RELIQUIARÎ
Nell'anno 356 i resti di S. Timoteo vennero trasportati a Costantinopoli e tumulati sotto l'altare della chiesa degli Apostoli (Chron. pasc., Ol. 24, 1); segue nell'anno successivo, la tumulazione di quelli dei SS. Luca e Andrea (ibid., Ol. 284, 2). Sono questi i primi trasporti di reliquie dei quali si abbia notizia. In occidente si ripete ben presto lo stesso processo: nel 386 Ambrogio pone le reliquie dei SS. Gervasio e Protasio sotto l'altare della basilica ambrosiana appena edificata (ep., 22). Per la nuova chiesa la tumulazione di reliquie fa parte dei riti di consacrazione. Poco tempo prima Ambrogio aveva consacrato in modo analogo la chiesa degli Apostoli in Milano, ponendovi reliquie venute da Costantinopoli. Questi avvenimenti iniziano una serie di analoghe traslazioni; spesso si possono procurare soltanto particole dei corpi santi (S. Nazaro, Grado) o anche di reliquie indirette: brandea - cioè frammenti di indumenti - (S. Nazaro) o terra intrisa del sangue dei martiri (Brescia). Esse vengono conservate in r. (capsa, ϑήκη, ἀλαβαστροθήκη, σορός) e sistemate in un loculo sotto l'altare; raramente sono accessibili e vengono esposte in una "memoria" (il σορός con le vesti di Maria nella chiesa delle Blacherne a Costantinopoli, il loculus argenteus con le reliquie della croce al S. Sepolcro di Gerusalemme). Simili traslazioni di reliquie si trovano rappresentate nel Pap. Berol. 13296 (H. Lietzmann, Quantalacumque, 339) e nell'avorio del tesoro della cattedrale di Treviri (F. Volbach, op. cit. in bibl., n. 143). I r. potevano anche essere proprietà di privati (Pietro Ispano, ed. R. Raabe, pp. 25, 28, 29, 42).
1. - Particolare interesse ha l'Italia settentrionale, ove si trova la residenza imperiale dell'Occidente (prima a Milano, poi, dal 403, a Ravenna).
Si è già detto della Lipsanoteca (v.) di Brescia. Un cofanetto simile fu ritrovato nel 1906 sotto l'altare della chiesa di S. Ermagora a Samagher presso Pola. Sulla fronte sta una figura in trono, sugli altri tre lati scene della vita di un santo (eremita), le quali non si riferiscono però alla leggenda di Ermagora, o per lo meno non a quella di redazione più recente. Sulla striscia superiore si vede il monogramma di Cristo tra agnelli, sull'inferiore motivi ornamentali. Sul coperchio è rappresentata la consegna della legge a Pietro secondo la forma romana, con Paolo acclamante, sul bordo fregio di colombe. La prospettiva raffigurata sulla parte posteriore della cassetta riproduce l'abside di S. Pietro in Vaticano. (È stato anzi proposto di riconoscere anche sugli altri lati e sul coperchio il riferimento a famosi santuari romani, negando l'ispirazione alla leggenda di S. Ermagora). Nonostante questi accenni a Roma, si tratta probabilmente di lavoro locale dell'Alto Adriatico. Si possono riscontrare rapporti stilistici e indizi cronologici con il dittico dei Lampadi (v.).
Le tre cassette del British Museum di Londra (Volbach, op. cit., nn. 116, 117, 118) e la pisside di Menas in Roma (Volbach, id., ibid., n. 182) erano probabilmente anch'esse dei reliquiarî.
