REM (sigla dell’ingl. Rapid Eye Movements)
Fase del sonno caratterizzata, da un punto di vista comportamentale, da uno stato di parziale o totale sospensione della volontà e della coscienza, da interruzione delle funzioni corporee, da diminuita attività motoria e percettiva e, dal punto di vista elettrofisiologico, da modificazioni particolari dell’elettroencefalogramma (EEG), dell’elettrooculografia (EOG) e dell’elettromiografia (EMG). È definito come uno stato fisiologico necessario che si manifesta con un ritmo cicardiano solo in parte indipendente dalle condizioni esterne.
Il sonno (➔) è divisibile in due stadi: sonno non-REM e sonno REM, nell’ambito dei quali si susseguono diverse sottofasi con aspetti diversi, non solo da un punto di vista elettrofisiologico ma anche vegetativo, motorio e sensoriale. Dopo l’addormentamento il sonno non-REM precede il sonno REM, e durante la notte si alternano regolarmente diversi cicli del sonno della durata circa di 90÷100 minuti. Ogni ciclo prevede la successione dei vari stadi del sonno REM e la fase del sonno non-REM. ll sonno REM compare in genere, nel giovane adulto, dopo circa 90 minuti di sonno non-REM, e si caratterizza per un completo appiattimento dell’EMG e intensa desincronizzazione dell’EEG. Il controllo omeostatico delle funzioni autonome è ridotto: la pressione cardiaca aumenta, così pure la frequenza cardiaca e il respiro, che possono divenire irregolari. Questa fase, che dura circa 15 minuti, è caratterizzata da sogni intensi e da movimenti oculari ritmici e rapidi. Gli episodi REM (4 o 5 per sonno) tendono a divenire più lunghi, man mano che ci si avvicina al risveglio. Il sonno REM è definito anche sonno paradosso perché l’elevata attività cerebrale e i rapidi movimenti oculari contrastano con il rilassamento muscolare generale.