile stile, vi descrive fiori, frutti, pietre, insetti, talvolta riallacciandosi al simbolismo dei Bestiarii e dei Lapidarii medievali. Scoperte nel 1554 da Enrico Estienne le 62 Anacreonte, che attribuite ad Anacreonte tanta fortuna dovevano avere nei secoli seguenti, il B. le tradusse in facili versi bellissimi: è l'opera sua migliore. Nel '73 pubblicò gli Amours et nouveaux Eschanges (Métamorphoses) des pierres précieuses; dove, in trentun poemetti, descrisse elegantemente, derivandole dalle leggende dell'antichità e del Medioevo, le virtù naturali e magiche delle pietre preziose: diamanti, topazî, rubini, smeraldi, agate, ecc. Fine sentimento della poesia agreste, pur tra le imitazioni dell'Arcadia del Sannazzaro, manifesta il B. nelle poesie pastorali, Bergeries: di queste, graziosissima è l'odicina Avril, che il Sainte-Beuve disse "adorabile". Postuma fu pubblicata una sua commedia, la Reconnue: debole cosa, con buone pitture di costumi. Dopo l'edizione del Gouverneur (1867), una nuova edizione delle opere del B. fu curata da Martey-Laveaux, in Collection de la Pléiade françoise, voll. 2, Parigi 1877-1878.
Bibl.: Asselineau, R. B., in Bulletin du Bibliophile et la Bibliothécaire, 1861; G. Colletet, Vie de R. B., Parigi 1867; A. Eckhardt, R. B., sa vie, ses bergeries, Budapest 1917.