Fra tutti i r. in argento va citato per primo quello di S. Nazaro a Milano; fu trovato nel 1578, all'epoca di S. Carlo Borromeo, aprendo l'altare all'incrocio delle navate; esso conteneva avanzi di stoffe e una teca con ossami. Il r. venne nuovamente sistemato sotto l'altare orientale, per venire riaperto nel 1894. Forse in occasione della prima apertura i rilievi vennero ribattuti. È il r. deposto da Ambrogio all'atto della consacrazione della chiesa. Il Martyrologium Hierosolymitanum afferma trattarsi delle reliquie di Giovanni, Andrea e Tommaso: che si trattasse di reliquie romane è asserito per la prima volta da Landolfo Seniore (1100 circa). Sui quattro lati del r. sono rappresentate scene bibliche, sul coperchio il Cristo docente, fra Apostoli. Tra questi il solo Paolo è individualizzato, secondo un antico uso iconografico proprio all'Italia settentrionale; lo stile corrisponde a quello dell'età di Ambrogio (anche se al momento della riapertura, quando gli studî sulla tarda antichità erano appena agli inizî, lo stile apparve in assoluto contrasto col concetto di "decadenza" che allora copriva tutta questa epoca e il riconoscimento dell'appartenenza del r. al suo tempo stesse non poco ad affermarsi) (v. milano).
Un poco più recente è un r. ora a Vienna, trovato nel 186o nel lato meridionale del duomo di Pola, insieme con una pisside rotonda, oggi andata perduta. Il r. era vuoto, nella pisside si trovava una scatoletta d'oro con astragali. Il tutto era in un piccolo sarcofago in pietra. La tumulazione è datata in base alla scatoletta (sec. VI), ma il r. di Vienna è più antico. Le figure intere di Cristo e di cinque Apostoli, i cui busti si ripetono sul coperchio, rivelano lo stile degli inizî del sec. V, la provenienza è, probabilmente, dell'Italia settentrionale (Ravenna?).
Una tumulazione analoga fu riscontrata nel 1871 nella cattedrale di Grado: in un loculo murato un cofano marmoreo contenente due pissidi in argento, ovale l'una, rotonda l'altra. La prima, lavoro locale della metà del sec. V, ha su una delle facce i medaglioni di Cristo, Pietro e Paolo, sull'altra quelli di cinque santi. È questa la prima pisside il cui tema decorativo sia ispirato al santo stesso. La seconda (databile a circa il 560) conteneva, secondo l'iscrizione, reliquie della Vergine, e inoltre di santi romani e dell'Italia settentrionale. Alla Vergine s'ispira la scena rappresentata sul coperchio: Maria con il bambino. Una capsula d'oro ivi trovata (come a Pola) pone la tumulazione nell'avanzato sec. VI, probabilmente dopo la fuga da Aquileia del 568. Una pisside ovale proveniente da Brivio, oggi al Louvre, è ornata di scene bibliche, mentre il r. argenteo di S. Zeno e quello di Rimini hanno una semplice decorazione a croci. Scene bibliche si vedono anche sul r. marmoreo dei SS. Quirico e Giulitta nel Museo Arcivescovile di Ravenna; mentre il r. marmoreo di Giulio Argentario in S. Vitale presenta la sola iscrizione. In piombo è un r. trovato a Salona.
2. - Roma occupa una posizione particolare nella questione delle reliquie: durante tutta l'antichità cristiana la chiesa romana considera indivisibili i resti dei defunti; sono ammesse le sole reliquie indirette. Vien assunto un atteggiamento di riserbo anche di fronte a reliquie provenienti da altri paesi. Solo nel sec. VI, dopo la conquista bizantina, ne aumenta l'afflusso.
I loculi con deposizione di reliquie sotto gli altari dei SS. Apostoli e dei SS. Cosma e Damiano sono stati trovati vuoti; nel tesoro, invece, del Sancta Sanctorum fu trovata una pisside ovale del VI secolo. I bolli (non letti) ne certificano la provenienza bizantina. L'adorazione della croce rappresentata sul coperchio fa presumere una reliquia della Croce; sul corpo della pisside medaglioni con gli Apostoli.
3. - Particolarmente ricca in deposizioni di reliquie è l'Africa settentrionale. Sotto l'altare della chiesa di Ain Zirara è stata trovata una capsella ovale del V sec.: sul coperchio sta una figura giovanile di martire con corona, tra due candelabri; sul bordo simbolici cervi e agnelli. Sono qui numerosi i r. in terracotta: a Biar Haddada e Tual (con ossami); a Henshir Akrib (reliquie dei SS. Giuliano, Laurenzio e Pastore), datati 580-81, in recipienti di terracotta sistemati entro un r. marmoreo, accanto la deposizione di cinque r., tra i quali quello di Giuliano, datato 543, contenente della terra); a Ksar Belezma, a Henshir Tarlist: recipienti in terracotta e in vetro (tardo sec. VI), di santi prevalentemente orientali; ad Ain Guigba: reliquie di S. Giuliano, della stessa datazione.
4. - Nulla è rimasto del ricco tesoro di reliquie di Costantinopoli. Un r. in argento vien citato da Sozomeno (Hist. eccl., 9, 2, 16), un σορός di argento è ricordato dalle fonti nella chiesa della Blacherne, entro il quale un r. in pietra che conteneva il vero e proprio r. σορίον. Provengono da Costantinopoli, oltre alla capsella argentea del Sancta Sanctorum, un r., pure in argento, a forma di sarcofago, trovato in un altare con loculo a Sebastopoli, oggi a Leningrado. Sulla cassetta medaglioni di Cristo e degli Apostoli, di Maria e angioli, in argento con stampigliatura della prima metà del sec. VI. Fu probabilmente eseguito a Costantinopoli anche il r. argenteo, proveniente da Varna, oggi a Sofia, che ha la forma di un semplice sarcofago decorato da croci, contenente una teca d'oro con pietre, il tutto conservato in una cassa marmorea a forma di sarcofago.
Altri r. in marmo, provenienti dalla Crimea e dalla Bulgaria sono stati illustrati dal Belaev (op. cit., 120). Questi r. marmorei, provvisti talvolta di un incavo per le offerte sul coperchio, sono diffusi in tutto il territorio bizantino: esemplari ad Aphentefli; Atene, Museo Bizantino (da Corinto), Salonicco, S. Giorgio; Costantinopoli, museo (scavi di Mangane, Amasia); Brussa; Corico; Berlino (dall'Asia Minore). Il maggior numero di essi è liscio oppure ornato solo da croci. Un r. con la rappresentazione di un agnello, da Siwas, è stato pubblicato da A. M. Schneider. Tanto in Grecia quanto a Costantinopoli entrano successivamente in uso loculi di più ampie dimensioni a forma di cunicolo o di sepolcro cruciforme ai quali si accede scendendo tre o cinque gradini; il più grande è quello, praticabile, della Basilica di S. Giovanni di Studios a Costantinopoli. In quello, più piccolo, di S. Demetrio a Salonicco, fu trovata una fiala di vetro.
5. - La Siria occupa una posizione particolare in questo campo: le reliquie non vengono tumulate sotto gli altari, ma in sarcofagi esposti al centro di ambienti appositi in prossimità dell'abside. Non manca quasi mai sui coperchio un incavo a imbuto e al di sotto uno scolo. I sarcofagi sono privi di decorazione e solo alcuni portano un'iscrizione. La storia monastica di Mar Thomas (Biblioteca dei Padri della Chiesa, Atti dei Martiri Persiani, 303) cita un r. in pietra decorato da una croce e due cherubini. Un piccolo r. siriaco d'argento è stato pubblicato da Ch. Diehl (v. bibl.).
Bibl.: Per una trattazione generale del tema si rimanda all'articolo Reliques et reliquaires, in Dict. d'Arch. Chrét., XIV, 2, 1940, c. 2294 ss. In particolare: Pola, Museo Civico, Lipsanoteca da Samagher: F. Volbach, Elfenbeinarbeiten, Mainz 1952, n. 120 con dati e bibliografia; R. Egger, Der hl. Hermagoras, Klagenfurt 1948; Th. Klauser, Die Röm. Petrustradition im Lichte der neuen Ausgrabungen unter der Peterskirche, Colonia 1956. - Milano, r. di S. Nazaro: R. Delbrück, in Antike Denkmäler, IV, 7, 1927, p. i ss.; H. U. von Schönebeck, Der Mailänder Sarkophag und seine Nachfolge, Città del Vaticano 1935, p. 120 ss.; P. Toesca, in Scritti in onore di B. Nogara, Roma 1937. - Vienna, r. del Duomo di Pola: H. Swoboda, in Mitteil. Zentral. Kommiss., XVI, 1890, p. i; H. H. Arnäson, in Art. Bull., XX, 1938, p. 220; R. Noll, Vom Altertum zum Mittelalter, Vienna 1958, n. 3, 15. - Grado, Cattedrale: G. B. de Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1872, pp. 41; 155; E. Weigand, in Byz. Zeitschr., XXXII, 1932, p. 63; H. H. Arnäson, ibid., p. 211; P. L. Zovatto, Monumenti paleocristiani di Aquileia e di Grado, 1957, pp. 513; 525. - Parigi, Louvre, pisside da Brivio: Ph. Lauer, Le trésor du Sancta Sanctorum, in Mon. Piot, XV, 1906, p. 220; H. H. Arnäson, op. cit., p. 216. - Verona, r. di S. Zeno: P. Orsi, in Epigr. Mitt. aus Oesterreich, V, 1881, 118. - Rimini, r. d'argento: H. H. Arnäson, op. cit., p. 226. - Ravenna, Museo Arcivescovile, r. dei SS. Quirico e Giulitta: G. de Francovich, in Felix Rav., fasc. 26-7, 1958, p. 62; S. Vitale: F. W. Deichmann, ibid., fasc. 5, 1951, p. 6. - Salona, r. in piombo: Forschungen in Salona, II, Vienna 1926, p. 38, fig. 38. - Roma, Sancta Sanctorum: Ph. Lauer, in Mon. Piot, XV, 1906, p. 68; M. Rosenberg, Der Goldschmiede Merkzeichen, IV, Francoforte s. M. 1928, p. 707. - Ain Zirara, capsella ovale: G. B. de Rossi, La capsella argentea africana, Roma 1889; id., in Bull. Arch. Crist., 5, 1887, p. 118; H. H. Arnäson, op. cit., p. 216. - R. in terracotta dell'Africa settentrionale: St. Gsell, Les monuments antiques de l'Algérie, II, pp. 180; 338; id., Mél. Rome, 23, 1903, p. 10 (Henshir Akrib); J. Gagé, ibid., 44, 1927, p. 109 (Ksar Belezma); M. Labrousse, ibid., 55, 1938, p. 243; L. Leschi, in Comptes Rendus Acad. Inscrip., 1934, p. 236 (Guigba). - Costantinopoli: J. Ebersolt, Sanctuaires de Byzance, 1921, p. 46. - Leningrado, r. da Sebastopoli: N. Belaev, Seminarium Kondakovianum, 3, 1929, p. 115; M. Rosenberg, op. cit., p. 120. - Siwas: A. M. Schneider, in Byz. Zeitschr., 39, 1939, p. 393. - Deposizioni con reliquie in Grecia e Bisanzio, elenco in: P. Lemerle, Philippes et la Macédonie orientale, Parigi 1945, p. 370, n. 4; K. Bittel, in Arch. Anz., 1939, p. 203, fig. 51-2. - Saonicco, Hag. Demetrius: G. Sotiriou, ῾Η Βασιλικὴ τοῦ ἁγ. Δημητρίου Θεσσαλ., Atene 1952, p. 61, figg. 12-14. - Siria: J. Lassus, Sanctuaires chrétiens de Syrie, Parigi 1947, p. 162; Ch. Diehl, in Syria, VII, 1926, p. 111, tav. 22, i.